mercoledì 22 febbraio 2023

La fabbrica di margarina

“È invalso l'uso di considerare Paperino un fannullone”, scrivevano Marovelli, Paolini e Saccomano nel loro saggio Introduzione a Paperino. La fenomenologia sociale dei fumetti di Carl Barks (1974), “dall'esame delle storie di Barks risulta che egli ha fatto 110 mestieri diversi e ha avuto una trentina di hobbies” (corsivo presente nel testo originale). D'altronde, l'eccellenza di Donald in vari lavori viene analizzata a fondo da Lonnie McAllister in The Brittle Mastery of Donald Duck”, un lungo articolo di 12 pagine pubblicato sul numero doppio 25-26 della fanzine statunitense The Barks Collector nel 1983 e di cui forse parlerò in futuro.

Ciò che mi interessa riportare oggi è un mestiere in particolare, tra i tanti intrapresi (con più o meno successo) dal nostro papero preferito, che ogni tanto viene riproposto nelle storie di produzione danese: il suo impiego presso la fabbrica di margarina di Paperopoli. All'interno della guida ufficiale distribuita dall'editrice Gutenberghus ai suoi autori dal 1978, si legge:

Il normale stato sociale di Paperino è quello di disoccupato. Quando lavora ha quattro alternative:
 
1) Come assistente sottopagato di Zio Paperone.

2) Come impiegato in una azienda o negozio in cui è sempre perseguitato dalla sfortuna.

3) Come proprietario di una attività, nel ruolo di esperto. Svolge impieghi nel modo più soddisfacente fino a quando non gli viene assegnato il compito più importante, che fallirà catastroficamente.

4) Come impiegato alla fabbrica di margarina di Paperopoli. Questo collocamento serve solo come “scusa” per lasciare Paperino partire per una vacanza di cui ha un disperato bisogno a causa del noioso lavoro di routine alla fabbrica.
 
Dunque, questo ruolo è istituzionalizzato almeno dal 1978, viene menzionato in Per un pugno di diamanti (Lilley/Vicar, 1982), ha una parte di rilievo in Paperino e la vocazione (Angus/Branca, 1987) ed è presente in decine di storie che arrivano fino ai giorni nostri, la più recente delle quali è forse Days at the Margarine Factory (Seppälä/Fernández Martinez, 2019), essendo canonico anche nelle storie danesi di Paperinik, come Paperinik e l'eredità (Pihl/Smet, 2005). La domanda a cui voglio rispondere è: quale è l'origine di questo impiego incredibilmente stabile?

La spiegazione mi viene fornita dall'editor e storico del fumetto David Gerstein. Cito testualmente:

La decisione di avere la fabbrica di margarina come luogo di lavoro ricorrente per Paperino è stata fatta dagli editor Egmont Lars Bergström e Stefan Printz-Påhlson intorno al 1980. Era un tentativo di essere fedeli a Barks, perché [...] sia Bergström e Printz-Påhlson sono cresciuti con la versione svedese di Paperino e il fischiofono [Barks, 1953], che aveva tradotto la fabbrica di olio di puzzola come fabbrica di margarina. Nessun editor Egmont aveva accesso a una edizione inglese all'epoca — la Carl Barks Library sarebbe arrivata un paio di anni dopo —, ma, siccome gli impiegati Egmont danesi e tedeschi ricordavano con affetto la fabbrica di margarina dalle traduzioni locali, tutti presupponevano che dovesse provenire dall'originale di Barks (ma in realtà non era così; nel 1955, la Danimarca aveva fatto la modifica e altri paesi l'avevano copiata).
 
Questa dunque la motivazione della presenza abituale della fabbrica nelle storie danesi e nella citata guida di fine anni Settanta.

Galeotta fu la traduzione!

© Disney per l'immagine pubblicata.

sabato 11 febbraio 2023

Scrooge's Quest

Oggi vorrei parlare di una storia in sette parti scritta dall'autore veterano DC Marv Wolfman e pubblicata sui primi sette numeri del mensile statunitense DuckTales nel 1990. La trama generale non è particolarmente complicata: Amelia rapisce Gaia per chiedere a Paperone la sua Numero Uno come riscatto, il miliardario accetta, consegnando la sua monetina, ma la fattucchiera non mantiene il patto e conserva sia la bambina sia il decino. Nel corso di questi racconti, la famiglia dei Paperi cercherà di recuperare entrambi, dovendo affrontare diverse minacce, oltre ad Amelia, i Bassotti e Cuordipietra Famedoro.

Lungi da me voler commentare ogni singola vignetta e recensire queste avventure trentenni (non l'ho mai fatto e non comincerò ora), intendo invece riportare alcuni dettagli che ho molto gradito e che bene si inseriscono in un eventuale contesto di continuity.

