domenica 25 febbraio 2024

Essere donaldisti oggi

Lo scopo di questo articolo è fare il punto della situazione sull'attività donaldista oggi. Innanzitutto, ne esiste una? Per poterlo dire con esattezza, mi appresterò a descrivere a modo mio che cos'è il Donaldismo, indicandone alcuni testi essenziali e ripercorrendone la sua storia, fino ad arrivare ai giorni nostri e stabilire, secondo il mio modesto parere, se in Italia esistano (o siano mai esistite) correnti e istituzioni donaldiste.

CHE COS'È IL DONALDISMO?

Circa un anno e mezzo fa, ho tradotto in italiano e pubblicato su questo blog "In Donaldismo Veritas" (1981), un saggio scritto da Hans von Storch (già fondatore dell'organizzazione tedesca D.O.N.A.L.D. e della fanzine Der Hamburger Donaldist), in cui l'autore andava a ripercorrere la storia del movimento donaldista, offrendo qualche spunto per approcciarcisi. Senza andare a ripetere le parole del professor von Storch (che consiglio fortemente di recuperare), proverò a dare una mia propria definizione di Donaldismo. Ebbene, il Donaldismo è una materia di ricerca (a sua volta suddivisibile secondo diverse modalità) che si occupa prevalentemente dello studio dei fumetti Disney e, nello specifico, di quelli che hanno come protagonisti i Paperi. I primi testi esplicitamente donaldisti iniziano a essere diffusi negli anni Settanta (il termine viene coniato da Jon Gisle nel 1973), in seguito alla rivoluzione culturale sessantottina e alla scoperta dell'identità di Carl Barks, ma in realtà già esistevano ricerche inconsapevolmente donaldiste. I saggi sono solitamente scritti in maniera accademica, precisa, riportano fonti più o meno autorevoli e dedicano allo studio della materia un'importanza e una serietà che potrebbero sembrare fuori luogo agli occhi di un lettore casuale. I temi sono i più disparati: si possono analizzare le storie (inizialmente, soprattutto quelle firmate da Barks), i personaggi, gli autori, le pubblicazioni, gli editori... e in questo caso, secondo Eduard Wehmeier (1977), si può parlare di Donaldismo Esterno —, oppure presentare ricerche su argomenti specifici inerenti all'universo dei Paperi (il clima, la geografia, la matematica, la musica, l'arte, la politica, l'astrologia...) — occupandosi così, sempre secondo Wehmeier, di Donaldismo Interno —. Il tutto con rigoroso metodo scientifico e con ammirevole dedizione. Per quello che mi riguarda, queste sono le caratteristiche principali del Donaldismo e dei suoi autori. Aggiungerei solamente che, di norma, si tratta di persone che svolgono questo tipo di ricerca per passione e non per lavoro, anche se questo non è un limite. Alcuni autori e redattori di riviste Disney ufficiali provengono, infatti, da un passato fanzinaro o da una grande passione per la materia.

