Visualizzazione post con etichetta topolino. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta topolino. Mostra tutti i post

giovedì 9 gennaio 2025

Indice delle chiacchierate presenti sul blog (e sul canale YouTube)

Per inaugurare il 2025, anno in cui il blog spegnerà metaforicamente quindici candeline, riporto in maniera ordinata e con i relativi collegamenti l'indice delle chiacchierate svolte nel corso degli anni e che è possibile recuperare sulle pagine di Eco del Mondo e sull'omonimo canale YouTube, suddivise per data di realizzazione.

2010

Michael T. Gilbert

2011

Rob Klein (a cura di Andrea Cara)

2012


2013

Daan Jippes (realizzata per la fanzine Rappet)

2014


2021


2022

Claretta Muci (video) 

2023

Vito Stabile (video) 
Carlo Panaro (video) 
Alex Bertani (video) 
Marco Gervasio (video) 
Roberto Gagnor (video) 
Francesco Vacca (video) 

2024

Sergio Badino (video) 
Massimo Fecchi (video) 

Vi sono poi autori che non ho mai formalmente intervistato, ma con i quali mi è capitato di confrontarmi nel corso delle mie ricerche, così come disegnatori che hanno collaborato con il blog in qualche maniera. Tra questi, ricordo con piacere John Lustig, William Van Horn, Paul Halas, Lucio Leoni, Francisco Rodriguez, Riccardo Pesce, Tim Artz, Diego Bernardo, Federico Butticè, Simona Capovilla, Paolo De Lorenzi e Adrien Miqueu. 

Il presente indice verrà costantemente aggiornato in modo da avere sempre la possibilità di accedere alle varie chiacchierate da un unico luogo di riferimento. Le interviste condotte per altri progetti non saranno incluse, ma mi riservo di dedicare loro uno spazio diverso in futuro.

venerdì 8 novembre 2024

La mia esperienza a Lucca Comics & Games come inviato stampa

Quando ho creato il mio blog, avevo quattordici anni e mezzo e il web era un posto molto diverso da quello che possiamo vedere oggi. Giusto per dare qualche coordinata: i forum andavano ancora di moda, Facebook era il social più diffuso per mettersi in contatto con persone di tutto il mondo, Instagram e TikTok non esistevano, e le cosiddette "storie", ormai presenti su qualsiasi piattaforma, sarebbero state introdotte solamente anni dopo, con l'affermarsi di Snapchat. Da due anni e mezzo, avevo iniziato a seguire le varie pubblicazioni a fumetti disneyane che uscivano in edicola e frequentavo librerie, fumetterie e mercatini vari alla ricerca dei numeri più vecchi delle testate che preferivo. Nel marzo 2008, avevo anche partecipato alla mia primissima fiera di settore, Cartoomics, pagando un biglietto ridotto al prezzo di 4 euro. Erano decisamente altri tempi...


Come titolo per il mio angolino di internet, avevo scelto "Daily War Drum", in onore del quotidiano capitanato da Topolino nella mitica Topolino giornalista (Osborne/Gottfredson, 1935), e, come "logo", avevo preso a prestito la vignetta iniziale di Paperino nella Luna (Barks, 1948), nella quale, esattamente come nella storia a strisce di Topolino di tredici anni prima, Paperino lavorava come strillone. Ero giovane e affatto disilluso e mi piaceva sognare. A un certo punto, ho stampato un foglio su cui figurava il nome del blog accompagnato dall'immagine di Paperino strillone e il mio nome sotto. Armato di forbici, ho ritagliato il foglio affinché ne uscisse un rettangolino dalle dimensioni di un biglietto da visita e poi l'ho inserito in una apposita macchina plastificatrice che avevo comperato al discount e che penso di avere usato tre volte in vita mia. Ecco, ora avevo tra le mie mani un piccolo pezzo di plastica con sopra il mio nome. Mi immaginavo di utilizzarlo come tesserino di riconoscimento, come una sorta di pass. Va da sé, non è mai uscito dalle quattro mura della mia stanza.