Partendo con una piccola curiosità, nel primo capitolo, The Ice Demon (Wolfman/Quartieri, Bat, 1990), Paperone afferma di avere comprato la sua tuba “trent'anni fa” per la somma di 37 centesimi.


Nel terzo capitolo, The Fall of New Atlantis! (Wolfman/Quartieri, 1990), assistiamo poi al primo incontro tra Amelia e Cuordipietra.


Inoltre, nella stessa storia, compare Savin Cash, il banchiere di Paperone, che ha le fattezze di Carl Barks. A rimarcare il riferimento al creatore di Scrooge, nonché ispiratore della serie stessa DuckTales, Famedoro menziona l'allevamento di polli di Cash/Barks a San Jacinto.


Sul numero 5 del mensile, viene dunque pubblicata una lettera dello stesso Barks, che ringrazia per la propria caricatura e si complimenta per le storie.


Rimanendo sul quinto numero, trovo che nel capitolo pubblicato al suo interno, Down, but Not Out, in Duckburg (Wolfman/Quartieri, Uzal, 1990), sia possibile ritrovare diversi particolari interessanti. Innanzitutto, scopriamo che Paperone possiede la più grande fabbrica di graffette del mondo, situata “da qualche parte vicino a Paperopoli”. In realtà, questa fabbrica è una copertura per un sotterraneo segreto in cui Paperone custodisce laboratori di sperimentazione per le proprie industrie, cimeli di avventure passate e un caveau pieno di gemme. È qui che facciamo la conoscenza di Gabby McDrake, un vecchio papero brontolone, guida di Scrooge ai tempi del Klondike, che vorrebbe vivere nel passato e rifiuta ogni tipo di innovazione. A proposito del Klondike, Gabby ricorda come si fosse preso cura del giovane miliardario febbricitante (per ben 37 giorni!) assieme a una certa Tess Gander (parente di Gastone?).


La sala dei cimeli, che Joe Torcivia paragona alla Fortezza della Solitudine di Superman, è ricca di citazioni alle opere di Barks: le percussioni del villaggio di Cura De Coco da Paperino e gli indiani Paperuti (Barks, 1962), il vello d'oro da Paperino e il vello d'oro (Barks, 1955), la canoa d'oro da Paperon de' Paperoni e la barca d'oro (Barks, 1961), le armature-robot dei Bassotti da Paperino e i “buoni compagni” (Barks, 1953) e gli uccelli urlatori da Paperon de' Paperoni e la cassaforte di cristallo (Barks, 1962).




Inoltre, è curioso notare come, secondo questa storia, la madre di Cuordipietra sia ancora in vita e come il figlio non sembri essere a lei particolarmente legato, come invece traspare da Zio Paperone e il campionato di quattrini (Barks, 1959) e Cuordipietra e l'eredità dei Famedoro (Jensen/Rota, 2015).


Nel sesto capitolo, Witch Way Did She Go? (Wolfman/Quartieri, Valenti, 1990), i Paperi si recano in Indiastan per incontrare Ali Blabber (“blabber” significa “blaterare”, ma anche “chiacchierone”), “il più saggio di tutti i saggi”, e i nipotini si dimostrano subito scettici a riguardo poiché non ne trovano riferimento all'interno del loro Manuale.


La cosa che mi ha divertito di più a proposito di questo personaggio è che, nonostante viva in una caverna difficilmente accessibile e apparentemente in ascesi, mantiene questa estetica solo per tradizione. Da tempo, ha infatti aggiornato gli affari di famiglia, utilizzando una sofisticata tecnologia.


Stranamente, Amelia non sa che farsene della Numero Uno, che tutti (compreso Paperone) continuano a chiamare “lucky dime” (decino fortunato). A tal proposito, il papero più ricco del mondo sostiene che il decino possa portare fortuna solo a lui perché l'ha “guadagnato [...] attraverso il suo duro lavoro.


Infine, nell'ultimo capitolo, All That Glitters is Not Glomgold (Wolfman/Quartieri, Bat, Valenti, 1990), Paperone deve vedersela con uno spietato Cuordipietra che ora possiede tutta Paperopoli, rinominata per l'occasione Famedoropoli (Glomgoldburg). Qui, Scrooge fa atterrare Jet in un parco chiamato Barks Park, ennesima citazione all'Uomo dei Paperi.


Tirando le somme: ho apprezzato questa lunga saga (182 tavole in totale), capitolo più capitolo meno. Ho trovato i disegni molto validi, mi sono piaciuti i vari riferimenti e i dettagli che ho riportato in questo post e ritengo che sia un peccato che non sia mai stata pubblicata in Italia. Per ovvie ragioni, non mi sono addentrato nello specifico dei singoli intrecci della storia, che nel complesso valuto piuttosto positivamente.

I crediti dei capitoli, a volte discordanti con quanto riportato su INDUCKS, sono ricavati dalle pubblicazioni originali.

© Disney per le immagini pubblicate.