“È invalso l'uso di considerare
Paperino un fannullone”, scrivevano Marovelli, Paolini e Saccomano
nel loro saggio Introduzione a Paperino. La fenomenologia sociale
dei fumetti di Carl Barks (1974), “dall'esame delle storie di
Barks risulta che egli ha fatto 110 mestieri diversi e ha avuto una
trentina di hobbies” (corsivo presente nel testo originale). D'altronde, l'eccellenza di Donald in vari lavori viene analizzata a fondo da Lonnie McAllister in “The
Brittle Mastery of Donald Duck”, un lungo articolo di 12 pagine pubblicato sul numero doppio 25-26 della fanzine statunitense The Barks Collector nel 1983 e di cui forse parlerò in futuro.
Ciò che mi interessa riportare oggi è un mestiere in particolare, tra i tanti intrapresi (con più o meno successo) dal nostro papero preferito, che ogni tanto viene riproposto nelle storie di produzione danese: il suo impiego presso la fabbrica di margarina di Paperopoli. All'interno della guida ufficiale distribuita dall'editrice Gutenberghus ai suoi autori dal 1978, si legge:
Il normale stato sociale di Paperino è quello di disoccupato. Quando lavora ha quattro alternative:
1) Come assistente sottopagato di Zio Paperone.
2) Come impiegato in una azienda o negozio in cui è sempre perseguitato dalla sfortuna.
3) Come proprietario di una attività, nel ruolo di esperto. Svolge impieghi nel modo più soddisfacente fino a quando non gli viene assegnato il compito più importante, che fallirà catastroficamente.
4) Come impiegato alla fabbrica di margarina di Paperopoli. Questo collocamento serve solo come “scusa” per lasciare Paperino partire per una vacanza di cui ha un disperato bisogno a causa del noioso lavoro di routine alla fabbrica.
Dunque, questo ruolo è istituzionalizzato almeno dal 1978, viene menzionato in Per un pugno di diamanti (Lilley/Vicar, 1982), ha una parte di rilievo in Paperino e la vocazione (Angus/Branca, 1987) ed è presente in decine di storie che arrivano fino ai giorni nostri, la più recente delle quali è forse Days at the Margarine Factory (Seppälä/Fernández Martinez, 2019), essendo canonico anche nelle storie danesi di Paperinik, come Paperinik e l'eredità (Pihl/Smet, 2005). La domanda a cui voglio rispondere è: quale è l'origine di questo impiego incredibilmente stabile?
La spiegazione mi viene fornita dall'editor e storico del fumetto David Gerstein. Cito testualmente:
La decisione di avere la fabbrica di margarina come luogo di lavoro ricorrente per Paperino è stata fatta dagli editor Egmont Lars Bergström e Stefan Printz-Påhlson intorno al 1980. Era un tentativo di essere fedeli a Barks, perché [...] sia Bergström e Printz-Påhlson sono cresciuti con la versione svedese di Paperino e il fischiofono [Barks, 1953], che aveva tradotto la fabbrica di olio di puzzola come fabbrica di margarina. Nessun editor Egmont aveva accesso a una edizione inglese all'epoca — la Carl Barks Library sarebbe arrivata un paio di anni dopo —, ma, siccome gli impiegati Egmont danesi e tedeschi ricordavano con affetto la fabbrica di margarina dalle traduzioni locali, tutti presupponevano che dovesse provenire dall'originale di Barks (ma in realtà non era così; nel 1955, la Danimarca aveva fatto la modifica e altri paesi l'avevano copiata).
Questa dunque la motivazione della presenza abituale della fabbrica nelle storie danesi e nella citata guida di fine anni Settanta.
Galeotta fu la traduzione! |
© Disney per l'immagine pubblicata.
In Finnish version Donald was NOT working in margarine factory. He was an "apprentice's temp (fill-in) in brewery". How about that? :D
RispondiEliminaWell, that is interesting. It is always nice to see the many differences in translations and adaptations.
EliminaNon conoscevo questa parte della storia di Paperino, davvero molto interessante vedere come a seconda del paese cambi anche la caratterizzazione del personaggio!
RispondiElimina