Ma tutto questo accadeva più di quattordici anni fa! Nel frattempo, sono cambiate un po' di cose. Sono cresciuto, ho concluso il mio percorso di studi, mi sono disincantato, ma la passione per questi racconti a fumetti non è mai scomparsa, e ritengo che gli articoli pubblicati su l'Eco del Mondo lo possano testimoniare. Ovviamente, anche il mondo esterno a me è cambiato, il web, come si scriveva in apertura, ma anche il settore editoriale di riferimento. Nuovi autori, nuove pubblicazioni, nuovi editori... Ripenso con nostalgia a quel ragazzino che divorava i redazionali dei sommi Boschi e Becattini, studiandoseli fino all'ultima virgola. Le introduzioni alle storie, agli autori, le selezioni che proponevano. Si può dire che mi abbiano formato, almeno inizialmente. Poi, altre letture, altri studiosi e altri saggi hanno arricchito la mia conoscenza e il mio modo di concepire questo ambito. Con Alberto, oggi, siamo amici. Ci incontriamo alle fiere, ci sentiamo telefonicamente, ci scambiamo opinioni... Eppure, dentro di me, so che gli devo tantissimo per avermi introdotto a questo magico mondo, e ancora oggi faccio enorme tesoro di ogni suo racconto e di qualsiasi riga esca dalla sua penna. Ma non vorrei divagare... Il post si intitola "La mia esperienza a Lucca Comics & Games come inviato stampa" e sia mai che venga tacciato di servirmi dell'ignominiosa pratica del clickbait. Lucca Comics & Games, inutile scriverlo, è la manifestazione fumettistica più grande in Italia. Anche se nel tempo si è ibridata (qualcuno direbbe, forse, "annacquata"), integrando altre forme di intrattenimento, è indubbiamente un punto di riferimento forte per il settore. Ci sono gli editori, i lettori, si presentano le novità, si incontrano gli autori... Sono cinque giorni ricchi di eventi e possibilità. È la seconda volta che partecipo a questa fiera, e la prima volta come inviato stampa. Nello specifico, ho avuto la possibilità di recarmici rappresentando Picsou Magazine, un ottimo periodico disneyano francese. In un certo senso, dopo tutti questi anni, il mio sogno giovanile si è realizzato. Finalmente, portavo al collo un pass con sopra il mio nome e, per di più, per una rivista di fumetti Disney. Cosa avrei potuto desiderare di più?


Il sole? Stranamente, c'era anche quello. Così come lo scorso anno, i miei compagni di avventura sono stati il buon Valerio Paccagnella e altri tre utenti de La Tana del Sollazzo. In ogni caso, va tenuto presente che i momenti effettivi di comunione si traducevano fondamentalmente nei saporiti pasti fuori e nelle calorose serate in casa, mentre ognuno disponeva delle giornate liberamente, in base alle proprie preferenze. Per quanto riguarda la sistemazione, siamo stati anche fortunati. Non tanto per il prezzo, quello è alto ovunque durante le giornate della kermesse, ma quantomeno siamo riusciti a trovare un appartamento in pieno centro, a pochissimi minuti dai padiglioni principali. L'assenza del maltempo e dei vari disagi che, invece, avevano dominato la scorsa edizione è stata una bella sorpresa che non si può trascurare nello stilare un bilancio dell'esperienza.

[Fonte: La Tana del Sollazzo]

In ogni caso, il mio giudizio complessivo non può che essere positivo. Nonostante qualche intoppo iniziale, sono riuscito a fare ciò per cui sono andato, e questo non è poco. Tra un impegno e l'altro, ho persino potuto concedermi un po' di sano svago, come un aperitivo assieme al bravo autore Francesco Vacca (che mi ha fatto scoprire il tradizionale "peschino" lucchese) oppure presenziando alle prime cinematografiche di acclamate pellicole internazionali, come The Substance (dir. Coralie Fargeat, 2024) e Un'avventura spaziale — Un film dei Looney Tunes (dir. Peter Browngardt, 2024), conservandone un ricordo più che piacevole. 

[Fonte: pagina Facebook Un'avventura spaziale - Un film dei Looney Tunes]

Purtroppo, però, come già ho riportato nei primi capoversi, l'"età dell'innocenza" è bella che passata e, per quanto si possano amare i personaggi dei propri fumetti preferiti e le avventure che vivono, non si può fare a meno che notare i fili, chi li muove, e ciò può distrarre dalla fruizione delle opere, portandoti a riflettere su altre logiche, andando a inficiare il piacere sotteso a essa e rendendo il tutto un po' meno magico. Sotto questo punto di vista, invidio un po' il giovane Simone in grado di entusiasmarsi e divertirsi senza andare a incastrarsi in meccaniche produttive non necessariamente accattivanti. A ogni modo, non posso fare a meno che ringraziare i miei sodali per la piacevole compagnia e il tempo trascorso insieme e Picsou Magazine per l'opportunità, invitandovi a leggere un mio resoconto ben più "fumettoso" sul prossimo numero della rivista.

mercoledì 24 aprile 2024

Che animale è Archimede Pitagorico?

