Torno a scrivere di Topolino (il settimanale, non il personaggio) in occasione della pubblicazione di una nuova e bella storia: Il Corsaro (Stabile/Ferracina, 2024). L'insolito protagonista di questo racconto è Malcolm de' Paperoni. Per chi avesse bisogno di una rinfrescata: questo personaggio esordisce in Paperino e il tesoro della regina (Barks, 1956), in cui lo scopriamo essere stato nientemeno che Zio Paperone in una vita precedente. Ebbene, Matey McDuck, questo il nome suggerito dall'Uomo dei Paperi, era un luogotenente della marina britannica sulla nave da guerra Falcone Reale (Falcon Rover), capitanata da John Sparviero (Loyal Hawk). Purtroppo, a quanto risulta dai documenti, il Falcone Reale è stato affondato, con tutto il suo equipaggio, dai galeoni spagnoli, in data 9 dicembre 1564. Il nome di battesimo, Malcolm, è stato aggiunto in seguito da Don Rosa, che lo mostra anche in Il nuovo proprietario del castello de' Paperoni (Rosa, 1993), quinto capitolo della sua Saga, all'interno del tribunale dei de' Paperoni
Il luogotenente de' Paperoni e Paperinocchio Codacorta |
Sarà Vito Stabile a resuscitare (quasi letteralmente!) Malcolm in occasione del settantesimo anniversario della prima apparizione di Zio Paperone, in Zio Paperone e la corona dei desideri (Stabile/Perina, 2017). E, ora, a distanza di sei anni e poco più, il marinaio britannico torna sulle pagine del settimanale, in una storia che ne esplora le origini, mostrandolo ancora ragazzo, nella contea di Featherton, Inghilterra. Per l'occasione, ho deciso di presentare questo lavoro attraverso un botta e risposta con il suo autore.
SC: Simone Cavazzuti
VS: Vito Stabile
SC: La premessa de Il Corsaro (ragazzo che si allontana dai genitori e dall'attività di famiglia per seguire la ricerca della propria passione e di sé stesso) potrebbe richiamare alla mente l'incipit della saga del giovane Cornelius, narrata da Alessandro Sisti. Anche se, a ben vedere, il conflitto generazionale è presente nei fumetti Disney fin dai suoi albori, basti pensare alle storie di Barks degli anni '40 (in cui Paperino aveva spesso di che discutere con i nipotini) o anche, più in generale, al rapporto tra Paperino e suo zio Paperone. Quale pensi sia la chiave per inserire questo tropo in modo da valorizzare l'idea di base, senza banalizzare il racconto o farlo risultare qualcosa di già visto?
VS: Premesso che la
sceneggiatura è stata consegnata prima che uscisse il primo episodio
di Cornelius, e che quindi alcuni collegamenti sono solo casuali,
come tu dici, si tratta di tematiche classiche presenti in centinaia
di racconti di formazione che vogliono mostrare proprio dei
personaggi giovani alle prese con il desiderio di emancipazione e
rivalsa. Nel mio caso, ho pensato che il conflitto genitori-figli
fosse un tema generalmente poco presente nel fumetto Disney (dove
abbondano parenti “meno stretti”, come zii e cugini), e legarlo a
un componente del Clan de' Paperoni mi è parsa fin da subito un'idea
stimolante. Non so se sono riuscito a renderlo originale o meno, quel
che ti posso dire in maniera più oggettiva è che si tratta di
qualcosa che non leggiamo tutte le settimane su Topolino... ed è già
un buon punto di partenza, secondo me!
I genitori di Malcolm non condividono la sua visione |
SC: Nella storia, sono presenti vignette, sequenze e tavole in cui il dialogo è assente o, comunque, molto rarefatto (esempi alle pagine 11, 16, 22, 27, 29-30, 34, 44, 50, 62). Si tratta di attimi che, grazie agli ottimi disegni (di Mario Ferracina) e colori (di Emanuele Virzì), riescono a trasmettere emozioni e sensazioni vivide al lettore, senza il bisogno di parole. La regia si fa più intimista, riflessiva, e rimanda a un certo tipo di esperienza riscontrabile in prodotti audiovisivi, quali film e serie tv. Quanto pensi sia importante aggiornare il linguaggio del fumetto integrandolo con grammatiche proprie di altri media? Ritieni che esista un limite a questo tipo di sperimentazione o ti auspichi che gli autori contemporanei lascino andare certi “freni” conservatori?
VS: Per questa storia
ho ritenuto fosse necessario, per certi versi doveroso, adottare una
struttura di questo tipo. Non ritengo che tavole mute ed espedienti
simili si adattino a ogni tipo di racconto e penso sia comunque
giusto non abusarne in linea generale, ma ci sono occasioni — come
nelle vicende de Il Corsaro — dove la narrazione preferisco avvenga
in maniera più rilassata e intimista, nelle quali si ha modo di
prendere fiato per dare spazio a suggestioni ed emozioni. Anche
questo vuol dire raccontare per immagini, dopotutto.
