giovedì 13 gennaio 2022

Una chiacchierata con... Cèsar Ferioli

La nostra ultima chiacchierata risale al 2011, undici anni fa, e si era conclusa con la sua frase “irreparabile tempus fugit”. Vediamo cosa è successo nel frattempo...
 
SC: Simone Cavazzuti
CF: Cèsar Ferioli

SC: È stata per me una piacevole sorpresa trovare il tuo nome all’interno del volume collettivo Mickey All Stars, edito dalla casa editrice francese Glénat. Come è stato realizzare una tavola che si dovesse incastrare narrativamente all’interno del lavoro di altri artisti, ognuno con uno stile personale e differente? Quando hai scritto la tua gag, avevi già modo di sapere come si sarebbe sviluppata la storia o si trattava di un continuo work in progress?
 
CF: A dire il vero, l’incarico era libero. L’unica condizione era che Topolino nella prima vignetta dovesse entrare da una porta, e nell’ultima uscire per un’altra. Quel che succedesse lungo la pagina era affare nostro, e nessuno aveva modo di sapere quale fosse l’autore precedente o quello che veniva dopo (se ben ricordo), in modo che loro, nel montaggio finale, immagino che abbiano deciso l’ordine.

La tavola di Ferioli per il volume francese Mickey All Stars

SC: L’anno scorso [2020], in Francia, è stata ristampata una tua storia che non conoscevo, Twice Upon a Time (Åstrup/Ferioli, 2011) e, leggendola, mi sono davvero commosso per la sua intensità e per la riflessione su quanto un singolo istante possa effettivamente cambiare il corso della vita. Ovviamente, questo tema era già presente nel film a cui la sceneggiatrice della storia si è ispirata (Sliding Doors), ma come ti sei sentito a trasformare quel testo in disegni? Graficamente, le tavole sono suddivise in due parti quasi simmetriche che dimostrano come potrebbero andare le cose in entrambe le direzioni; quanto ti ha messo alla prova a livello creativo/artistico questo tipo di rappresentazione?
 
CF: Era una sceneggiatura di Maya Åstrup, e la ricordo bene per la sua particolarità. Conoscevo anche il film. Ricordo una certa difficoltà nel risolvere gli shot per mostrare le storie parallele, ma in complesso la storia filò liscia. Questo genere di discorsi nuovi nelle sceneggiature è sempre molto interessante. Se i fumetti sono stati sempre una fonte di contenuti per il cinema, è bello che ogni tanto ci restituiscano qualche idea innovativa.
 
Esempio di narrazione parallela in Twice Upon a Time (Åstrup/Ferioli, 2011)

SC: Al di fuori di questa storia in particolare, pensi che Donald e Daisy potrebbero mai sposarsi o preferisci immaginarli nel loro eterno limbo immutabile?
 
CF: Preferisco che il loro rapporto rimanga lo stesso. Spesso tutto crolla quando si cade nella consuetudine familiare: le storie sarebbero diverse e sempre condizionate dal legame. Il fatto che i personaggi tra di loro non abbiano dei legami ben definiti permette una più grande libertà creativa.
 
SC: Da INDUCKS, vedo che stai attualmente lavorando a una storia in cui, stando alla descrizione fornita sul sito, appare il padre di Gastone (!). Se questa informazione fosse corretta, sarebbe un’ottima notizia per chi come me si occupa di genealogia papera, trattandosi di un personaggio che (fuori dall’albero genealogico di Don Rosa) non era mai apparso in storie a fumetti prima d’ora.
 
CF: È vero, e questa storia la sto proprio inchiostrando in questi giorni. La sceneggiatura era schizzata, e ho fatto una ricerca per sapere se questo personaggio esistesse in precedenza, trovando il famoso albero genealogico creato da Don Rosa. Comunque, in questa storia, il padre di Gastone è un militare non troppo orgoglioso di suo figlio. Ho cercato di combinare il disegno di Rosa con l’idea di un sergente un po’ alla “britannica”.

Il severo padre di Gastone raffigurato da Ferioli

SC: Che rapporto hai con il personaggio di Gastone? Ricordo ancora la tua storia realizzata come tributo a Barks e non mi era sembrato troppo simpatico e, nel finale, non si poteva dire che avesse avuto la meglio.
 
CF: La storia del tributo a Barks è stata la mia unica sceneggiatura. Come omaggio mi sono mantenuto stretto al cliché del personaggio, il finale non buono per Gastone è il desiderio che molti di noi hanno sempre avuto.
 
SC: Trovi che in Olanda (e forse in generale nel Nord Europa) ci sia più libertà su certi temi nelle storie a fumetti Disney?
 
CF: Libertà? Non saprei dirti… forse negli ’80, specialmente in Olanda. Adesso siamo tutti sotto controllo della Disney e il politicamente corretto, perciò i criteri, in sostanza, sono più o meno gli stessi dappertutto.

