mercoledì 14 febbraio 2024

Amelia made in USA (parte prima)

Quest'oggi, sulla scia di quanto scritto qualche mese fa da Giuseppe Benincasa sulla caratterizzazione di Amelia nelle sue prime apparizioni italiane, mi andrò a occupare delle storie realizzate negli Stati Uniti per la Western, la licenziataria dei fumetti Disney negli States fino al 1984. Future analisi saranno dedicate all'Amelia presente negli albi degli editori americani successivi (Gladstone e Disney) e nelle storie prodotte dallo Studio Disney di George Sherman e Tom Goldberg. 

Pur essendo più che sicuro che tutti qui conosciamo le origini editoriali della fattucchiera che ammalia, trovo impensabile scrivere a proposito delle sue avventure americane senza fare qualche riferimento all'opera del suo ideatore, Carl Barks. Innanzitutto, va detto che Magica De Spell (questo il suo nome originale) è l'ultima grande creazione dell'Uomo dei Paperi, nonché "una delle più significative" (Marovelli et al., 1974): una papera affascinante e misteriosa che si diletta in pozioni e incantesimi in una bottega situata nel villaggio di Sulfuria (Sulphuria), alle pendici del Vesuvio. Nonostante, nella versione originale, la sua casetta venga chiamata "sorcery shop" ("negozio di stregoneria"), Amelia non è mai mostrata alle prese con clienti di alcuna sorta.

Barks impiega il suo nuovo personaggio in dieci storie, sette delle quali pubblicate sulle pagine della testata Uncle Scrooge tra il 1961 e il 1964, due su Walt Disney's Comics and Stories nel 1962 e, infine, una (di cui cura solamente i testi) su Huey, Dewey and Louie Junior Woodchucks nel 1971. Come si può immaginare, nel corso degli anni, alcune caratteristiche subiscono cambiamenti ed evoluzioni, ma procediamo con ordine. Amelia esordisce in Zio Paperone e la fattucchiera (Barks, 1961), in cui la vediamo collezionare monete toccate dagli uomini più ricchi del mondo, con lo scopo di fonderle tra le fiamme del Vesuvio e ottenere un amuleto in grado di renderla ricchissima. È in questa storia che viene a conoscenza della Numero Uno di Zio Paperone e ne diviene ossessionata.


Da questo punto, non si torna più indietro: il primo decino di Scrooge diventa il chiodo fisso della fattucchiera, che proverà a impossessarsene in quasi ogni storia successiva. La sua seconda apparizione, in Zio Paperone e il giorno di San Valentino (Barks, 1962), complice anche il cambio di testata (e, quindi, il rischio che i lettori di Walt Disney's Comics and Stories potessero non avere letto la storia pubblicata sull'Uncle Scrooge di sei mesi prima), è in diretta continuità con la precedente. I nipotini, infatti, ricordano esplicitamente quanto accaduto: "She's the sorceress who almost melted Unca Scrooge's Old Number One in Mount Vesuvius!"


Rimandi di questo tipo non sono rari in relazione ad Amelia e diventano ancora più frequenti dopo Zio Paperone novello Ulisse (Barks, 1962). Finora, infatti, la fattucchiera si limitava a lanciare bombe al fosforo (foof bombs) o a ipnotizzare i malcapitati attraverso un dispositivo elettronico nascosto sotto alla manica del vestito, ma è qui che scopre casualmente il laboratorio della maga Circe all'interno di una caverna e recupera una bacchetta magica con la quale riesce a trasformare i Paperi in animali. Il rinvenimento della caverna di Circe viene, quindi, citato in Zio Paperone e l'inespugnabile deposito (Barks, 1963) e in Amelia maga del cangiante (Barks, 1964) ed è evidente attraverso i nuovi poteri acquisiti dalla papera partenopea: ne L'inespugnabile deposito, può controllare fulmini, uragani, comete, meteore e riesce senza problemi ad assumere le sembianze di altre persone, animali o oggetti ("I can turn myself into a deer, a tiger, or a battleship"); in Zio Paperone e l'Arcipelago dei Piumati (Barks, 1963), può controllare le creature degli abissi e dell'aria grazie alle sue pozioni numero sei e sette; e, in Zio Paperone e il tappeto volante (Barks, 1964), si trasforma in diverse specie di uccelli (anche mitologici). Inoltre, ne L'inespugnabile deposito, veniamo a conoscenza di un suo rifugio paperopolese, che potrebbe essere lo stesso utilizzato poi ne L'Arcipelago dei Piumati.