Onestamente, non avrei mai pensato di arrivare a scrivere un post di questo tipo — e spero che i lettori più esperti non me ne vorranno —, ma la questione potrebbe non essere così banale come sembra. I personaggi di casa Disney, per quanto animaleschi nel loro aspetto, sono paragonabili a esseri umani. Con noi condividono emozioni, sentimenti, pensieri, sogni, aspirazioni, buonsenso... Vivono in città costruite in maniera analoga alle nostre, in abitazioni dotate di tutti i comfort, parlano, lavorano, e così via. Forse, è per questa ragione che, solitamente, si tende a non dare troppo rilievo alla specie animale di appartenenza di un personaggio. Appartenenza che, infatti, si manifesta solamente a un livello superficiale e che non si riflette nei suoi comportamenti e azioni. Come tutti sappiamo, Pippo è assimilabile a un canide, ma non lo vedremo mai scorrazzare nei campi inseguendo una pallina o intento a masticare un osso; Orazio è ispirato a un cavallo, ma sono finiti i tempi in cui fa salire Topolino in groppa, e così via... Le caratterizzazioni più vicine al mondo ferino, che pure sono fondamentali nei primi cortometraggi animati, sono inevitabilmente scomparse con l'avvento dei comic book. Gli abitanti calisotiani sono, a tutti gli effetti, persone. Può ancora succedere che Paperino o Paperone esclamino qualcosa che suoni come "Sbaraquack!", ma si tratta di effetti sonori ormai consolidatisi nell'immaginario comune, più che altro tesi a un fine comico ed esagerato, e alienati da ogni riferimento anatrino.


Data questa premessa, non ha molta importanza a quale animale sia associabile l'inventore paperopolese Archimede Pitagorico, ma è curioso notare alcune incongruenze che riguardano la questione. A pagina 109 di Topolino 3569, pubblicato la scorsa settimana, all'interno della consueta rubrica "Disegna con gli artisti di Topolino", curata dalla redattrice Francesca Agrati, leggiamo: "Sapete che animale è il nostro Archi, vero? Si tratta di un aquilotto". Un'affermazione che mi ha lasciato perplesso, ma neanche troppo. Del resto, la stessa Agrati definiva il nipotino di Archimede, Newton, un "giovane aquilotto" a ottobre dello scorso anno, nel corso di un'intervista con Marco Nucci. E, siccome non c'è due senza tre, a pagina 85 di Topolino 3570, in edicola da oggi, la rubrica per aspiranti artisti incalza: "Ricordate? Archimede è un'aquila". Ma Archimede è veramente un'aquila? La redazione di Topolino pare esserne convinta. Oltre alle testimonianze riportate, vale la pena citare: la scheda della Topopedia sull'inventore (presente sul sito ufficiale di Topolino dal 2013), in cui compare la dicitura "aquila da laboratorio"; la scheda su Mega 609 (2007), dove lo scopriamo avere "fattezze aquiline"; e la risposta alla lettera di una lettrice, stampata su Topolino 2556 (2004), in cui, ancora una volta, lo si descrive senza esitazione "un'aquila". Le giustificazioni addotte nell'angolo della posta sono la sua proverbiale intelligenza e il suo becco giallo. Quindi, la discriminante rivelatrice non sarebbe la forma del becco, come alcuni sostengono, bensì il suo colore...


