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martedì 11 novembre 2025

La Bella Addormentata, persa e ritrovata (di Pierpaolo Ciappetta)

In occasione della pubblicazione di Zio Paperone e le ultime lune dell’Agonia Bianca (Gervasio, Nucci/Bigarella, 2025), ideale conclusione del ciclo riguardante la Bella Addormentata, ho chiesto a un attento appassionato di tirare le fila del suddetto per mettere ordine tra le storie che ne fanno parte e per tracciare i numerosi spostamenti e i passaggi di proprietà di questo quadro dal misterioso passato. L'articolo che segue contiene spoiler di tutti i titoli presi in considerazione, quindi magari recuperateli prima di procedere. Buona lettura!

LA BELLA ADDORMENTATA, PERSA E RITROVATA
di Pierpaolo Ciappetta

Su Topolino 3650, torna a fare capolino tra le pagine del settimanale un artefatto che in breve tempo ha ricoperto sempre maggiore importanza, diventando il fulcro di quel progetto sincretistico attraverso cui Marco Gervasio ha fatto convergere la continuity donrosiana e le seminali storie di Guido Martina su Paperinik: la Bella Addormentata.


Per prima cosa, occorre ricordare cosa sia questo oggetto e ritornare alla sua introduzione, che risale all’ottava storia del diabolico vendicatore, Paperinik e la Bella Addormentata (Martina/De Vita, 1972). La Bella Addormentata è un quadro nelle mani di Rockerduck e bramato da Paperone, disposto a trovare un accordo col suo acerrimo rivale e a scambiarlo con la casa di Paperino, che si ritroverebbe senza un tetto sulla testa. Siamo nel pieno della fase vendicativa del Papero mascherato, quindi la soluzione che Paperino individua non può essere che utilizzare i trucchi di Paperinik per cercare di farsi giustizia da solo e far saltare il baratto. Alla fine dell'avventura, l'intervento di Paperinik rivelerà che il quadro posseduto da Rockerduck è in realtà l'oggetto di un furto perpetrato ai danni del museo di Baltimora. Epilogo: l'accordo tra i due magnati salta e l'opera viene riconsegnata ai legittimi proprietari.

Dopo qualche decennio, il quadro torna in Caccia a Paperinik (Gervasio/Cesarello, 2020), una storia che si pone come un vero e proprio sequel della precedente, in cui l'autore intende recuperare le atmosfere della serie martiniana.


La Bella Addormentata è al centro della trama, che si dipana teoricamente a breve distanza dalla storia originale: Paperone decide di comprare il quadro dal museo di Baltimora e invia Paperino sul posto. La vicenda prende una piega inaspettata quando il quadro viene nuovamente rubato ed è proprio Paperinik a essere accusato. Alla fine, si scoprirà che il vero mandante del furto non è che il responsabile della sicurezza del museo e vengono rivelati degli intricati retroscena circa quest'opera: il quadro era stato venduto dal responsabile e sostituito con un falso, ignorando che di lì a breve il direttore si sarebbe deciso a cederlo; a quel punto, il responsabile della sicurezza aveva commissionato ai Bassotti il furto, per evitare che si scoprisse l’inganno; sono stati i Bassotti, poi, a rivenderlo a Rockerduck, che ne risultava in possesso all'inizio della prima storia; dopo che Paperinik l'aveva restituito al museo, e una volta che si era deciso di venderlo a Paperone, il responsabile della sicurezza aveva commissionato ai Bassotti un nuovo furto, per far sparire nuovamente le prove della sostituzione. Dunque, finora, non abbiamo visto che una contraffazione del dipinto e ignoriamo la posizione dell'originale.

Il mistero sulle sue sorti, però, non dura molto. Infatti, nelle tavole di raccordo del Classico Disney 523, Paperinik l'inafferrabile vendicatore (Gervasio/Molinari, 2021), si viene a scoprire che il dipinto si trova in possesso di... Cuordipietra Famedoro!


Per i non lettori dei Classici questa rivelazione avverrà in Paperinik e i giorni del disonore (Bertani, Gervasio/Baccinelli, 2022). Sheriduck e Paperinik si ritrovano alleati per scoprire dove sia l'autentica Bella Addormentata. A questo scopo, il diabolico vendicatore si infiltra in una prigione per partecipare all’evasione in cui è coinvolto il responsabile della sicurezza del museo di Baltimora, il quale lo porta nella tana del leone, ovvero l'arcimiliardario sudafricano. Lontano da casa e con quasi nessun gadget, Paperino riesce a rigirare la situazione a suo vantaggio e a riportare con sé l'oggetto del contendere. Finalmente, Paperone ha la possibilità di acquistare il dipinto originale e aggiungerlo alla sua galleria privata.


La Bella Addormentata fa un'incursione anche nelle avventure di Fantomius, durante il dittico La notte di Fantomius/L'alba di Fantomius (Gervasio, 2022), in cui funge da incipit per la vicenda. Col ritorno di Paperone in città, infatti, giungono anche i ricconi che intendono commerciare con lui. Tra questi, troviamo Doug Duckan (il cui discendente affronterà in futuro Paperinik), il quale è in possesso del famoso quadro, pronto a venderlo al magnate scozzese. Fantomius e i suoi sodali riescono, però, a trafugarlo, lasciandolo per tutta la durata dell'avventura a Villa Lalla. Durante la conclusione, Fantomius decide di farlo ritrovare alla polizia per benevolenza verso l'ispettore Pinko, a cui ne ha fatte passare tante nel corso dei racconti. Ritornato nelle disponibilità di Duckan, questi decide di cederlo al museo di Baltimora, invece che a Paperone, alla luce di un'offerta più vantaggiosa.


Una questione rimane da dirimere: qual è il motivo dell’interesse di Zio Paperone per la Bella Addormentata? Qualcuno potrebbe supporre che “la predominanza della tonalità verde evoc[hi] in lui il colore dei suoi amati dollarucci”, ma forse c'è di più... Dopo tanti andirivieni, la vera ragione verrà rivelata in Zio Paperone re del Klondike (Gervasio/Zanchi, 2022). L’avventura in cui Paperone torna nella terra dei pionieri e incontra di nuovo Doretta, Soapy Slick e i paesaggi della propria gioventù è un pretesto utile a farci addentrare nelle motivazioni del tycoon. La Bella Addormentata era un quadro appeso nel saloon Bolla d’Oro ai tempi della corsa all’oro e il Papero più ricco del mondo lo desiderava proprio perché legato al ricordo di Dawson e di Doretta.

Dopo altri tre anni, il viaggio della Bella Addormentata trova la sua ideale conclusione in Zio Paperone e le ultime lune dell’Agonia Bianca. Qui, Paperone è intenzionato a “restituire il passato al passato”, fare i conti con i suoi ricordi e anche con la Stella del Polo. Sarà per questo motivo che, avremo modo di scoprire alla fine del racconto, deciderà di donare il quadro, che tanto aveva penato per recuperare, alla sua vecchia fiamma, chiudendo un cerchio rimasto aperto da decenni.