Una rinnovata e ancor più temibile rivale

Va, comunque, notato che Amelia è completamente disinteressata alla monetina portafortuna in ben due delle dieci storie scritte da Barks: L'arcipelago dei Piumati, in cui si allea con i Bassotti per andare a recuperare le oche d'oro sull'Isola Starnazzo (Featherbrain Island), e Il tappeto volante, in cui le interessa solamente mettere le mani su un antico tesoro. Risulta, invece, difficile determinare il suo obiettivo in I tre nipotini e la battaglia in bottiglia (Barks/Strobl, 1971), siccome la vediamo intenta a dirigersi verso il deposito di Paperone (a bordo di una scopa volante!), ma non vi è alcuna menzione del decino. Prima di chiudere con l'Amelia di Barks e passare oltre, penso sia utile citare Paperino e il corvo parlante (Barks, 1962), in cui la fattucchiera sostiene di aver trovato una nuova formula per ottenere un'enorme ricchezza dalla Numero Uno: scioglierla nel sole e attendere che i raggi solari le restituiscano buona sorte.


Dopo essere stata introdotta e raccontata dal cartoonist dell'Oregon come ho descritto fino a qui, la fattucchiera che ammalia è apparsa in altre tredici storie realizzate negli Stati Uniti tra il 1964 e il 1984 e pubblicate su cinque diverse testate: Walt Disney's Comics and Stories, Donald Duck, Moby Duck, Huey, Dewey and Louie Junior Woodchucks e Uncle Scrooge. Si parte da Paperina fattucchiera per un giorno (Gregory?/Strobl, 1964), della serie Daisy Duck's Diary, in cui, scontrandosi al supermercato, Amelia e Paperina (estranee una all'altra) si scambiano involontariamente i diari. Qui, ci troviamo chiaramente di fronte all'Amelia potenziata dalle conoscenze di Circe: può infatti volare a bordo di una scopa e potrebbe trasformare Paperina in uno scorpione. Sembrerebbe che la fattucchiera viva a Paperopoli, ma ciò è facilmente giustificabile, come abbiamo visto, da L'inespugnabile deposito. Qui, come nella successiva Magò, Amelia e il filtro della generosità (Fallberg/Strobl, 1966), non vi è alcun riferimento alla Numero Uno. Il filtro della generosità mette in scena l'unica collaborazione sulle pagine delle riviste statunitensi tra Amelia e Magò, già complici nelle storie realizzate dallo Studio Disney, a partire da Zio Paperone sgomina la stregoneria (?/Fletcher, 1965).


Le storie realizzate per Donald Duck sono, in qualche misura, più convenzionali, pur non avendo Paperone come protagonista. In Amelia e l'iceberg-pepita (?/Strobl, 1965), per esempio, la fattucchiera è in grado di lanciare fulmini e piccole comete, come ne L'inespugnabile deposito, nonché di trasformarsi in un orso polare; in The Raven Raiders (?/Carey, 1973), invece, ha l'abilità di farsi obbedire dai corvi. Da notare, inoltre, che, in Paperino e la corsa all'arcobaleno (Lockman?/Strobl, 1966), non vi è alcun riferimento alla Numero Uno e Amelia segue i Paperi per cercare la pentola d'oro alla fine dell'arcobaleno (!). Qui, è in grado di far piovere e di volare senza scopa.