Di diversa opinione era, però, Carl Barks, che Archimede lo ha ideato e introdotto nel mondo dei Paperi. Difatti, nell'intervista rilasciata a Donald Ault, Thomas Andrae e Stephen Gong il 4 agosto 1975, l'Uomo dei Paperi in persona descrive il genio come "a big awkward looking chicken" ("un grosso pollo dall'aspetto goffo") e "a big tall gawky chicken" ("un grosso pollo alto e goffo"). E non si tratta di una imprecisione momentanea perché, nell'intervista condotta da Sebastien Durand e Didier Ghez a Disneyland Paris il 7 luglio 1994, Barks sentenzia nuovamente: "Gyro is a chicken" ("Archimede è un pollo"). Al momento, mi sfugge l'origine della credenza che lo vuole un rapace e che sta alla base della tradizione redazionale italiana, che sia dovuta a un'associazione mentale con il suo rivale Spennacchiotto (Emil Eagle)? Sta di fatto che la versione barksiana è stata più volte riportata in pubblicazioni nostrane ufficiali. Solamente a titolo esemplificativo, Luca Boschi restituisce il termine "gallinaceo" qui (1994), qui (2005) e qui (2008), mentre Alberto Becattini lo rievoca qui (2014). Curiosamente, già nel saggio Introduzione a Paperino. La fenomenologia sociale nei fumetti di Carl Barks (1974) — di un anno precedente alla prima dichiarazione di Barks in merito —, a cura di Piero Marovelli, Elvio Paolini e Giulio Saccomano, è possibile rinvenire l'espressione "gallinaceo".


Un po' di confusione è, comunque, perdonabile: dopotutto, i Bassotti si riferiscono all'inventore chiamandolo "il papero" in Archimede e lo struzzicano trovarobe (?/Scarpa, 1963), e per ben due volte! E non ho ancora menzionato la singolarissima interpretazione di Don Rosa, che, nel 1994, si chiedeva: "what IS Gyro? I always thought he was a sorta cockatoo-stork judging by his beak, his intelligence and his lankiness" ("che cosa È Archimede? Ho sempre pensato che fosse una sorta di cacatua-cicogna a giudicare dal suo becco, la sua intelligenza e la sua esilità"); per poi stabilire con fermezza, nel 2009: "Gyro Gearloose is obviously a cockatoo" ("Archimede Pitagorico è ovviamente un cacatua"). 


Per rispondere alla domanda iniziale, mi sentirei abbastanza sicuro nell'affermare che Archimede Pitagorico è un gallinaceo, come il suo creatore lo ha inteso. Il dibattito è, tuttavia, aperto da decenni (come si è visto) ed è comprensibile: prendendo a esempio un altro personaggio barksiano che dovrebbe appartenere alla stessa specie, il Rockhead Rooster di Paperina e l'appuntamento a quattro (Gregory?/Barks, 1959), le differenze sono notevoli.


© Disney per le immagini pubblicate.

martedì 8 agosto 2023

La fortuna di Gastone

Gastone Paperone è indubbiamente il papero più fortunato del mondo, ma come mai la Dea Bendata lo corteggia così sfacciatamente? Da cosa deriva la sua buona stella? Lo studioso barksista John Nichols, in un articolo pubblicato nel 1985, suggeriva che la risposta andasse cercata nel ramo paterno della sua famiglia, illustrando come già il nonno di Gastone (Gemstone Gander) fosse stato cacciato dall'Irlanda a causa della sua enorme buona sorte (Gemstone’s the reason Gladstone’s family wound up here. He won the Irish Sweepstakes five times, and finally had to come over here to find a lottery they’d let him enter. Got to the point he wasn’t allowed to buy a ticket for the Irish one”).

Questa teoria non ufficiale trova riscontro in almeno tre storie Disney regolarmente pubblicate: Paperino e il festival dei paperi (?/Strobl, 1955), Le GM e l'aspirante Marmotta (Gregory, 1981) e la striscia giornaliera del 28 ottobre 1992 (Knighton, 1992). Nelle prime due, infatti, veniamo a conoscenza di due nipotini e due cuginette di Gastone estremamente fortunati e, in entrambi i casi, viene riconosciuto che la fortuna scorre nella loro famiglia. Nella striscia del 1992, invece, Gastone ricorda il cugino Badluck Gander, considerato la pecora nera della famiglia poiché ha vinto la lotteria di stato soltanto due volte. Per completezza, si menziona anche il fortunato nipote Gastoncino, da Qui, Quo, Qua e il cugino Gastoncino (Russo/Comicup Studio, 1992).

La fortuna scorre nella famiglia Paperone (Gander)

Quindi, considerate le affermazioni di Gastone e di Qui Quo e Qua, e l'effettiva fortuna dei parenti di Gastone, l'ipotesi proposta da Nichols non risulta tanto campata per aria e, anzi, sembra avere molto senso che — per qualche ragione — i componenti della famiglia Gander conservino questa caratteristica.