Ora, per concludere il nostro excursus, ripercorriamo cronologicamente il peregrinare di questa leggendaria tela:

Trecento anni fa
  • Un artista ignoto (che alcuni esperti identificano in Teofrasto Fattaposta e altri in Sigismonda Saltalamacchia) dipinge con acrilico su pregiata carta-moneta filigranata la Bella Addormentata.

1896
  • Il quadro adorna le pareti del Bolla d'Oro di Dawson City.

1898
  • Il saloon va a fuoco e in qualche modo (tuttora ignoto) il dipinto viene salvato.

1930
  • La Bella Addormentata viene portata da Doug Duckan a Paperopoli;
  • Viene trafugata da Fantomius;
  • Viene ritrovata dalla polizia e restituita a Duckan;
  • Duckan la vende al museo di Baltimora, dove resterà per molto tempo.

Passato recente
  • Il responsabile della sicurezza del museo la vende a Cuordipietra Famedoro, sostituendola con una copia;
  • Il falso viene rubato dai Bassotti, su richiesta del responsabile;
  • I Bassotti lo vendono a Rockerduck;
  • Rockerduck decide di scambiare il dipinto, che crede originale, con Paperone;
  • Paperinik interviene e lo riconsegna al museo di Baltimora.

Presente
  • Paperone intende acquistare la Bella Addormentata dal museo, ma viene nuovamente rubata dai Bassotti;
  • Paperinik la recupera e scopre che si tratta di un falso;
  • Il vendicatore mascherato si infiltra tra gli uomini di Cuordipietra e recupera il quadro autentico, riconsegnandolo ai proprietari;
  • Paperone acquista finalmente la tela;
  • In memoria dei tempi andati, il bisbilionario decide di regalarla a Doretta Doremì.


© Disney per le immagini pubblicate.

lunedì 3 novembre 2025

Un po' di chiarezza su The Greatest Comics Collection


Circa un mese fa, Panini Comics ha dato alle stampe un nuovo titolo che si va ad aggiungere al loro già vasto catalogo: The Greatest Comics Collection. Introdotta da un primo volume dedicato a Paperino, denominato Icona di stile, questa collana di libri cartonati si promette di costituire una pubblicazione imperdibile tanto per i collezionisti più esigenti quanto per i lettori che vogliono conoscere meglio i propri beniamini. Oltre a riproporre storie fondamentali per comprendere le caratteristiche dei protagonisti, le loro evoluzioni stilistiche e le diverse interpretazioni fornite negli anni dagli autori, ogni tomo è introdotto da un prezioso approfondimento di carattere storico e ogni singola avventura è attentamente presa in esame da esperti di calibro internazionale. Se questo non bastasse, vi sono pure interviste con autori e disegnatori!

Ora, come mai ho scritto "un po' di chiarezza"? Chi gira su internet potrebbe avere notato che opere simili a Icona di stile sono state distribuite un po' in tutta Europa. Come è possibile? La verità è che si tratta di un progetto (oserei dire il primo di questa portata e con queste caratteristiche) la cui produzione è centralizzata a livello mondiale e che viene poi fornito ai vari editori, con alcune possibilità di modifica sui contenuti in base alle eventuali esigenze. Per esempio, le versioni edite da Egmont presentano selezioni leggermente differenti delle storie e alcuni articoli scritti da redattori locali. La regia internazionale alla base dell'iniziativa spiega anche come mai i redazionali sono firmati da critici i cui nomi si incontrerebbero altrimenti difficilmente in serie nostrane.

Una panoramica delle edizioni internazionali già uscite di cui sono a conoscenza

La versione proposta da Panini Comics, con riferimento al primo numero (di cui sono stato chiamato a curare la revisione e l'adattamento delle traduzioni), risulta essere la più completa e contiene un articolo di introduzione al volume a cura di Jim Fanning, sedici articoli introduttivi alle storie a cura del sottoscritto, dello stesso Fanning e di David Gerstein e un'intervista al disegnatore spagnolo Paco Rodriguez svolta da me. Oltre ai contenuti già citati, una bellissima illustrazione originale di Ivan Bigarella, commentata dall'artista, e due pagine informative realizzate graficamente da Oreste Iavazzo su testi miei.

Forse, essendone coinvolto in prima persona, potrebbe sembrare che io sia di parte nel raccomandarne l'acquisto, ma credo di potere affermare in tutta onestà intellettuale che un prodotto del genere è assolutamente da prendere in considerazione. Ritengo che sia un'ottima occasione per avere storie intramontabili in un'edizione di qualità, accompagnate da un ampio contenuto critico di alto livello che va a coprire il copribile, rendendo di fatto ogni libro un saggio sull'argomento trattato. Non mancano nemmeno interessanti avventure da noi ancora inedite! Cosa desiderare di più?


In conclusione, ne approfitto per comunicarvi che sono disponibili da qualche giorno altri due volumi che ho avuto il piacere di curare per Panini: la Artist's Edition di Dragon Lords e una nuova veste per il classico Casablanca. Entrambi presentano una mia introduzione generale, materiale esclusivo e interviste ricche di aneddoti e curiosità ai grandi autori che hanno reso possibile l'esistenza di queste storie: Giorgio Cavazzano, Silvano Mezzavilla e Rudy Salvagnini.

© Disney per le immagini pubblicate.

lunedì 20 ottobre 2025

Una chiacchierata con... Lara Molinari

Molti di voi conosceranno la mia odierna ospite come una promettente artista Disney le cui storie e illustrazioni circolano attraverso diversi media da una trentina di anni. Di recente, Lara Molinari ha aperto un profilo Instagram sul quale pubblica esempi dei suoi lavori e vecchie fotografie in compagnia di colleghi. Ho colto la palla al balzo per contattarla e scoprire un po' di più sul suo percorso artistico. Buona lettura!


SC: Simone Cavazzuti
LM: Lara Molinari

SC: Buongiorno, Lara! Quando è avvenuto il tuo primo incontro con i personaggi Disney?

LM: A quattro anni già leggevo Topolino. Strappavo in blocco le storie che mi piacevano e me le mettevo da parte, per averle senza la pubblicità. Erano tutte di Cavazzano, Scarpa... Non c'era scritto il nome degli autori all'epoca, ma, già a quell'età, riuscivo a identificare le più belle.

SC: C'è qualche storia in particolare che ricordi?

LM: Ce ne sono talmente tante che ne ho quintali a casa. Praticamente tutte quelle di Cavazzano, Massimo De Vita... Da loro ho imparato qualcosa.

SC: Quando hai avuto la possibilità di trasformare questa passione in un lavoro?