Non ho molto da dire sulle due storie di Moby Duck in cui appare. Nella seconda, Moby Duck e lo specchio magico (Evanier/Wright, 1975), non vi è alcun riferimento a Paperone o al suo decino e Amelia segue Moby Duck e il suo mozzo, Paperotto (Dimwitty Duck), per sottrarre loro lo specchio magico di Biancaneve, che i due marinai sono incaricati di trasportare da Disneyland a Disney World (!). Curiosamente, l'affascinante papera è in possesso di un simile oggetto nelle storie per il mercato estero, a partire da Amelia e l'incantesimo di Cleopatra (?/Fletcher, 1965).


Star Wreck (?/Wright, 1975), pubblicata sulla testata dedicata alle Giovani Marmotte, presenta probabilmente uno dei soggetti più riusciti tra quelli presi in considerazione. La storia è, tutto sommato, semplice e breve ed è ambientata a Paperopoli. Amelia non sembra una grande minaccia perché la Numero Uno è protetta da un elemento all'apparenza indistruttibile, sulla falsariga di Zio Paperone e la cassaforte di cristallo (Barks, 1962). Paperone la prende in giro, invitandola a sottrargli il decino, e sbruffoneggia, chiamandola "Maggie" (soprannome che Amelia non sopporta). Ma è quando l'anziano papero scopre di essere vulnerabile che il suo fare da bulletto scompare e il tono cambia immediatamente: la paura è avvertibile nel suo sguardo e dallo scherzoso "Maggie" passa a un ben più serio "Magica". Tra i tentativi della fattucchiera per rubare la Numero Uno, troviamo le classiche bombe al fosforo, ma pure una palla di cannone fatta di impervium, il metallo speciale di cui Paperone si era servito in Zio Paperone e il ratto del ratto (Barks, 1955).


Non credo di dire falsità se sostengo che le ultime cinque storie, pubblicate su Uncle Scrooge, sono quanto di meno interessante e di più out-of-character. Basti pensare che in nessuna di esse è presente il minimo riferimento al decino di Paperone. In Zio Paperone e la vacanza fortunata (Lockman/Alvarado, 1981), Amelia è in grado di assumere le sembianze del miliardario scozzese e di entrare indisturbata nel suo deposito (e persino di fare il bagno nelle sue monete!), ma ciò non le dà alcuna soddisfazione. Per essere una fattucchiera felice, ha bisogno di recuperare un tesoro esotico e si mette sulle tracce di Paperone e Gastone. Se non altro, mantiene l'abilità di trasformarsi in diversi animali: un corvo, un'iguana, un pesce e un polipo. Le storie successive, comunque, sono anche peggio, veramente poco ispirate e lontane anni luce da quelle di Barks: in Zio Paperone e la fattucchiera antifattucchiera (Lockman/Alvarado, 1982), Amelia non ha nessun problema a entrare nell'ufficio di Paperone e si fa assumere come sua segretaria, ma si limita a concludere affari stralunati di nascosto per fargli un dispetto; in Playing It Safe (Lockman/Manning, 1982), le sue vittime sono i Bassotti, terrorizzati da alcuni esseri mostruosi che la fattucchiera fa apparire per ripicca; in Zio Paperone e il diamante gemello (Lockman/Manning, 1983), possiamo ammirare (per l'unica volta in questa serie) Amelia alle prese con altre streghe e con uno specchio magico molto somigliante a quello delle storie dello Studio Disney; infine, in A Touch of Magic (Lockman/Manning, 1984), presa dalla noia, lancia un incantesimo a distanza a Paperone (ogni cosa che Scrooge tocca si trasforma in una rapa), ma fa tornare presto le cose alla normalità quando vede che il papero più ricco del mondo riesce a trarre vantaggio anche da una simile situazione. 