I TESTI FONDAMENTALI

Premetto dicendo che non voglio fare torto a nessun ricercatore e, perciò, in questa sezione, riporterò solo i libri principali che hanno dato il via alla diffusione della cultura donaldista. Ovviamente, ne esistono altri (alcuni verranno citati più avanti). Il primo testo a occuparsi in maniera "seria" della questione donaldista, andando ad analizzare i personaggi e le storie a fumetti dei Paperi Disney (principalmente barksiane), proponendone anche un elaborato albero genealogico, è Die Ducks. Psychogramm einer Sippe (1970) di Grobian Gans (pseudonimo dietro al quale si celavano tre studiosi tedeschi: Michael CzernichLudwig MoosCarl-Ludwig Reichert). Questo primo testo, che propone teorie originali e, per certi versi, affascinanti, è seguito dal cileno Para leer al Pato Donald (1971), tradotto in diverse lingue (tra cui l'italiano), a cura di Ariel Dorfman e Armand Mattelart. Qui, gli autori rimproverano l'uso dei personaggi donaldisti ai fini della propaganda capitalista americana, ma incorrono in diversi tipi di fallacia: innanzitutto, prendono in considerazione le versioni tradotte delle storie a fumetti e non i testi originali e, poi, interpretano tutti i fumetti Disney come manifestazione di una singola volontà (ovviamente inesistente), che prescinda dagli autori e dagli editori. Trovo che, comunque, si tratti di un testo chiave per la cultura donaldista, se non altro quella più arcaica e inconsapevole. Procediamo poi con Donaldismen. En muntert-vitenskapelig studie over Donald Duck og hans verden (1973) del norvegese Jon Gisle, il libro che per primo ha tentato di dare una definizione a questa branca, disciplinandone le aree di competenza e proponendo teorie riprese in seguito da altri studiosi. Secondo Gisle, il Donaldismo è suddivisibile in nove fasi (che vanno dal 1948 al 1973, prendendo come punto di inizio la prima pubblicazione del norvegese Donald Duck & Co), differenziate per qualità delle storie, dei disegni, dei temi trattati e dei personaggi coinvolti. Altri testi fondamentali, seppur successivi, sono Carl Barks. Conversations (2003), curato da Donald Ault, in cui sono raccolte numerose interviste all'Uomo dei Paperi, e Carl Barks and the Disney Comic Book. Unmasking the Myth of Modernity (2006) di Thomas Andrae, che risponde in maniera puntuale alle critiche mosse da Dorfman e Mattelart.

LE FANZINE PRINCIPALI

Oltre ai lunghi saggi sotto forma di libri, in Europa e negli Stati Uniti, iniziano a diffondersi anche delle riviste autoprodotte, con contributi di diversi studiosi che credono vivamente alla diffusione della cultura donaldista. Anche se non solamente devota alla materia, Funnyworld (1966-1983) di Michael Barrier è sicuramente considerabile una fanzine fondamentale per il suo studio. L'autore, infatti, ha iniziato una corrispondenza epistolare con Carl Barks nel 1967 e ha curato, sulle pagine della propria rivista, una bibliografia completa del cartoonist dell'Oregon, con tanto di trame, dettagli sulle pubblicazioni e aneddoti ricavati dalle lettere ricevute. Barrier ha avuto, inoltre, modo di scrivere in maniera più approfondita sul tema nei suoi libri Carl Barks and the Art of the Comic Book (1981) e Funnybooks. The Improbable Glories of the Best American Comic Books (2015). La prima fanzine donaldista europea è, invece, la norvegese Donaldisten (1973-2010) di Pål Jensen; seguita dalla danese Carl Barks & Co. (1974-2000) di Freddy Milton (che, da lì a un paio di anni, sarebbe diventato sceneggiatore di storie Disney per l'Italia, l'Olanda e la Danimarca); dalla tedesca Der Hamburger Donaldist (1976-1985) — dal 1985, solo Der Donaldist —; e, infine, dalla svedese NAFS(k)urinen (1977-). Tra le varie fanzine donaldiste pubblicate negli Stati Uniti, le più durature sono state The Barks Collector (1976-1990) di John Nichols e The Duckburg Times (1977-1992), fondata da un quattordicenne Paul F. Anderson per poi passare, dopo 7 numeri, ai fratelli Dana e Frank Gabbard.