LMQuando ho finito il liceo artistico, ho iniziato a lavorare per delle agenzie di pubblicità e, una sera, mio papà mi ha mostrato un articolo sul Corriere della Sera in cui c'era scritto che Giovan Battista Carpi stava cercando dei disegnatori per la Disney. Allora, mi sono detta: "Perché non provare?" Tanto, male che sarebbe andata, non mi avrebbero accettata. Mio papà non era molto ottimista: "Ma cosa vuoi che ti prendano? Con tutte le persone che si presenteranno..." Speranzosa, sono andata da Carpi quando la Disney era ancora in Via Dante a Milano. Non mi ha fatto lavorare subito perché, per due anni e mezzo, ho fatto le prove per imparare a disegnare i personaggi Disney: tutte le anatomie, le strutture corporee. Per farli recitare, bisogna saperli sviluppare nelle loro anatomie. Lui diceva: "Ti insegno volentieri perché vedo che ti piace il disegno". Io avevo sempre disegnato, il mio lavoro era quello, ma non Disney. Disegnavo in stile realistico, facevo la visualizer, realizzavo gli storyboard per la pubblicità. Cose completamente diverse... Dopo due anni e mezzo, mi hanno dato la prima storia e ho iniziato a lavorare. Era l'inizio degli anni Novanta.

Lara assieme a Giovan Battista Carpi

SC: Come era Carpi come insegnante?

LM: Molto rigoroso. Voleva forgiarti, quindi non era uno zuccherino. Ti diceva solo le cose che andavano male, mai quelle che andavano bene. Dopo anni, mi ha detto: "Sai, io ti ho detto solo le cose che andavano male perché volevo vedere come reagivi, se eri pronta ad affrontare tutte le difficoltà che ti avrebbe dato lavorare per una azienda così grande". Io ero mingherlina, magrolina, ma ha capito che ero forte. Tutte le volte che mi diceva che qualcosa andava male, gliele correggevo e gli portavo anche di più. Non soltanto l'essenziale, come facevano magari altri, perché volevo iniziare a lavorare.

SC: C'erano, invece, disegnatori che si scoraggiavano con questo metodo?

LM: Sì, molti che hanno iniziato con me hanno lasciato. Mi ricordo che all'inizio inizio eravamo tipo trecento, ma solo una trentina sono riusciti ad arrivare in fondo. Era veramente una prova di resistenza... psicologica, più che altro. Carpi voleva selezionare gli artisti più resistenti mentalmente, perché poi c'era una quantità di lavoro... Negli anni Novanta, lavorare per la Disney era impressionante: c'era una pressione incredibile perché lavoravi anche per tutti i licenziatari intorno alla Disney: Il Sole 24 Ore, la Banca BNL, i puzzle Clementoni, i videogiochi della Sony... In più, quando c'era ancora la Scuola Disney, arrivavo alle sette e un quarto del mattino e mi apriva la donna delle pulizie, poi arrivavano Carpi e tutti gli altri, ma io già iniziavo a disegnare e, fino alle dieci di sera, rimanevo lì. Inoltre, sabato e domenica, la Disney ti mandava alle mostre mercato a disegnare per il pubblico tutto il giorno, pagandoti un gettone di presenza: all'Expocartoon di Roma, a Milano, a Lucca Comics, a Napoli... Praticamente, ho fatto cinque anni non stop in cui i genitori non mi vedevano neanche... era una prova di resistenza fisica! Io ho iniziato che avevo diciannove anni e i miei coetanei andavano in discoteca, mentre io disegnavo... era molto impegnativo. Per raggiungere un certo traguardo, bisogna fare dei sacrifici. È un lavoro che mi piace, e sono fortunata per questo, ma bisogna impegnarsi tanto.

Da sinistra a destra: Giorgio Cavazzano, Lara Molinari, Carlo Chendi e Silvia Ziche

SC: Su Instagram, pubblichi diverse foto con i tuoi colleghi. Che rapporto avevi con loro?

LM: Un ottimo rapporto. Condividevamo il bene e il male in una grande azienda che aveva più di seicento persone che ci lavoravano dentro, tra cui anche noi collaboratori esterni. Era praticamente come una grande famiglia, anche perché stavo più lì che a casa mia. Poi, ai tempi, c'erano i meeting annuali per fare incontrare gli sceneggiatori e i disegnatori e far nascere idee per creare qualcosa di nuovo. Ne abbiamo fatti tantissimi, a Disneyland Paris, all'Isola d'Elba o a Stresa... stavamo lì una settimana e faceva piacere perché, essendo i disegnatori distribuiti in tutta Italia, non capitava di incontrare tutti i giorni chi abitava magari in Sicilia...


SC: Ripercorrendo le storie che hai disegnato, c'è una serie che ricordo con molta simpatia: le storie di Umperio Bogarto.

LM: Umperio Bogarto mi piace tantissimo essendo un personaggio di Cavazzano. È molto simile a Paperino: pasticcione, un po' ebete e ne combina di tutti i colori anche nel suo lavoro! A me piacciono i personaggi che sono più vicini a noi esseri umani. È simpatico anche Topolino, ma per me è troppo perfetto... per questo ho fatto quasi tutte storie dei Paperi. Paperino e Paperoga era una coppia che mi piaceva tantissimo. Riesco di più a immedesimarmi in questi personaggi che non in Topolino.


SC: Alle soglie del nuovo millennio, hai disegnato Paperino e il grande zio, ispirato al reality show Grande Fratello, che stava nascendo in quel periodo. Con il senno di poi, e con il successo ottenuto in seguito dal programma, cosa puoi raccontare di questa esperienza?

LM: Io non amo l'idea di persone rinchiuse per mesi e mesi, lo considero contro natura. Sicuramente, lo portano avanti anche per un discorso di esposizione mediatica, per un interesse di visibilità dei concorrenti. Ho fatto il titolo molto simile all'occhio della telecamera del Grande Fratello, però la storia era molto all'acqua di rose rispetto al reality vero e proprio. Io l'ho dovuto guardare per fare la storia, ma non lo seguo, non mi appassiona.

SC: Hai anche disegnato Zio Paperone e il codice Metsys, addirittura prima che uscisse il famoso film tratto dallo stesso libro!

LM: Sì. È stata una lunga storia, ben 36 tavole. Anche in questo caso, ho dovuto leggermi il libro di Dan Brown.


SC: Cosa ricordi, invece, delle Cronache da Invisibilia?

LM: Lì, non c'era da disegnare niente, ahahah. C'erano solo i balloon da fare! Dovevi far capire al lettore cosa stesse succedendo senza disegnare i personaggi. Dovevi esprimere tutto con il dialogo: la paura, lo sgomento, la rabbia, la gioia... Infatti, molti testi erano movimentati. È stato un po' strano farlo...

SC: Oltre alle storie, hai da sempre fatto un sacco di illustrazioni, di copertine...

LM: Sì, parecchie, di tante testate. Inoltre, lavorando per la Disney, avevi anche la possibilità di lavorare con tutte le divisioni: editoria, licensing, home video, dischi, libri...


SC: Come colori le tue illustrazioni?

LM: Alcune con l'ecoline, altre con gli acrilici, altre ancora a olio. Uso tutti i tipi di colori perché amo tantissimo il colore. Infatti, è un peccato dover fare solo il bianco e nero quando si disegnano le storie. Io faccio molte illustrazioni a colori anche per richieste private, se qualcuno vuole incorniciarle. Ora, si usa la colorazione virtuale, mentre Carpi colorava tutto manualmente. Il digitale è molto più veloce, ma alla fine non rimane niente di originale... non è la stessa cosa stampare un'immagine a colori dal computer. Avendo sempre utilizzato i colori, fin dai tempi della pubblicità, mi manca non farli: ho l'esigenza di dipingere, sporcarmi di colore.