Quest'ultima storia vede la luce sul numero 206 di Uncle Scrooge, nel 1984, e il numero finale della serie sarà il 209. Ci troviamo, evidentemente, di fronte al punto più basso di un declino qualitativo cominciato tempo prima. Una "storia" che si fa fatica anche a definire tale, essendo poco più di una gag. Termina, così, la prima parte della mia analisi sulla caratterizzazione USA della fattucchiera che ammalia, un personaggio potenzialmente impareggiabile. Abbiamo osservato come Barks ci abbia costruito attorno una sorta di continuity sempre in evoluzione e come alcuni autori successivi abbiano saputo bene collegarsi alla lore, presentando una Magica con i giusti attributi. Prossimamente, assisteremo, invece, alle differenze con la fattucchiera presente nelle storie per il mercato internazionale, per arrivare alle produzioni Gladstone e Disney negli anni Ottanta e Novanta.

© Disney per le immagini pubblicate.

10 commenti:

  1. la carrellata di storiacce finali, tutte realizzate da Vic Lockman mi riportano alla mente le parole di Barks stesso su un suo collega mai nominato (ma gli indizi portavano proprio a Lockman, a cominciare dalla prolificità) apostrofato come uno "che non ci capisse molto di personaggi Disney" (vado a memoria, chiedo venia se le parole non erano proprio quelle).

    E' una considerazione forte ma doverosa, anche se in fondo rimane "il secondo uomo dei paperi", dato che è fondamentalmente la fonte secondaria a cui si è ispirato Don Rosa (la Numero Uno guadagnata lustrando scarpe è una sua idea...).
    O forse noi oggi mettiamo tutto in prospettiva storica e ci sembra molto più normale, ma all'epoca erano caratterizzazioni decisamente "out of characters" (cambiando autore, ma pensa cosa poteva pensare chi si leggeva in diretta le storie di Kinney/Hubbard con Paperoga o ZP direttore di un giornale senza riferimenti apparenti all'essere un tycoon...)

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    1. Ciao, Andrea.

      In realtà, Lockman ha scritto diverse storie interessanti, ma, ça va sans dire, è difficile mantenere un livello qualitativo costante quando l'output è così elevato (e quanto è elevato l'output di Lockman!).

      Per quanto riguarda la Numero Uno guadagnata come lustrascarpe, ti correggo: la storia che citi è in realtà Paperon de' Paperoni e la noia da dollaro (Fallberg/Strobl, 1964); anche se Lockman, effettivamente, mostra un giovane Scrooge lustrascarpe in Zio Paperone e l'intruso invisibile (Lockman/Barks, 1963), dell'anno precedente.

      Come puoi immaginare, non vi era, allora, alcuna intenzione di costituire una continuità solida e impenetrabile. Lo stesso Fallberg, infatti, rinarrerà le origini della prima monetina in Zio Paperone e il tesoro vichingo (Fallberg/Uzal, 1983).

      Se ti interessa l'argomento, ti rimando a questa ricerca dello scorso anno.

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    2. grazie, avevo letto quell'articolo a suo tempo
      Esatto, cronologicamente il primo a mostrarci un paperone sciuscià è stato Lockman! Mentre Fallberg è l'inventore del Manuale delle GM (ne "il ratto-baratto")...

      Comunque, anche a me è sempre piaciuto Lockman: le sue storie erano sempre leggibili e con buoni spunti a differenza dei coevi autori "anonimi"...

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    3. Hai ragione su Fallberg e, purtroppo, è una informazione poco diffusa.

      Peraltro, l'unica fonte (o, comunque, la più "antica") che riesco a rintracciare sul web è un mio post sul forum Papersera datato 2010. Onestamente, non riesco a ricordare se mi fossi accorto autonomamente della presenza del manuale in quella storia o se ne avessi letta una menzione da qualche parte, ma ritengo improbabile la seconda opzione poiché noto che in almeno tre articoli pubblicati su La Grande Dinastia dei Paperi (2008), che collezionavo all'epoca, si cita Zio Paperone pesca lo Skirillione (Barks, 1954) come storia in cui il manuale viene nominato e utilizzato per la prima volta.