SC: Mi sembra di ricordare un amico di Qui, Quo e Qua sulla sedia a rotelle...
 
CF: Sì, ricordo quel papero in sedia a rotelle. Forse una creazione degli autori olandesi. L’ho disegnato in una sola storia e ho adoperato i modelli di storie precedenti che mi sono state fornite dagli editori.

Un bellissimo Paperino di Ferioli

SC: Al momento su cosa stai lavorando? Ti ho chiesto solamente di progetti Disney, ma hai avuto modo di realizzare qualcosa al difuori di questo universo?
 
CF: Siccome i prezzi non sono variati dal 2007! (anzi in qualche caso pagano anche meno!), sono costretto a lavorare per più editoriali, sempre sul piano dei Main Standard Characters della Disney (Danimarca, Olanda, Italia…), ma sto anche facendo qualche altro personaggio, come Bamse, ogni tanto per l’Egmont svedese.
 
Qualche tempo fa ho iniziato un progetto con Jukka Heiskanen, creando dei personaggi propri per una sua storia che si è concretizzata finalmente in un racconto illustrato, colorato dalla superba Cris Alencar. Comunque, non è ancora stato pubblicato ed è da un po’ che non ne parlo con Jukka.
 
SC: Come i recenti accadimenti mondiali hanno condizionato il tuo lavoro o il tuo modo di rapportarti a esso (se l’hanno fatto)? E a cosa ti piacerebbe dedicarti in futuro?
 
CF: Gli ultimi sono stati degli anni difficili, e ancora non ne vedo la fine: la crisi economica iniziata nel 2008 che ci ha resi “quasi” tutti più poveri (ci sono quei pochi che diventano sempre più ricchi sulle spalle degli altri), la pandemia del Covid-19 e la minaccia climatica che incombe sul pianeta e della quale non saremo capaci di fare un granché per evitarla… 

Sul piano personale si invecchia (un fatto biologico normale), ma non lo si può fare in pace nel vedere come va tutto e come questo ti arriva e ti genera dei grossi problemi e continui motivi per preoccuparti. Avere cura degli anziani 24 ore su 24 (la suocera che vive con noi che ha dei grossi problemi di salute), vedere che i figli lavorano tantissimo e sono mal pagati (l’unica soluzione è andare via dal paese), ecc. Niente che non possa vedere da te stesso nella tua propria realtà, penso…
 
Cèsar Ferioli nel 2009

SC: Quanto tempo, in media, impieghi a lavorare su una tavola nelle varie fasi? (bozze preparatorie, matita, inchiostro…)
 
CF: Questa è forse la domanda che mi è stata posta più volte lungo la mia carriera. Non potrei dirti… molte sono le variabili da considerare: la voglia con cui prendi la storia, il tuo “momentum” personale, la difficoltà della sceneggiatura e la quantità di personaggi o cose che vi appaiono, il fatto che sia l’inizio della storia o la fine (quando ormai tutto quanto è in testa)… Prima controllavo di più, adesso vado avanti quando “si puote, ciò che si vuole…”
 
SC: Quale è il tuo approccio quando ricevi una nuova sceneggiatura? come inizi a pensare alla resa grafica?
 
CF: Leggerla, innanzitutto. E visualizzarla. Se ambedue le azioni sono concordanti nel tempo, vuol dire che la sceneggiatura è buona e ben spiegata. Se non riesco a visualizzarla in modo immediato, so che avrò dei problemi.
 
Molti anni fa mi servivo di libri per cercare gli oggetti o certi personaggi da disegnare. Adesso, con la ricerca delle immagini sul Mac, si fa tutto. Però i vecchi libri ancora non mi decido a buttarli via… non li adopero, ma non mi piace distruggere i libri. Forse finirò per farlo, so quanto duro sia ereditare delle case piene zeppe di roba inutile… non si finisce di svuotarle mai.
 
SC: C’è qualche storia che ancora, a distanza di anni, ricordi a causa di qualche particolare nel corso della sua lavorazione?
 
CF: Molte. Quelle più popolari come la saga di Mythos Island o quella di Shambor, ma anche, come dici, storie che hanno segnato qualcosa sul mio percorso professionale o fatti accaduti nella mia vita personale. Anche se è un fatto che si è mitigato lungo gli anni, è un po’ come se adesso fossi in grado di dissociare meglio quel che disegno e quello che mi capita lungo la vita. Comunque, ancora me ne ricordo, ogni tanto… come la storia che dovetti interrompere più di un mese mentre ero ricoverato all’ospedale per il Covid-19 e quanto mi costò essere in grado di ricuperare la capacità di lavorare.

Topolino e Paperino in Mythos Island

© Disney per le immagini pubblicate.

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