SC: Mi sembra che i tuoi colori siano belli vivaci, accesi...

LM: Vivaci come è la Disney. Sono parecchio stata influenzata nella mia produzione di quadri e di illustrazioni anche non Disney... Quando faccio delle cose non Disney, hanno i colori accesi come quelle Disney perché, dopo trent'anni, l'influenza è stata notevole.


SC: Ho notato che c'è una pausa nella tua collaborazione disneyana tra il 2010 e il 2013...

LM: Sì, mi ero dedicata a qualcosa di diverso. In quel periodo, ho incontrato un mercante d'arte che mi ha proposto di fare dei quadri dedicati all'infanzia e che mi ha organizzato diverse mostre un po' ovunque. Perciò, ho lasciato un po' perdere il mondo Disney, a parte qualche illustrazione che continuavo a fare ogni tanto. Mi piace variare e, così, alterno i lavori.

SC: Dal 2014, hai iniziato a disegnare delle storie di raccordo scritte da Massimo Marconi, sulla falsariga di quelle de I Classici di tanti anni fa.

LM: Le ho fatte volentieri. Per me, ogni esperienza è un arricchimento personale e non ho mai detto di no a nessun lavoro.


SC: Invece, negli ultimi anni, hai realizzato storie per Paperino, Zio Paperone e Paperinik.

LM: Sì. Faccio quello che mi viene richiesto e, in quei casi, c'era bisogno di questo tipo di storie. Non ho mai fatto un solo lavoro: alterno le storie a illustrazioni anche grandi che mi richiedono mesi per completarle.

SC: Leggi ancora Topolino?

LM: Sì, volentieri. L'ho sempre letto e non credo che smetterò mai, è troppo radicato in me.

SC: Adesso, cosa stai facendo di bello?

LM: Molti quadri a colori, specialmente per privati, anche perché non ci sono molti disegnatori che usano il colore. Quando me li chiedono, li faccio volentieri. Non è solo un lavoro per me, ma una passione. Se mi chiederanno nuove storie, le farò. Non dico mai di no.


© Disney per i disegni pubblicati.
Si ringrazia l'artista per le fotografie e le immagini messe a disposizione.

giovedì 16 ottobre 2025

Una mia storia su Topolino?

Premessa: il seguente articolo è un po' diverso dal solito, pertanto invito chiunque a leggerlo fino in fondo per evitare di averne una comprensione parziale o errata. Non è mia intenzione screditare uno dei miei autori preferiti, che, nel corso degli anni, mi ha fatto ridere e sorridere con geniali trovate che hanno, a mio avviso, quasi sempre alzato la qualità media dei numeri del libretto in cui erano presenti. Si tratta solamente di un piccolo post da appassionato contento di averne in qualche modo influenzato il lavoro e spero che le mie parole non vengano equivocate o travisate. Ciò precisato, buona lettura!

È il 28 settembre 2023 e mi trovo in video-chiamata su Teams per intervistare Corrado Mastantuono per il mio canale YouTube. La nostra chiacchierata dura quasi un paio di ore e, prima di salutarci, decido di raccontare a Corrado un'idea svolazzante che ho avuto per una possibile storia del suo ciclo Papersera News che mi piacerebbe tantissimo vedere sviluppata da lui, con il suo personalissimo tipo di umorismo. In parole povere, riguarda un'ex-promessa del giornalismo investigativo ormai ridotta ad anziano stagista del quotidiano di Zio Paperone, costretta a seguire gli strampalati ordini impartiti da Paperino e Paperoga prima di un inevitabile rientro in pista... Corrado è attento, partecipe, fa domande, reputa il concetto "molto interessante per un inizio di storia" e comincia ad abbozzare in diretta una sorta di struttura del racconto, commentando: "Probabilmente lo sfrutterò come spunto".

Passano due mesi, monto l'intervista, la carico online e, nel frattempo, rimugino su quell'idea. Intendo metterla giù per bene, renderla più coesa e completa e butto giù una specie di "soggetto" più definito, con un inizio uno svolgimento e una fine, in cui presento una trama lineare e descrivo alcune scene con precisione. Praticamente, si tratta degli stessi fatti discussi in video, solo più "in ordine". Invio questo trattamento a Corrado via e-mail in data 26 novembre 2023, ma non ricevo alcuna risposta.

Avanti veloce a luglio 2025. Mi torna in mente quella potenziale storia. Penso: "Peccato che Mastantuono non abbia mai risposto, la vedevo proprio nelle sue corde!" D'altronde, si tratterebbe di una storia di Papersera News, e tanto (unito al fatto che io non sono un autore) mi frena dal pensare di proporla direttamente alla redazione. Solo lui la potrebbe realizzare. Chissà, forse un giorno...

Poi, la svolta: il 13 luglio, l'autore di Blue Peaks Valley pubblica una foto su Instagram in cui si intravedono alcune tavole di un nuovo progetto, accompagnate da una didascalia sibillina: "Stampa laser di un lavoro di prossima uscita". A un follower ignaro non possono dire nulla, ma appena le vedo riconosco immediatamente un'ambientazione familiare. Ci sarebbe tutto: il passato, il giornalista trionfante all'interno della sua redazione... sembra di vedere ciò che gli avevo suggerito trasformato in disegni. Non vedo l'ora che la storia veda la luce per vedere se effettivamente sia lei e come, nel caso, sia stata sviluppata.

L'incipit della storia nell'e-mail inviata a Corrado Mastantuono

Quindici ottobre: la storia è in edicola. Essendo abbonato al settimanale, ho avuto modo di leggerla già il giorno prima. I miei sospetti erano fondati... più o meno. C'è il flashback di due tavole in seppia che celebra i traguardi del giornalista di inchiesta, e lo vediamo persino anziano nel presente come galoppino di Paperino e Paperoga! Per sei delle ventiquattro pagine totali, la storia si dispiega quasi esattamente come mi ero immaginato due anni fa, poi la trama prende una strada alternativa. La ragione per cui il protagonista aveva dovuto interrompere la sua promettente carriera è differente da quella a cui avevo pensato io, e lo è pure il finale. Corrado ha fatto un ottimo lavoro di character building ed è riuscito a spiazzare persino me! 

Un altro estratto dal mio "soggetto" seguito dall'autore (nella storia pubblicata non c'è spazio per le richieste sciocche dei cugini!)

Arrivati a questo punto, non penso sia necessario chiarire che il titolo del post è un po' clickbait: no, non c'è una mia storia su Topolino. Tuttavia, ciò che è vero è che vi è una storia le cui premesse sono farina del mio sacco. Per evitare qualsiasi tipo di fraintendimento, ci tengo a ribadire che l'intento del post odierno non vuole essere affatto polemico o in alcun modo "accusatorio", ma che, trattandosi questo blog di un mio personale spazio online, mi premeva raccontare questa simpatica curiosità dal mio punto di vista, dal punto di vista di colui se non fosse stato per il quale questa vicenda nello specifico molto verosimilmente non sarebbe nemmeno esistita. 