Va anche detto che
io penso che il fumetto non debba mai fossilizzarsi troppo, e che
basta aprire un manga qualsiasi fra i più letti per trovare gabbie
inusuali, regie dinamiche, vignette d'effetto a tutta pagina. Trovo
giusto che un lettore odierno apra Topolino e non debba imbattersi
sempre e solo nella gabbia a sei vignette con due balloon a vignetta,
perché bisogna ricordarsi che quello che per uno sceneggiatore può
essere “corretto”, per un lettore può voler dire solo banale e
noioso. Per certi versi, vado molto fiero della splash page (disegnata
splendidamente da Mario) con Malcolm che corre entusiasta verso la
libertà dopo aver preso la decisione di mollarsi tutto alle spalle:
per me la scena non avrebbe mai funzionato allo stesso modo, se
raccontata in maniera convenzionale.
Le parole non sono necessarie |
SC: A pagina 15, il giovane Malcolm, osservato dai ritratti degli antenati, dichiara di sentirsi fuori posto e si sente la vergogna della famiglia: “Un de' Paperoni a cui non interessa il profitto! Dove si è mai visto?” Ti ritrovi nelle sue parole pessimiste e sconfortate? Credi che esistano delle qualità proprie insite nella natura dei de' Paperoni o si tratta, piuttosto, di caratteristiche incidentali che trascendono dall'esperienza individuale di ogni soggetto?
VS: Non penso che
esistano persone “fatte in un certo modo”, e i McDuck non fanno
eccezione. Però esistono le aspettative, il senso di appartenenza,
“l'onore” di portare un certo nome e quando ti chiami de'
Paperoni non puoi proprio far finta di nulla. Malcolm sente il peso
di questo nome e lo vediamo come personaggio in conflitto: da un lato
il dispiacere di non essere visto come un membro onorevole del Clan,
dall'altro il desiderio di infischiarsene di tutto questo e seguire i
propri obiettivi. Alla fine della storia, volevo evidenziare proprio
questo aspetto: lui si vede come grande corsaro, che è il suo sogno,
ma pensa che un giorno sarà l'orgoglio dei de' Paperoni, per
sottolineare ancora quel desiderio di approvazione genitoriale che
non l'ha abbandonato.
I turbamenti esistenziali non hanno epoca |
SC: I comprimari di Malcolm mi paiono originali e promettenti: Elaine Vanderbeak — cartografa di bordo —, Basilio Cinnamon (un orso!) — cuoco —, Sawyer Scuttle — timoniere —, Henry Greenbottle — capitano — e, infine, l'enigmatico Joe Smith. Quali sono le influenze che ti hanno ispirato i loro caratteri e nomi?
VS: Un po' di tutto.
Per i collegamenti più diretti: Elaine è un chiaro omaggio fin dal
nome a Elaine Marley di Monkey Island, mentre Sawyer viene dal mio
personaggio del cuore di LOST (la mia serie d'avventura preferita).
Non c'è stato ancora modo di approfondire i personaggi dal punto di
vista caratteriale, ma posso dire che nessuno di loro è stato
pensato a caso. Ne approfitto per ringraziare anche pubblicamente
Mario Ferracina per la splendida caratterizzazione visiva della ciurma. Il
mio preferito è l'orso Basilio, che ricorda celebri icone come Baloo
e Little John. Graficamente, un vero personaggio Disney.
Il misterioso Joe Smith |
SC: Idealmente, quanto/fino-a-che-periodo ti piacerebbe raccontare di questi personaggi?
VS: Il Corsaro è
un racconto di formazione, quindi mi piacerebbe seguire Malcolm per
tutto il suo percorso di crescita, fino all'epoca elisabettiana
mostrataci in Paperino e il tesoro della regina di Carl Barks.
Mi stimola l'idea di vedere cosa lo porterà a diventare un vero
Paperone del Cinquecento, perché ho idea che non si tratterà di
un cammino facile e senza inciampi. Vedremo!
SC: Si tratta di un'operazione isolata o ti interesserebbe ripercorrere le gesta di altri personaggi “dimenticati” o poco esplorati?
VS: Non saprei, di
certo ritengo che bisognerebbe esserci un'idea valida da giustificare
l'operazione. In questo caso, parliamo dell'avo dei Paperi più
interessante (a mio parere), proprio per via del suo legame
strettissimo con Paperone, ma certamente non ho il feticcio dei
personaggi poco esplorati “perché sì”. Se ci riproverò, sarà
soltanto perché avrò trovato un'idea davvero intrigante da cucire
attorno al personaggio.
Il riflesso rivelatore |
SC: E, infine, per i lettori appassionati di genealogia papera: come si chiamano i genitori di Malcolm?
VS: Mamma e Papà. Per
me era fondamentale identificarli in questa storia esclusivamente
come figure genitoriali con le quali il protagonista è in contrasto.
Sono genitori severi e poco comprensivi, per certi versi “distanti”,
e Malcolm li vede soltanto in questo modo. E così il lettore. Se e
quando ci saranno le circostanze per approfondire il loro punto di
vista, magari conosceremo anche i loro nomi.
© Disney per le immagini pubblicate.
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