      Inoltre, stando al Carl Barks guidebook, Barks invia la sua storia il 30 luglio del 1953, che è esattamente il mese in cui esce la storia di Fallberg. Coincidenza?

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    4. ora non ho l'albo sottomano, ma su ZP 150 è stata ristampata con relativa ritraduzione... il motivo non può essere che quello della prima citazione al Manuale!

      Per quanto riguarda le tempistiche, l'albo è "ufficialmente" del luglio '53, ma come Boschi ripeteva sempre, la data indicava quando ritirarlo dalle edicole, non l'effettiva uscita (come Topolino fino a qualche anno fa indicava come data il martedì successivo, l'ultimo nelle edicole). Quindi decadrebbe l'idea di un cambiamento ai testi dell'ultimissimo secondo (a meno che... il redattore non abbia letto qualche pagina preliminare de "Lo Skirillione"? o che il Manuale fosse un'idea anticipata/buttata lì e solo in quella storia effettivamente introdotta nella narrazione?)

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    5. Ho appena controllato il redazionale di Boschi su Zio Paperone e non vi è alcun riferimento al manuale. Si parla della storia solamente in merito all'albero genealogico dei Paperi.

      Per quanto riguarda Lo Skirillione: sempre stando al Carl Barks guidebook, l'idea della storia sarebbe stata suggerita da Chase Craig, editor della Western.

      Qui, ci muoviamo nel mondo delle possibilità, ma è alquanto verosimile che Craig fosse a conoscenza della menzione al manuale nella storia di Fallberg ben prima che questa uscisse.

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    6. C'è da dire che come le Giovani Marmotte sono una parodia dei Boy Scout, il Manuale delle Giovani Marmotte è una parodia del Boy Scout Handbook, quindi è possibile che diversi autori lo abbiano pensato indipendentemente l'uno dall'altro.

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    7. @Andrea87: in realtà l'albo è ufficialmente del marzo 1954, mentre il 30 luglio 1953 è la data in cui Barks ha consegnato la storia all'editore.

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  2. Letto l'articolo e attendo con curiosità la seconda parte. Adoro in particolar modo il personaggio di Amelia ed è interessante vedere com'è stata utilizzata (e maltrattata) da autori diversi da Barks. È anche simpatico notare come ai tempi ci fosse molta libertà nell'utilizzar personaggi e ambienti senza dar troppa importanza a caratteristiche e attributi "canonici" di ognuno. Sembra quasi che il personaggio era spesso un semplice strumento col quale sviluppare una trama qualsiasi con l'unico scopo di generare gag o piccole avventure poco contestualizzate.

    Ma, a proposito di impieghi out of character di Amelia, cosa ne pensi dell'attuale impiego del personaggio? Mi riferisco in particolar modo dell'Amelia strega OCEANICA di Enna. Io personalmente la trovo una riscrittura forzatissima e abbastanza out of character...

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    1. Mi è piaciuto rileggere e analizzare queste storie per delineare un profilo di questo personaggio per come è stato interpretato e utilizzato dagli autori statunitensi. La seconda parte credo che tarderà un po' ad arrivare perché mi piacerebbe consultare le storie dello Studio Disney in lingua inglese (alcune sono, infatti, state pubblicate in Australia) e questo potrebbe richiedere diverso tempo.

      Per quanto riguarda la recente saga realizzata da Bruno Enna, ricordo che, a una prima lettura, non mi aveva particolarmente entusiasmato. Ma, in generale, non sono il più grande fan della tradizione italiana in cui Amelia ha delle colleghe/superiori streghe e vive avventure fuori dal normale. Mi piace di più immaginarla come una "persona" normale che si dedica con perizia e sacrificio alla sua passione.

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