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sabato 21 dicembre 2024

Tirando le somme di questo 2024


Fare un bilancio di un anno in chiusura non è cosa semplice. Per quanto, con il passare delle stagioni, il tempo paia scorrere sempre più velocemente, dodici mesi non sono pochi e racchiudono diversi accadimenti: inizi, fini, evoluzioni, incontri, viaggi, letture più e meno piacevoli... Insomma, il rischio di tralasciare qualcosa è dietro l'angolo! Per quanto riguarda il blog che state leggendo, è stato sicuramente un anno differente dai precedenti: sono diminuite drasticamente le ricerche (soprattutto quelle genealogiche, che hanno costituito un importante tassello dalla riapertura avvenuta nel 2021) e si sono pubblicati post di natura un po' più personale, tra cui resoconti, riflessioni e interviste. Questo è avvenuto principalmente per due ragioni: la prima è che tali ricerche, tanto approfondite quanto dilatate nel tempo, sono bene o male da considerarsi esaurite (salvo preziosi aggiornamenti che, di tanto in tanto, vengono direttamente apportati negli articoli originali) e, pertanto, preferisco rimandare a quanto già scritto piuttosto che ripetermi; la seconda ragione, invece, è di natura prettamente fisiologica e riguarda il tempo a mia disposizione, che devo sapientemente bilanciare tra la gestione del blog e tutto il resto. D'altronde, come sapete, Eco del Mondo è da sempre una realtà curata da una singola persona e, come si può immaginare, le ricerche e gli approfondimenti necessari ad alcuni articoli possono richiedere mesi oppure addirittura anni e, come sopra, preferisco non pubblicare a tutti i costi post che siano inutili, ripetitivi o tirati via.

Il 2024 è stato un anno importante, l'anno in cui Paolino Paperino ha compiuto novant'anni. Un anniversario che non è passato in sordina e che è stato celebrato in ogni paese in cui i fumetti Disney vengono prodotti. Per l'occasione, persino i colleghi francesi del Picsou Magazine hanno realizzato una storia inedita di quattro tavole (disegnata dal buon Emmanuele Baccinelli), un fatto più unico che raro! Inoltre, Kari Korhonen ha svelato importanti retroscena sulla madre di Paperino, Ortensia, nella curiosa Paperino e il ladro di avventure (Korhonen/Gattino, 2024), di cui non posso che auspicare un seguito; mentre in Italia abbiamo potuto leggere storie dal sapore vintage come Paperino e la banda del Lupo (Artibani/Pastrovicchio, 2024) o Paperino e l'ombroso (Nucci/Cavazzano, 2024), nonché la corale That's your life, Donald! (Savini/Mangiatordi, Surroz, Urbano, Ermetti, Ferracina, 2024), pubblicata su cinque numeri consecutivi del mensile Paperino. Ma le celebrazioni del papero con la giubba da marinaio non si sono limitate alla produzione fumettistica: D.I.Y. Duck (dir. Mark Henn, 2024), infatti, risulta essere il primo cortometraggio intitolato a Donald Duck realizzato dopo il 1961, esclusa la parentesi dei Mickey Mouseworks (1999-2001).

D'altronde, chiedendo a un campione di lettori quale sia il cast che si preferisce tra quello di Paperopoli e quello di Topolinia, è molto probabile ricevere maggiormente come risposta la prima opzione e gran parte del merito, ça va sans dire, va ascritta a Carl Barks. I suoi Paperi sono compendi viventi di emozioni, aspirazioni e difetti umani, sono credibili, si comportano come ci comportiamo noi, e ognuno ha il suo ruolo ben preciso all'interno della società e della narrazione. Fortunatamente, la lezione di Barks è stata studiata e recepita da uno stuolo di "eredi" che ne ha proseguito la tradizione, arricchendo sempre più il Cosmo Papero. Topolino, d'altro canto, ha avuto, ad avviso di chi scrive, qualche problema in più su questo versante. Certo, l'opera di Floyd Gottfredson è un capolavoro, è impossibile negarlo, ma il suo testimone è stato raccolto? Limitandoci al contesto del nostro paese, ci sono stati in passato alcuni autori in grado di scrivere ottime storie con protagonista Topolino e i suoi amici e di cogliere le varie sfaccettature di questi character, proponendo avvincenti situazioni. Limitandomi a citare pochi nomi con la speranza di non fare torto ad altri validi sceneggiatori, potrei ricordare in primis Romano Scarpa, ma anche Alessandro Sisti, Giorgio Pezzin, Francesco Artibani e Tito Faraci. In tempi più recenti, invece, è forse Casty l'autore che si è dimostrato più idoneo a portare sulle pagine del settimanale il vero Mickey, e questo lo affermo pur notando la riproposizione di alcuni pattern e tematiche ricorrenti all'interno dei suoi testi. 