Se non fosse che, nel 1998, Don Rosa arriva a dare una propria spiegazione al fenomeno. Nella storia Paperino e lo scalognofugo triplo (Rosa, 1998) — che, tra l'altro, ho analizzato per il volume del Premio Papersera del 2011, dedicato al cartoonist del Kentucky  —, apprendiamo che Gastone eredita la sua fortuna nientemeno che dalla madre, Daphne, a sua volta fortunata a causa di un segno benevolo (lo scalognofugo del titolo) dipinto sul granaio della fattoria di Nonna Papera.

La spiegazione del simbolo

La fortuna ereditata dalla madre

Questa, dunque, la spiegazione ufficiale. Almeno, fino alla settimana scorsa. Infatti, nella nuovissima I cieli di Farmtown (Nucci/Zanchi, 2023), definita da Barbara Garufi il seguito ideale dell'acclamata Gastone e la solitudine del quadrifoglio (Nucci/Zanchi, 2021), l'autore emiliano ci fornisce una nuova versione ancora. 

Secondo Nucci, la fortuna di Gastone non sarebbe una caratteristica della famiglia Gander né proverrebbe dalla madre, ma sarebbe, invece, ereditata da una zia di Gastone (addirittura più fortunata di lui), di nome Olivia Duck. Questo nuovo personaggio, vicino al quale Gastone diventa terribilmente jellato, ha dovuto prendere le distanze dal nipote (e dagli altri componenti della famiglia dei Paperi) quando questi era un giovanotto, stabilendosi su un atollo delle Isole Galapagos.

L'incredibilmente fortunata Olivia Duck

Come ci si poteva attendere, la decisione di andare a modificare un fatto donrosiano così memorabile non è passata inosservata e alcuni lettori più attenti hanno storto il naso. Personalmente, ignorando la motivazione di tale scelta, potrei solo fare congetture. Forse, qualcuno non ha visto di buon occhio una madre che abbandona” il figlio, seppur per il suo bene. Oppure, più semplicemente, si è voluto dare una rinfrescata alla questione, operando una sorta di soft reboot per i lettori della corrente gestione. Inoltre, introdurre un parente indiretto (in questo caso, una zia) è prassi comune nei fumetti Disney e risulta più semplice da gestire, anche in vista di avventure future. 

Zia Olivia nel presente

A ogni modo, il cognome Duck suggerirebbe che si tratti di una zia materna di Gastone, sorella, quindi, di Daphne e Quackmore (il padre di Paperino), ma l'unica sua interazione con Nonna Papera (una vignetta nel secondo episodio) non tradisce il grado di parentela tra le due e, anzi, il comportamento della matriarca della famiglia dei Paperi non sembrerebbe quello di una madre nei confronti della figlia. Un'altra soluzione potrebbe essere considerarla prozia di Gastone, sorella, così, del nonno materno e cognata di Nonna Papera.

[Aggiornamento 16/05/2024]:

Stando all'appuntamento della rubrica "Disegna con gli artisti di Topolino" — curata dalla redattrice Francesca Agrati — pubblicato sul numero 3573 del settimanale, a dispetto del cognome Duck, Olivia sarebbe zia di Gastone dal lato paterno ("Per parte di padre, anche la zia Olivia era nelle grazie della Dea Bendata").

© Disney per le immagini pubblicate.

giovedì 13 gennaio 2022

Una chiacchierata con... Cèsar Ferioli

La nostra ultima chiacchierata risale al 2011, undici anni fa, e si era conclusa con la sua frase “irreparabile tempus fugit”. Vediamo cosa è successo nel frattempo...
 
SC: Simone Cavazzuti
CF: Cèsar Ferioli

SC: È stata per me una piacevole sorpresa trovare il tuo nome all’interno del volume collettivo Mickey All Stars, edito dalla casa editrice francese Glénat. Come è stato realizzare una tavola che si dovesse incastrare narrativamente all’interno del lavoro di altri artisti, ognuno con uno stile personale e differente? Quando hai scritto la tua gag, avevi già modo di sapere come si sarebbe sviluppata la storia o si trattava di un continuo work in progress?
 