Stimando e apprezzando molto il lavoro di Mastantuono (tanto da acquistarne anche la divertente autobiografia), non posso che sentirmi onorato dal fatto che abbia trovato i miei spunti così funzionali e in linea con il suo stile al punto da imbastirci una nuova avventura (che, diciamocelo, era il mio desiderio quando glieli ho esposti la prima volta), condita con le sue brillanti gag e con il suo modo di raccontare che tanto ci piace. Solo, mi dispiace un pochino non avere avuto un minimo di avviso in questi due anni del fatto che l'idea fosse stata di fatto sfruttata, visto che l'autore è in possesso sia del mio indirizzo e-mail sia del mio numero di telefono e che, in altri contesti, non ha avuto problemi a farne uso. Come specificato fin da subito, ho fornito volontariamente l'idea all'autore senza pretendere nulla in cambio, solo per il piacere di vederla rielaborata da lui, ma avrei apprezzato un simbolico ringraziamento o, quantomeno, una comunicazione che mi avvertisse del fatto che il racconto fosse in lavorazione. Chissà, forse non voleva rovinarmi la sorpresa...

In conclusione: alcune delle vignette ispirate al mio spunto.


© Disney per le immagini pubblicate.
Come dichiarato nel corso del post, Corrado Mastantuono non ha mai risposto all'e-mail di cui si vedono due estratti, pertanto non posso sostenere con certezza che la abbia effettivamente letta (nonostante abbia letto e risposto con incredibile solerzia a comunicazioni successive). In ogni caso, quanto è presente negli screenshot qui pubblicati era già stato oggetto del pitch in video-chiamata, perciò posso confermare senza ombra di dubbio che l'abbia recepito (e pure commentato) in quella precedente occasione. Ho deciso di caricare le immagini piuttosto che il filmato solo per una questione di praticità e perché l'idea era esposta in maniera più ordinata, ma mi riservo di condividere anche quel materiale in un secondo momento, qualora si dovesse rendere necessario.

sabato 30 agosto 2025

... e sono 15!


Nato come Daily War Drum (dal titolo del quotidiano edito da Topolino in una ben nota storia a strisce del 1935), il blog su cui state leggendo questo articolo ha dato il via alle sue pubblicazioni esattamente quindici anni fa... auguri!

A dire il vero, però, a voler essere pignoli, non è proprio così. Come qualcuno saprà, infatti, Eco del Mondo non è che una copia del vecchio blog (cancellato anni fa perché non più accessibile) e, tecnicamente, è stato creato solo nel 2021. Tuttavia, se siete d'accordo con me, si tratta solamente di una questione di pura formalità. Eco del Mondo è Daily War Drum. Ne è una versione migliorata, certo, e questo è dovuto alla maturità acquisita dal suo autore negli anni grazie all'accrescere dell'età anagrafica, ai percorsi di studi, alle diverse influenze e suggestioni e a tutto ciò che ne consegue. Fatto sta che, in ogni caso, i post precedenti al 2021 sono tuttora consultabili, e tanto basta per dimostrare, a mio avviso, la continuità di questo spazio web.

Chiusa tale parentesi (forse necessaria forse no), possiamo tornare agli auguri. Quindici anni... questo blog mi accompagna da oltre metà della mia vita. In effetti, quando per qualche strana ragione ho deciso di aprirlo, io non li avevo ancora compiuti, quindici anni... a pensarci, fa uno strano effetto!

E se vi dicessi che, inoltre, al momento del mio primo acquisto consapevole, consideravo i fumetti Disney una cosa da bambini? Sacrilegio, me ne rendo conto! Non fraintendetemi, però... se avrete un po' di pazienza, vi spiego per bene come sono andate le cose e come ne sono "guarito". Come tutti, ho iniziato a leggerli da bambino: mi piaceva Pk, mi affascinavano le atmosfere di X-Mickey, leggevo Topolino e qualche raccolta di quelle che uscivano ai tempi... e poi stop. Ci deve essere stato un periodo di vuoto, da circa metà delle elementari, in cui, forse spinto dai gusti della massa, mi sono avvicinato a franchise che sembravano più "adulti". Ovviamente, c'erano i Pokémon, Dragon Ball, Yu-Gi-Oh!, la WWE... tutto quello che, insomma, si potesse seguire in televisione e collezionare sotto forma di carte acquistabili in edicola.

Un paio di anni più tardi, verso la fine del 2007, vedo una pubblicità in tv: reclamizza il numero 2710 del settimanale Topolino. "Cose da bambini", penso, ma c'è un particolare che attira la mia attenzione: un gadget. Allegata alla rivista, vi è una riproduzione della Numero Uno di Zio Paperone. Certo, con il senno di poi, non era proprio la Numero Uno... ma non è rilevante ai fini del racconto. Decido di acquistare il fumetto e, visto che ormai l'ho comprato, lo leggo. Tra le storie, ce ne è una che mi rapisce per i suoi bellissimi disegni: Zio Paperone e la carrozza fantasma (Hedman/Gattino, 2007). All'epoca, non lo sapevo, ma si trattava di una storia straniera, pubblicata quasi in contemporanea rispetto ai paesi scandinavi. Gattino (il cui nome, Wanda, mi faceva pensare a una disegnatrice nostrana) si rifaceva allo stile del suo mentore, il grande Daniel Branca, ma non sapevo neppure questo... mi piaceva e basta. La storia, però, non era completa: era soltanto il primo di sei episodi ed era persino accompagnata da un concorso sull'allora immaginifico sito internet della rivista. Non potevo lasciarne la lettura in sospeso e, così, sono tornato bambino.

Da quel momento, la mia vita ha preso una strada da cui non sarei più riuscito a tornare indietro. Acquistavo regolarmente tutto quello che usciva in edicola: I Classici, I Grandi Classici, Paperino, Mega (sigh), Zio Paperone (doppio sigh), Disney BIG, Pocket Love, Disney Comix, Disney Anni d'Oro... e chi se li ricorda tutti? Il punto di svolta è, comunque, rappresentato dal volumetto Vita e Dollari di Paperon de' Paperoni (2007), che riproponeva le sette storie di Carl Barks presenti nell'omonimo Oscar Mondadori del 1968, arricchite dai preziosi redazionali di due giganti: Alberto Becattini e Luca Boschi. Se scoprire Barks dopo avere letto giusto un paio di numeri di Topolino è un'esperienza in sé, non sono sicuro di riuscire a spiegare a parole cosa possa significare farlo attraverso i commenti dei due esperti toscani, che avrei imparato ad apprezzare molto presto. Ancora oggi, a distanza di diciotto anni dall'uscita di quel volume, ricordo addirittura le immagini che avevano selezionato per gli editoriali: Jones che tira una palla da football nella pancia di Paperino, i due emissari egiziani con i loro sguardi sinistri, la terribile Banda Bassotti... e una vignetta di Paperone da ragazzo nella barca di suo zio Manibuche. Cosa? Paperone da giovane? Quel disegno mi ha colpito come un fulmine a ciel sereno. Scoprivo che anche lo zio di Paperino aveva avuto un passato e che era stato narrato da un autore chiamato Don Rosa... dovevo per forza recuperarlo!