Non sorprende che, negli ultimi anni, le storie più rilevanti prodotte in Italia con Topolino siano racconti horror o sovrannaturali (il ciclo del Dottor Piuma, L'ora del terrore di Lord Hatequack, Gli EvaporatiCircus o la recentemente conclusa 500 piedi), storie in compagnia dei Paperi (DucktopiaTopolino e il pianeta ramingo, le tre storie di Marco Gervasio in cui collabora con Paperinik e l'evento natalizio dello scorso anno) oppure strascichi di saghe passate, come i seguiti de La Spada di Ghiaccio firmati da Marco Nucci e Cristian Canfailla. Questi numerosi esempi sembrerebbero quasi dimostrare una difficoltà da parte degli autori a scrivere storie regolari con il cast di Topolinia che non siano take alternativi o grandi imprese in cui accade tutto e il contrario di tutto. Peraltro, mi permetto umilmente di far notare che due delle storie più acclamate del periodo preso in considerazione, Gli Evaporati e 500 piedi, entrambe scritte da Bruno Enna e illustrate dall'abile emulo devitiano Davide Cesarello, risultano in qualche modo "debitrici" di altrettanti spunti provenienti dalla penna del già citato Casty, seppur poi gli sviluppi virino in direzioni altre: Topolino e Pippo Cittadini del nulla (Casty/Gervasio, 2006), in cui tutti gli abitanti di Topolinia eccetto i due protagonisti sembrano essere improvvisamente "svaniti nel nulla" (con tanto di mancanza di elettricità!), e Topolino e l'isola di Quandomai (Casty, 2010), in cui i nostri beniamini si trovano faccia a faccia con dei minacciosi uomini-insetto in grado di mutare forma e sostituirsi alle persone di cui assumono le sembianze... In ogni caso, per sollevare gli autori italiani da qualsiasi responsabilità, mi occorre far notare che non si tratta di una tendenza tutta nostrana. Se, infatti, nel solo 2004, l'editrice Egmont produceva ben 50 avventure intitolate a Mickey Mouse dalla lunghezza di 10 pagine o più, risultano solamente 7 quelle prodotte in totale tra il 2010 e il 2024 (di cui 3 in compagnia di Paperino, Zio Paperone o delle Giovani Marmotte), contro le circa 460 della stessa lunghezza e realizzate nello stesso periodo intitolate a Donald Duck. Dati che sono certo possano generare riflessioni che magari verranno affrontate in altre sedi.

Ma il 2024 è stato un anno importante per i fumetti Disney anche per un'altra ragione: l'inizio dell'inedita collaborazione tra Disney e Marvel. L'unione di questi due colossi del settore rappresenta un interessantissimo punto di svolta, che si è tradotto prima nell'ambiziosa avventura Zio Paperone e il decino dell'infinito (Aaron/Mottura, D'Ippolito, Pastrovicchio, Mangiatordi, Perissinotto, 2024) e poi in una serie di deliziosi What If...? in cui i personaggi di casa Disney vestono i panni dei supereroi Marvel. Si tratta di una inattesa produzione i cui sviluppi ed evoluzioni mi confesso sinceramente curioso di scoprire. Ah, e l'editrice statunitense Dynamite ha iniziato a produrre e pubblicare nuovi fumetti di DuckTales ambientati nella linea temporale della storica serie televisiva del 1987. Che altro dire se non che è stato un anno ricco di piacevoli sorprese!

È difficile prevedere cosa ci riserverà il 2025, un anno che segnerà i novantacinque anni dei fumetti Disney e gli ottantacinque anni di un'altra celebre abitante di Paperopoli, ma sono certo che questi anniversari non passeranno inosservati dai vari editori. Per quanto mi riguarda, sarà possibile leggere alcune mie collaborazioni sui periodici disneyani francesi nel corso dei prossimi mesi e dopo chissà... Di tanto in tanto, probabilmente, mi rivedrete spuntare su questi lidi e, a dire il vero, mi piacerebbe trovare il tempo e il modo di compiere le ricerche necessarie per potere scrivere la seconda parte del mio articolo sulla fattucchiera Amelia (a cui nel 2023 è stato dedicato un peculiare graphic novel), analizzando le differenze tra la caratterizzazione barksiana del personaggio e quella proposta nelle storie "da esportazione", scritte principalmente da Alpine Harper, Cecil Beard e George Davie. Prima o poi... Nel frattempo, credo sia giunta l'ora di concludere questo post augurandovi un piacevole periodo di festività! Quack!