IL DONALDISMO OGGI

Sebbene gli esempi che ho riportato risalgano a diversi decenni fa, il Donaldismo è tuttora vivo e vegeto in alcune aree dell'Europa. Le già citate Der DonaldistNAFS(k)urinen — curata oggi da Joakim Gunnarsson (anche editor per Egmont) — sono ancora in produzione. In Finlandia, ha da poco chiuso i battenti Ankkalinnan Pamaus (1998-2019) di Timo Ronkainen, che negli ultimi anni ha utilizzato la sua esperienza per scrivere lunghi saggi per l'editore Zum Teufel. In Danimarca, abbiamo, invece, Rappet (2002-), curata oggi da Anders Christian Sivebæk. Molte di queste riviste hanno alle spalle associazioni nazionali che si fanno promotrici e preservatrici della cultura donaldista: in Germania, esiste la già citata D.O.N.A.L.D.: Deutsche Organisation nichtkommerzieller Anhänger des lauteren Donaldismus; in Svezia, la NAFS(k): Nationella Ankist­förbundet i Sverige (kvack); e, in Danimarca, la DDF(R): Dansk Donaldist-Forening (RAP). Sono, infine, recentemente nate realtà online, non più confinate a una distribuzione cartacea limitata, come la tedesca Bertel-Express (2007-) o la francese Picsou-Soir (2019-). Oltre alle fanzine (cartacee o online che siano), le discussioni si sono spostate sui forum e sui blog. Il professore Hans von Storch, lungi dall'abbandonare la carriera donaldista, nonostante il successo in altri campi, ha da poco pubblicato un libretto intitolato Ein Tag im Leben des Herrn Donald Duck (2022). Tra i donaldisti che non ho citato in precedenza e che sicuramente meritano una menzione, si possono annoverare: Chris Barat, Ken BausertStephen EberhartDavid Gerstein, Didier GhezNiels Houlberg Hansen, Arnaud HilmarcherLars Jensen, Jim KorkisAndrew LendackyAdrien Miqueu, Bill e John SpicerKlaus Strzyz, Joe Torcivia, Don e Maggie ThompsonBoemund Von Hunoltstein e Malcolm Willits.

IL DONALDISMO IN ITALIA

Alla luce di quanto esposto sinora, esistono esponenti del Donaldismo nel nostro paese? Io ritengo di sì, seppur non dichiaratamente. Infatti, da sempre l'Italia vanta studiosi attentissimi al fumetto Disney. Il primo che mi sentirei di nominare in ordine cronologico è Alfredo Castelli. Prima ancora di essere stato egli stesso fumettista e "padre" di Martin Mystère, Castelli è stato un grande filologo e critico di fumetti. In ambito donaldista, il suo fascicolo Guida a Topolino (1966) rappresenta un tassello fondamentale. È qui che, per la prima volta, molti hanno potuto leggere il nome di Carl Barks e di altri autori di fumetti disneyani (italiani e stranieri), nonché i titoli delle loro storie e loro brevi biografie. Abbiamo, poi, Piero Marovelli, Elvio Paolini e Giulio Saccomano, autori del pionieristico saggio Introduzione a Paperino. La fenomenologia sociale nei fumetti di Carl Barks (1974), in cui analizzano le storie di Barks dal punto di vista psicologico e sociale, esaminando la loro struttura, i personaggi rappresentati e i rapporti che intercorrono tra essi e offrendo, inoltre, una propria versione della mappa di Paperopoli e dell'albero genealogico dei Paperi, entrambi basati sulle storie dell'Uomo dei Paperi. Ma, forse, i donaldisti che hanno lasciato un'impronta più significativa sulla cultura fumettistica disneyana nel nostro paese sono i quattro studiosi affettuosamente soprannominati "I Toscani": Alberto Becattini, Luca Boschi, Leonardo Gori e Andrea Sani. Questi quattro amici muovono i loro primi passi come ricercatori di fumetti tra le pagine di fanzine (qui, Becattini ha descritto quel loro periodo iniziale), per poi arrivare a scrivere saggi critici che sono dei vari capisaldi della cultura donaldista in Italia: I Disney Italiani (1990) e Romano Scarpa: Sognando la Calidornia (2001). Senza considerare le diverse storie Disney sceneggiate da Boschi (tutte improntate a un attento rigore filologico) e le imperdibili collane curate in tandem da Becattini e Boschi, tra cui Zio Paperone, I Maestri Disney, Disney Anni d'Oro, o le raccolte omnie di Carl Barks, Floyd Gottfredson e Romano Scarpa. Tra le altre cose, oggi, Becattini si occupa di saggi antologici dedicati ai "Maestri del fumetto animato USA", per Tesauro Editore. Come Freddy Milton, un altro sceneggiatore professionista che ritengo di considerare un donaldista è Carlo Chendi, grande fan (e, in seguito, amico) di Barks, con il quale ha intrattenuto una corrispondenza epistolare dal 1967 al 1995. A Chendi spetta il merito (condiviso con Luciano Bottaro) di aver ripreso la Strega Nocciola (Witch Hazel), rendendola un popolare personaggio dei fumetti, nonché di avere selezionato le storie barksiane contenute all'interno dell'Oscar Mondadori Vita e Dollari di Paperon de' Paperoni (1968), scrivendo, inoltre, una breve biografia (purtroppo non pubblicata) dell'Uomo dei Paperi, che lo avrebbe riconosciuto, per la prima volta in una pubblicazione ufficiale, come creatore di Zio Paperone. A Barks, inoltre, Chendi ha dedicato una mostra a Rapallo nel 2005. Sicuramente, sto tralasciando (involontariamente) qualche altro studioso nostrano che ha trattato i fumetti disneyani, ma credo che questi siano (o siano stati) i principali donaldisti nel Belpaese o, per lo meno, coloro i quali mi pare abbiano apportato contributi significativi allo studio della materia. Una menzione, però, vorrei farla anche ad Andrea Cara (già autore di questo blog, nonché di Cartoonist Globale, il blog di Luca Boschi). Andrea (spero non me ne voglia se lo chiamo per nome) ha, infatti, pubblicato due ricerche che offrono spunti, a mio avviso, interessanti: "The Amazing 'Kinney & Hubbard' Parallel Universe of Disney Ducks" (2015), sul sesto volume di The Carl Barks Fun Pictorial, e "Vic Lockman and the Carl Barks Universe of Disney Ducks" (2017), su Medea.