Così, accanto agli acquisti in edicola, vagavo per fumetterie, mercatini e fiere alla ricerca di tutto quello che potesse attrarmi. Negli anni, ho messo insieme una bella collezione di testate e letto migliaia di storie diverse, di autori diversi, realizzate in epoche diverse. Mi divertivo a riconoscere i disegnatori. Tornando un attimo indietro, va aggiunto anche che, per una fortunata congiunzione astrale, appena dopo che avevo preso a interessarmi, è iniziata una ristampa completa di Carl Barks, seguita da una di Floyd Gottfredson (peraltro la prima, e finora unica, al mondo!), e chi le cura? Becattini e Boschi! Ero giovane, ma come mi piaceva leggere i loro articoli: le curiosità, i dettagli... il modo in cui condividevano il loro sapere, le informazioni che avevano raccolto in decenni sugli autori, sui personaggi, sulle storie. Il loro amore per la materia era ravvisabile e mi è stato trasmesso attraverso l'attenta fruizione dei loro scritti.

Poi, chiaramente, c'è stato altro. Oltre alle pubblicazioni ufficiali, ho letto diversi saggi, recuperato vecchie fanzine, frequentato forum, ricercato e consultato il consultabile... e questo continuo a fare oggi. Se la matematica non mi inganna, non ho ancora trent'anni, ma faccio tesoro dell'esperienza che decine di studiosi hanno accumulato in circa sei decenni, senza contare gli studi e le ricerche che ho compiuto direttamente e le conversazioni che ho avuto con gli autori. Non vorrei peccare di immodestia, ma penso si tratti di un bel bagaglio di informazioni, e a mia volta cerco di condividerlo al mio meglio, non appena se ne presenti l'occasione.

In ogni caso, se oggi sono qui a scrivere questo articolo riepilogativo, lo devo ad alcune persone che negli anni mi hanno supportato e permesso di crescere a livello personale, tenendo sempre vivo in me l'interesse per queste cose da bambini. Probabilmente, ne scorderò qualcuna, ma vorrei provare a ringraziarle, in ordine rigorosamente cronologico: Tutti i collaboratori di INDUCKS, naturalmente, per il fondamentale servizio reso; Luca Boschi perché, oltre ad avermi trasmesso tantissime nozioni attraverso i suoi articoli, è stato il primo a credere in questo blog, ospitandolo e promuovendolo fin da subito nei suoi spazi, dando a un poco-più-che-bambino l'impressione di stare facendo qualcosa di importante e di utile e incoraggiandolo a proseguire; Carlo Chendi per la sua estrema disponibilità ad approfondire tematiche inerenti ai fumetti disneyani e per la generosità con cui mi ha fatto dono di aneddoti e oggetti che conservo ancora con affetto e gratitudine; Niels Jakob Søe Loft e Timo Ronkainen, rispettivamente ex-redattori di Rappet e Ankkalinnan Pamaus, per avere accettato di pubblicare (entrambi nel 2011) i miei primi articoli su fanzine, dando il via a un percorso parallelo al blog, stampato su carta; tutti gli autori che si sono lasciati intervistare negli anni e coloro i quali hanno risposto alle mie e-mail e ai miei messaggi per risolvere dubbi e curiosità; tutti i "colleghi" fanzinari sparsi per il mondo; gli autentici donaldisti di una volta per avere offerto ai posteri teorie strampalate e affascinanti e per avere trattato questi personaggi come un argomento meritevole di studi approfonditi; Jean-Baptiste Roux, caporedattore di Picsou Magazine e delle altre pubblicazioni Disney in Francia per avere trasformato questo ingombrante hobby in qualcosa di più; Alberto Becattini per tutto (!!!); la redazione disneyana di Panini Comics per la bella collaborazione che abbiamo intrapreso quest'anno; e, infine, ogni persona che abbia mai letto anche un solo mio articolo negli ultimi quindici anni. Chiedo davvero scusa se qualcuno si sentirà escluso da questa lista, ma la mia memoria non è proprio ottima... ci sono anche altre persone che non posso menzionare pubblicamente, ma che sicuramente hanno reso tutto questo più vero e più serio, e, se mai mi dovessero leggere, le ringrazio telepaticamente!

Prima di salutare tutti voi, vi lascio a una galleria di simpatici omaggi/pensierini che alcuni amici del blog hanno realizzato in occasione dell'odierna ricorrenza. Diversamente da come era stato per il post natalizio di due anni fa, gli artisti coinvolti non sono disposti in ordine alfabetico, ma ho cercato di costruire una sorta di percorso cronologico. 

WANDA GATTINO — Come scrivevo sopra, Wanda Gattino è stato il mio imprinting al fumetto disneyano. A lui va ascritto il merito/la colpa della mia predilezione per uno stile più classico e vicino ai modelli barksiani, seppur reinterpretati con una sensibilità che definirei elegante. Per questo motivo, è stato l'artista a cui da subito ho pensato per aprire questa galleria e lo ringrazio infinitamente per averne preso parte, andando in un certo senso a chiudere un metaforico cerchio. Nella sua illustrazione, possiamo ammirare due zii di Paperino: Gedeone e Pico, rispettivamente simboli del giornalismo e della cultura. Quale sintesi migliore per definire questo piccolo spazio online?


LUCIANO GATTO — Onestamente, non credo che Luciano Gatto abbia bisogno di presentazioni. È stato per decenni presenza fissa all'interno delle pubblicazioni disneyane e non solo. Diverse generazioni di lettori sono cresciute apprezzando i suoi disegni e sembra che ci sia da sempre. Esattamente quindici anni fa, l'intervista fatta con lui è stata il primo post sul Daily War Drum e lo ringrazio tantissimo per avere dedicato un po' del suo prezioso tempo per ricordarla attraverso una splendida illustrazione realizzata con il suo riconoscibilissimo stile, inchiostrata digitalmente da Rumpelstiltskin.


ADRIEN MIQUEU — Adrien Miqueu è un amico e collega donaldista da tanti anni. Per le pubblicazioni ufficiali, ha curato i fascicoli della collana Mickey Donald & Cie. Trovo molto interessante il suo stile di illustrazione, quasi underground. Sue sono le caricature che avete visto nel post riassuntivo dell'anno scorso e diverse copertine della fanzine Rappet, come questa, concepita per il trentacinquesimo numero, la cui ispirazione è stata il mio articolo sui fondatori delle Giovani Marmotte. Ps: riconoscete un nome familiare sulla busta tenuta in mano dal postino?


FRANCESCO GUERRINI — Ottimo "paperigrafo bolognese", come lui stesso si definisce, Francesco Guerrini è un caro amico del blog dal 2023, anno in cui ci siamo conosciuti di persona e in cui abbiamo avuto una lunga chiacchierata, molto apprezzata dai lettori di queste pagine. Per festeggiare l'anniversario, Francesco ha realizzato non uno, ma ben due ispiratissimi omaggi (il primo è in apertura al post). Grazie!