CF: A dire il vero, l’incarico era libero. L’unica condizione era che Topolino nella prima vignetta dovesse entrare da una porta, e nell’ultima uscire per un’altra. Quel che succedesse lungo la pagina era affare nostro, e nessuno aveva modo di sapere quale fosse l’autore precedente o quello che veniva dopo (se ben ricordo), in modo che loro, nel montaggio finale, immagino che abbiano deciso l’ordine.

La tavola di Ferioli per il volume francese Mickey All Stars

SC: L’anno scorso [2020], in Francia, è stata ristampata una tua storia che non conoscevo, Twice Upon a Time (Åstrup/Ferioli, 2011) e, leggendola, mi sono davvero commosso per la sua intensità e per la riflessione su quanto un singolo istante possa effettivamente cambiare il corso della vita. Ovviamente, questo tema era già presente nel film a cui la sceneggiatrice della storia si è ispirata (Sliding Doors), ma come ti sei sentito a trasformare quel testo in disegni? Graficamente, le tavole sono suddivise in due parti quasi simmetriche che dimostrano come potrebbero andare le cose in entrambe le direzioni; quanto ti ha messo alla prova a livello creativo/artistico questo tipo di rappresentazione?
 
CF: Era una sceneggiatura di Maya Åstrup, e la ricordo bene per la sua particolarità. Conoscevo anche il film. Ricordo una certa difficoltà nel risolvere gli shot per mostrare le storie parallele, ma in complesso la storia filò liscia. Questo genere di discorsi nuovi nelle sceneggiature è sempre molto interessante. Se i fumetti sono stati sempre una fonte di contenuti per il cinema, è bello che ogni tanto ci restituiscano qualche idea innovativa.
 
Esempio di narrazione parallela in Twice Upon a Time (Åstrup/Ferioli, 2011)

SC: Al di fuori di questa storia in particolare, pensi che Donald e Daisy potrebbero mai sposarsi o preferisci immaginarli nel loro eterno limbo immutabile?
 
CF: Preferisco che il loro rapporto rimanga lo stesso. Spesso tutto crolla quando si cade nella consuetudine familiare: le storie sarebbero diverse e sempre condizionate dal legame. Il fatto che i personaggi tra di loro non abbiano dei legami ben definiti permette una più grande libertà creativa.
 
SC: Da INDUCKS, vedo che stai attualmente lavorando a una storia in cui, stando alla descrizione fornita sul sito, appare il padre di Gastone (!). Se questa informazione fosse corretta, sarebbe un’ottima notizia per chi come me si occupa di genealogia papera, trattandosi di un personaggio che (fuori dall’albero genealogico di Don Rosa) non era mai apparso in storie a fumetti prima d’ora.
 
CF: È vero, e questa storia la sto proprio inchiostrando in questi giorni. La sceneggiatura era schizzata, e ho fatto una ricerca per sapere se questo personaggio esistesse in precedenza, trovando il famoso albero genealogico creato da Don Rosa. Comunque, in questa storia, il padre di Gastone è un militare non troppo orgoglioso di suo figlio. Ho cercato di combinare il disegno di Rosa con l’idea di un sergente un po’ alla “britannica”.

Il severo padre di Gastone raffigurato da Ferioli

SC: Che rapporto hai con il personaggio di Gastone? Ricordo ancora la tua storia realizzata come tributo a Barks e non mi era sembrato troppo simpatico e, nel finale, non si poteva dire che avesse avuto la meglio.
 
CF: La storia del tributo a Barks è stata la mia unica sceneggiatura. Come omaggio mi sono mantenuto stretto al cliché del personaggio, il finale non buono per Gastone è il desiderio che molti di noi hanno sempre avuto.
 
SC: Trovi che in Olanda (e forse in generale nel Nord Europa) ci sia più libertà su certi temi nelle storie a fumetti Disney?
 
CF: Libertà? Non saprei dirti… forse negli ’80, specialmente in Olanda. Adesso siamo tutti sotto controllo della Disney e il politicamente corretto, perciò i criteri, in sostanza, sono più o meno gli stessi dappertutto.

SC: Mi sembra di ricordare un amico di Qui, Quo e Qua sulla sedia a rotelle...
 
CF: Sì, ricordo quel papero in sedia a rotelle. Forse una creazione degli autori olandesi. L’ho disegnato in una sola storia e ho adoperato i modelli di storie precedenti che mi sono state fornite dagli editori.