LE ASSOCIAZIONI DONALDISTE IN ITALIA

In Italia, non esistono a oggi associazioni donaldiste in via ufficiale, come quelle citate sopra. A ogni modo, ci sono realtà che si occupano (o che si sono occupate in passato) di fumetto Disney in modo approfondito. Tra queste, si possono citare: il GAF: Gruppo Amici del Fumetto, che ha diffuso interessanti studi sugli autori Disney italiani dalle origini a oggi, su pubblicazioni come Notiziario GAF, Gli Albi di Exploit o Exploit Comics; l'ANAFI: Associazione Nazionale Amici del Fumetto e dell’Illustrazione, che ha pubblicato saggi e monografie su autori disneyani poco conosciuti — come Le inedite follie inglesi di William A. Ward (2013), a cura di Massimo Bonura, Federico Provenzano e Luciano Tamagnini o L'arte di Harold Whitaker 1950-1953 (2021), a cura di Alberto Becattini —, ma anche l'impressionante lavoro di ricerca e catalogazione Disney a Fumetti. Storie, autori e personaggi 1930-2018 (2019), sempre a cura di Becattini; e, infine, merita una menzione anche la più recente Associazione Paperserache promuove la diffusione di testi scritti dagli utenti dell'omonimo forum attraverso l'annuale volume monografico della collana La Biblioteca del Papersera, collegata al Premio Papersera, e i Quaderni del Papersera. Di interesse donaldista è pure la sezione dedicata alle pubblicazioni Disney in Italia.

IL FUTURO DEL DONALDISMO

Che ne sarà di tutti questi studi, saggi, ricerche, interviste..? Io non posso che auspicare che la cultura donaldista venga preservata, tramandata e coltivata. Dal 2011, collaboro con la fanzine danese Rappet, la mia intervista a Cèsar Ferioli è stata pubblicata su Ankkalinnan Pamaus (sempre nel 2011) e, dal 2020, sono presenza costante su Picsou-Soir. Il tutto continuando a proporre ricerche, interviste e approfondimenti su questo blog, che considero un piccolo faro donaldista nel web. Una delle cose che mi danno più soddisfazione, anche a livello umano, è instaurare e mantenere rapporti con le altre persone: che siano semplici appassionati, saggisti, autori o donaldisti eminenti, ritengo che lo scambio di idee e di informazioni sia fondamentale per non fare spegnere la fiammella del Donaldismo. Questo articolo non ha immagini perché ho pensato che fosse meglio lasciare spazio alle parole, mettendo in primo piano la memoria delle persone che hanno dato una forma e una sostanza a questa materia.

2 commenti:

  1. Bello sapere che c'è chi si interessa della parte accademica (o quasi) che riguarda il mondo dei paperi e analizza il grosso lavoro dietro il fumetto. Tanto di cappello, dottor Zuti

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