RUMPELSTILTSKIN — A proposito di questo strano nome... vi ricordate il pesce d'aprile pubblicato qualche mese fa? Ebbene sì: nonostante l'alta qualità del disegno, non si trattava di un artista professionista, bensì di un giovane appassionato dei Paperi Disney. L'idea è stata quella di ricreare una tavola della storia Zio Paperone e le notizie... fraterne (Sisti/Soave, 1996) come se fosse stata disegnata oggi, sostituendo Nonna Papera con la Zia Matilda (qui reminiscente della recente interpretazione di Libero Ermetti), effettivamente sorella di Gedeone e Paperone.


VILLE TANTTU — Ville Tanttu è un artista finlandese che si occupa di fumetti Disney per l'editore olandese DPG dall'estate del 2023. Circa un anno prima, aveva disegnato la copertina dell'undicesimo numero della (ormai defunta, sigh sob!) fanzine francese Picsou-Soir, ispirata a un mio articolo su Fantomius, il ladro gentiluomo. Il suo contributo è un bel Paperino dal gusto tradizionale.


LUIS BÄRENFALLER — Indicizzatore per INDUCKS, nonché realizzatore di loghi per l'associazione donaldista tedesca D.O.N.A.L.D. dal 2024, Luis Bärenfaller ha uno stile originalissimo che trovo molto simpatico e divertente. Nell'omaggiare il blog, ha deciso di dare vita all'immagine visibile sul suo sfondo, animandola e palesando i pensieri e le frustrazioni di Paperino.


© Disney per le immagini pubblicate.
Si ringraziano altresì le pazienti persone che si sono rese disponibili a colorare le illustrazione seguendo ottimamente le mie richieste: Josh Jones per il disegno di Luciano Gatto, David Bühring per il disegno di Ville Tanttu e Simone Cavazzuti (che poi sarei io!) per i disegni di Francesco Guerrini e Rumpelstiltskin (per cui ho provato ad adottare quella che la redattrice Graziella Calatroni ha definito "colorazione sentimentale"). I disegni non menzionati in questa nota sono stati colorati dai propri artisti.

mercoledì 27 agosto 2025

Tutto quello che c'è da sapere — e anche un po' di più! — su Que (Phooey Duck)


Qui, Quo e Quanti sono i nipotini di Donald Duck? Ovviamente, chiunque sarebbe portato istintivamente a rispondere "tre", il numero perfetto... ma se non fosse proprio così? In alcune storie, per esempio, il trio di Paperini sembrerebbe essere composto da quattro elementi, ma solo per brevi istanti, magari in una singola vignetta, come se il disegnatore si fosse distratto per un attimo e avesse ripetuto una volta di troppo quella famigliare figura. Ebbene, questo ipotetico quarto nipotino prende il nome di "Que" nella tradizione italiana, mentre all'estero è comunemente noto come "Phooey" (che equivarrebbe al nostro "pfui", suonando al contempo affine ai nomi anglofoni dei suoi presunti fratelli). In questo articolo, anche per prepararci al meglio a Qui, Quo, Qua e Newton in: Tutto il resto è questionabile (Malgeri, 2025), in uscita sul Topolino disponibile da oggi in edicola, andrò a ripercorrere la storia di questo "personaggio" svelandone i dietro le quinte.


Da sempre affascinato dalle curiosità che circondano il fumetto disneyano, ho iniziato a compiere ricerche su Que oltre una dozzina di anni fa. All'epoca, avevo consultato diverse fonti, stilato una lista provvisoria di apparizioni, contattato alcuni autori per sentire le loro impressioni in merito e persino chiesto a un aspirante disegnatore di realizzare la simpatica illustrazione (a oggi ancora inedita) che apre l'articolo odierno. Dunque, procedendo con ordine, la primissima apparizione documentata di Phooey parrebbe essere Paperino alla conquista del Mattogrosso (?/Barks, 1959). Qui, infatti, l'Uomo dei Paperi ritrae sullo sfondo di una vignetta un personaggio di troppo. Un errore che alcuni sostengono il Maestro dell'Oregon ripeterà in altre due occasioni: Paperino e il segugio sagace (Barks, 1962) e Paperino e la lotta senza quartiere (Barks, 1963). Tuttavia, questi ultimi due casi sono meno schiaccianti rispetto al primo perché il "quarto nipotino" è solo abbozzato nella folla di Giovani Marmotte e potrebbe, perciò, essere chiunque.


Dopo Barks, il primo artista a disegnare involontariamente Que in un fumetto risulta essere Franco Lostaffa, in Le Giovani Marmotte e la battaglia del "Viperon" (?/Lostaffa, 1975), seguito da Tony Strobl, che rende suo malgrado iconica una vignetta di Le GM e i microcanotti (Nofziger/Strobl, 1980). Pur trovandoci anche qui nel contesto delle Giovani Marmotte, tutti e quattro i personaggi sono chiaramente visibili e non sembrano manifestare differenze fisiche tali da suggerire che potrebbe trattarsi di un estraneo.



Vengono poi Paperino e la leggenda del galeone (Anderson/Mascaró, 1984), Magical Mix-up (Melgarejo, 1989) — una pagina di gioco in cui Amelia genera un po' di scompiglio a Paperopoli —, Zio Paperone e la traversata del deserto (1990) e Il faro fantasma (Langhans/Quartieri, Bat, 1990). 




Già dopo questi esempi, i lettori più attenti iniziano a farsi domande e a contattare le pubblicazioni di riferimento per avere chiarimenti. Apparentemente, la prima menzione di Phooey in una rivista ufficiale (per quanto compitato come "Fooey") avviene nell'angolo dei lettori del numero 246 di Uncle Scrooge curato dall'editor Bob Foster, solo un mese dopo dall'ultimo caso evidenziato poco sopra. Inoltre, come attesta una vignetta pubblicata nel 1992 sul settimanale danese Anders And, il quarto nipotino avrebbe dovuto apparire anche in una storia con Dumbo e Peter Pan tuttora inedita.


In Italia, il nome Que (per quanto logico e scontato) sembrerebbe essere introdotto in Paperino e il 4º nipotino (Russo/Comicup Studio, 1992), in cui Paperino lo nomina per fare uno scherzo ai suoi piccoli parenti e questi, per vendicarsi, gli daranno vita interpretandolo a turno. Nel giugno del 1995, Jürgen Wollina scrive un articolo per la fanzine tedesca Der Donaldist, intitolato "Sind Tick, Trick und Track Vierlinge oder Fünflinge - oder noch mehr? Das Mützenwunder und kein Ende", in cui si chiede quanti siano effettivamente i nipotini e, poco più di un anno dopo, tornerà a riflettervi con un seguito dal titolo "Tick, Trick, Track... Und es sind doch mehr als Drei!!!" Nel frattempo, Que appare nuovamente per sbaglio in una vignetta di Paperino e la piramide... miracolosa (Martin/Vicar, 1995)... tenetelo a mente per più tardi!