Un bellissimo Paperino di Ferioli

SC: Al momento su cosa stai lavorando? Ti ho chiesto solamente di progetti Disney, ma hai avuto modo di realizzare qualcosa al difuori di questo universo?
 
CF: Siccome i prezzi non sono variati dal 2007! (anzi in qualche caso pagano anche meno!), sono costretto a lavorare per più editoriali, sempre sul piano dei Main Standard Characters della Disney (Danimarca, Olanda, Italia…), ma sto anche facendo qualche altro personaggio, come Bamse, ogni tanto per l’Egmont svedese.
 
Qualche tempo fa ho iniziato un progetto con Jukka Heiskanen, creando dei personaggi propri per una sua storia che si è concretizzata finalmente in un racconto illustrato, colorato dalla superba Cris Alencar. Comunque, non è ancora stato pubblicato ed è da un po’ che non ne parlo con Jukka.
 
SC: Come i recenti accadimenti mondiali hanno condizionato il tuo lavoro o il tuo modo di rapportarti a esso (se l’hanno fatto)? E a cosa ti piacerebbe dedicarti in futuro?
 
CF: Gli ultimi sono stati degli anni difficili, e ancora non ne vedo la fine: la crisi economica iniziata nel 2008 che ci ha resi “quasi” tutti più poveri (ci sono quei pochi che diventano sempre più ricchi sulle spalle degli altri), la pandemia del Covid-19 e la minaccia climatica che incombe sul pianeta e della quale non saremo capaci di fare un granché per evitarla… 

Sul piano personale si invecchia (un fatto biologico normale), ma non lo si può fare in pace nel vedere come va tutto e come questo ti arriva e ti genera dei grossi problemi e continui motivi per preoccuparti. Avere cura degli anziani 24 ore su 24 (la suocera che vive con noi che ha dei grossi problemi di salute), vedere che i figli lavorano tantissimo e sono mal pagati (l’unica soluzione è andare via dal paese), ecc. Niente che non possa vedere da te stesso nella tua propria realtà, penso…
 
Cèsar Ferioli nel 2009

SC: Quanto tempo, in media, impieghi a lavorare su una tavola nelle varie fasi? (bozze preparatorie, matita, inchiostro…)
 
CF: Questa è forse la domanda che mi è stata posta più volte lungo la mia carriera. Non potrei dirti… molte sono le variabili da considerare: la voglia con cui prendi la storia, il tuo “momentum” personale, la difficoltà della sceneggiatura e la quantità di personaggi o cose che vi appaiono, il fatto che sia l’inizio della storia o la fine (quando ormai tutto quanto è in testa)… Prima controllavo di più, adesso vado avanti quando “si puote, ciò che si vuole…”
 
SC: Quale è il tuo approccio quando ricevi una nuova sceneggiatura? come inizi a pensare alla resa grafica?
 
CF: Leggerla, innanzitutto. E visualizzarla. Se ambedue le azioni sono concordanti nel tempo, vuol dire che la sceneggiatura è buona e ben spiegata. Se non riesco a visualizzarla in modo immediato, so che avrò dei problemi.
 
Molti anni fa mi servivo di libri per cercare gli oggetti o certi personaggi da disegnare. Adesso, con la ricerca delle immagini sul Mac, si fa tutto. Però i vecchi libri ancora non mi decido a buttarli via… non li adopero, ma non mi piace distruggere i libri. Forse finirò per farlo, so quanto duro sia ereditare delle case piene zeppe di roba inutile… non si finisce di svuotarle mai.
 
SC: C’è qualche storia che ancora, a distanza di anni, ricordi a causa di qualche particolare nel corso della sua lavorazione?
 
CF: Molte. Quelle più popolari come la saga di Mythos Island o quella di Shambor, ma anche, come dici, storie che hanno segnato qualcosa sul mio percorso professionale o fatti accaduti nella mia vita personale. Anche se è un fatto che si è mitigato lungo gli anni, è un po’ come se adesso fossi in grado di dissociare meglio quel che disegno e quello che mi capita lungo la vita. Comunque, ancora me ne ricordo, ogni tanto… come la storia che dovetti interrompere più di un mese mentre ero ricoverato all’ospedale per il Covid-19 e quanto mi costò essere in grado di ricuperare la capacità di lavorare.

Topolino e Paperino in Mythos Island

© Disney per le immagini pubblicate.