Il 17 aprile 1996, Dwight Decker posta un messaggio sulla defunta DCML (Disney Comics Mailing List, una sorta di forum internazionale ante litteram) dal titolo "The Fourth Nephew". L'autore manifesta il suo stupore dopo avere letto un articolo del Carl Barks Studio pubblicato sulla storica rivista per appassionati Comics Buyer's Guide in cui si sostiene che il nome ufficiale del quarto nipotino sia "Barks". Questa informazione viene accolta sulla mailing list con diffidenza (molti dimostrano di preferire "Phooey") e, giusto un paio di settimane dopo, John Lustig interviene per aggiungere che il nome "Barks" sarebbe stato comunicato a Bill Grandey del Carl Barks Studio da Lene Balleby, direttrice delle comunicazioni per Egmont, nonché futura responsabile delle comunicazioni per la Casa Reale danese, dal 2008 al 2025. In ogni caso, il testo sul CBG rimane a oggi l'unica pubblicazione conosciuta che testimonia l'esistenza di questo presunto nome alternativo.

Considerato il crescente interesse nei confronti di questa misteriosa creatura, è solo questione di tempo prima che qualcuno decida di riconoscerne la presenza in-universe, e il primo a farlo è Lars Jensen, in un racconto meta-fumettistico dal suggestivo titolo Much Ado About Phooey (Sutter/Santanach Hernandez, 1999), che richiama il Much Ado About Nothing di scespiriana memoria. In effetti, la spiegazione fornita è curiosa: colpiti da un fulmine, i nipotini sviluppano una condizione per cui ogni tanto uno dei tre si può sdoppiare involontariamente e senza preavviso, ma solo per poco tempo.


In questo modo, ogni apparizione accidentale di Que è giustificata. La prossima in ordine cronologico si verifica in Zio Paperone e gli speroni di Ringo (Cimino/Held, 2001), poi in Qui Quo Qua & Penny speleologi spericolati (Badino/Gottardo, 2010), Zio Paperone, le GM e lo spirito alpino (Sisti/Capovilla, 2024) e, infine, in L'evento (Badino/Usai, 2025).





Si trovano al di fuori di questa lista: alcune illustrazioni e copertine in cui i nipotini sono più di tre; l'originale Estoy Acà de Il papero del mistero (Ziche, 1996); una goliardica storia realizzata nel 2006 dalla redazione olandese in occasione del pensionamento del direttore artistico Ed van Schuijlenburg, in cui Que appare in due vignette;  Zio Paperone e l'ora fatidica (Hedman/Gattino, 2007), in cui il "quarto nipotino" altri non è che Amelia; due episodi delle nuove DuckTales animate, in cui Phooey viene rispettivamente menzionato e visualizzato in sogno; e due storie scritte e disegnate da Andrea Malgeri — Newton Pitagorico e il questionabile Que (Malgeri, 2023) e la già citata Qui, Quo, Qua e Newton in: Tutto il resto è questionabile , in cui l'artista torinese si diverte a inserire riferimenti ad alcune delle vignette qui riportate, dando loro una nuova spiegazione che non andrò a riferire per evitare spoiler. Inoltre, una menzione d'onore la merita anche la seconda parte di Justice Ducks (Delbert/Lauro, 2023), in cui un negozio vende, oltre al berretto di Paperino, quattro cappellini simili a quelli indossati dai nipotini; il quarto è, ovviamente, colorato di giallo.





Prima di dimenticarcene, vi ricordate di quell'immagine di Paperino e la piramide... miracolosa che vi avevo chiesto di tenere a mente? Vedete, Vicar è un tipo sportivo e, quando gli viene fatto notare l'errore, prima include il quarto nipotino in un breve racconto "didattico" intitolato How to make a comic... the Egmont way! (Erickson/Vicar, 1997) e, in seguito, realizza uno scherzoso schizzo a matita in cui la famiglia dei Paperi è seduta a tavola mentre commenta il posto lasciato vacante da Que, rinominato dall'artista "Gasp".



In conclusione, vi riporto le considerazioni elaborate da alcuni autori su Que nel lontano 2012, durante la preparazione della prima versione dell'articolo che state finalmente leggendo oggi.

SERGIO BADINO: No, non ho mai sentito parlare del quarto nipotino... Penso che lo chiamerei Quid, o Quark... insomma, un nome che possa sottolineare la sua natura un po' oscura di emarginato, di escluso. E poi mi chiederei: perché è rimasto nascosto fino a ora? Forse prova rancore verso Paperino e i nipotini per questo motivo. Stabilite queste premesse, proverei a costruirci sopra una storia

FRANCESCO GERBALDO: Ne ho sentito parlare soprattutto grazie a Paperino e il quarto nipotino e direi che tutto quello che si poteva dire è stato detto in quella storia. Que non esiste né dovrebbe esistere perché sarebbe di troppo nell'economia della storia. A prescindere dal fatto che Paperino non dovrebbe avere un quarto nipotino, non mi dispiacerebbe se... fosse femmina!

MICHAEL T. GILBERT: Certo che ne ho sentito parlare, Simone. Se dovessi dare un nome al misterioso papero extra che alcuni artisti a volte disegnano, lo chiamerei "Oops"!

JOHN LUSTIG: Conosco bene Phooey e ho sempre pensato che quello fosse un nome perfetto visto che la sua inclusione è sempre stata un errore. Penso che sia un personaggio che probabilmente non verrà mai utilizzato di proposito e Phooey è verosimilmente il suo soprannome: nessuno chiamerebbe un bambino "Phooey"; e forse è un cugino di secondo o terzo grado di Qui, Quo e Qua.

CARLO PANARO: Ti dirò, secondo me, non avrebbe senso se esistesse davvero... tre nipotini bastano e poi tre è il numero perfetto! Sarebbe anche arduo spiegare perché Qui, Quo e Qua siano stati separati alla nascita da un fratello di cui ignorano l'esistenza! Quindi, secondo me, viva i tre nipotini di Paperino!

FRANK GORDON PAYNE: Non ho sentito parlare del quarto nipotino, Phooey. Non credo si senta la necessità di un personaggio di questo genere, a meno che non abbia caratteristiche particolari. I nomi italiani dei personaggi Disney sono quanto di più semplice, potremmo dire banale, c'è. Dopo Qui, Quo e Qua, potrebbe anche starci Que, tanto per non andare in cerca di novità fantasiose. Le caratteristiche possono spaziare in tutte le direzioni. Se guardiamo ai giovani di oggi e non a quelli di ieri, bisognerebbe cercare quello che interessa oggi: Que potrebbe essere uno studioso appassionato di informatica e fisica quantistica. Lo stesso Archimede potrebbe essere contento di averlo nel suo laboratorio ogni... spesso! Con Que le storie potrebbero assumere nuova vitalità, dando modo ai nostri personaggi di frequentare mondi infiniti.

GÉRSON LUIZ TEIXEIRA: Penso che potrebbe essere sempre in contrasto con gli altri tre.

© Disney per le immagini pubblicate.
Si ringraziano gli autori che hanno partecipato.
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