Si ringrazia Adrien Miqueu per avere accompagnato le mie parole con simpatiche illustrazioni.

venerdì 8 novembre 2024

La mia esperienza a Lucca Comics & Games come inviato stampa

Quando ho creato il mio blog, avevo quattordici anni e mezzo e il web era un posto molto diverso da quello che possiamo vedere oggi. Giusto per dare qualche coordinata: i forum andavano ancora di moda, Facebook era il social più diffuso per mettersi in contatto con persone di tutto il mondo, Instagram e TikTok non esistevano, e le cosiddette "storie", ormai presenti su qualsiasi piattaforma, sarebbero state introdotte solamente anni dopo, con l'affermarsi di Snapchat. Da due anni e mezzo, avevo iniziato a seguire le varie pubblicazioni a fumetti disneyane che uscivano in edicola e frequentavo librerie, fumetterie e mercatini vari alla ricerca dei numeri più vecchi delle testate che preferivo. Nel marzo 2008, avevo anche partecipato alla mia primissima fiera di settore, Cartoomics, pagando un biglietto ridotto al prezzo di 4 euro. Erano decisamente altri tempi...


Come titolo per il mio angolino di internet, avevo scelto "Daily War Drum", in onore del quotidiano capitanato da Topolino nella mitica Topolino giornalista (Osborne/Gottfredson, 1935), e, come "logo", avevo preso a prestito la vignetta iniziale di Paperino nella Luna (Barks, 1948), nella quale, esattamente come nella storia a strisce di Topolino di tredici anni prima, Paperino lavorava come strillone. Ero giovane e affatto disilluso e mi piaceva sognare. A un certo punto, ho stampato un foglio su cui figurava il nome del blog accompagnato dall'immagine di Paperino strillone e il mio nome sotto. Armato di forbici, ho ritagliato il foglio affinché ne uscisse un rettangolino dalle dimensioni di un biglietto da visita e poi l'ho inserito in una apposita macchina plastificatrice che avevo comperato al discount e che penso di avere usato tre volte in vita mia. Ecco, ora avevo tra le mie mani un piccolo pezzo di plastica con sopra il mio nome. Mi immaginavo di utilizzarlo come tesserino di riconoscimento, come una sorta di pass. Va da sé, non è mai uscito dalle quattro mura della mia stanza.


Ma tutto questo accadeva più di quattordici anni fa! Nel frattempo, sono cambiate un po' di cose. Sono cresciuto, ho concluso il mio percorso di studi, mi sono disincantato, ma la passione per questi racconti a fumetti non è mai scomparsa, e ritengo che gli articoli pubblicati su l'Eco del Mondo lo possano testimoniare. Ovviamente, anche il mondo esterno a me è cambiato, il web, come si scriveva in apertura, ma anche il settore editoriale di riferimento. Nuovi autori, nuove pubblicazioni, nuovi editori... Ripenso con nostalgia a quel ragazzino che divorava i redazionali dei sommi Boschi e Becattini, studiandoseli fino all'ultima virgola. Le introduzioni alle storie, agli autori, le selezioni che proponevano. Si può dire che mi abbiano formato, almeno inizialmente. Poi, altre letture, altri studiosi e altri saggi hanno arricchito la mia conoscenza e il mio modo di concepire questo ambito. Con Alberto, oggi, siamo amici. Ci incontriamo alle fiere, ci sentiamo telefonicamente, ci scambiamo opinioni... Eppure, dentro di me, so che gli devo tantissimo per avermi introdotto a questo magico mondo, e ancora oggi faccio enorme tesoro di ogni suo racconto e di qualsiasi riga esca dalla sua penna. Ma non vorrei divagare... Il post si intitola "La mia esperienza a Lucca Comics & Games come inviato stampa" e sia mai che venga tacciato di servirmi dell'ignominiosa pratica del clickbait. Lucca Comics & Games, inutile scriverlo, è la manifestazione fumettistica più grande in Italia. Anche se nel tempo si è ibridata (qualcuno direbbe, forse, "annacquata"), integrando altre forme di intrattenimento, è indubbiamente un punto di riferimento forte per il settore. Ci sono gli editori, i lettori, si presentano le novità, si incontrano gli autori... Sono cinque giorni ricchi di eventi e possibilità. È la seconda volta che partecipo a questa fiera, e la prima volta come inviato stampa. Nello specifico, ho avuto la possibilità di recarmici rappresentando Picsou Magazine, un ottimo periodico disneyano francese. In un certo senso, dopo tutti questi anni, il mio sogno giovanile si è realizzato. Finalmente, portavo al collo un pass con sopra il mio nome e, per di più, per una rivista di fumetti Disney. Cosa avrei potuto desiderare di più?


Il sole? Stranamente, c'era anche quello. Così come lo scorso anno, i miei compagni di avventura sono stati il buon Valerio Paccagnella e altri tre utenti de La Tana del Sollazzo. In ogni caso, va tenuto presente che i momenti effettivi di comunione si traducevano fondamentalmente nei saporiti pasti fuori e nelle calorose serate in casa, mentre ognuno disponeva delle giornate liberamente, in base alle proprie preferenze. Per quanto riguarda la sistemazione, siamo stati anche fortunati. Non tanto per il prezzo, quello è alto ovunque durante le giornate della kermesse, ma quantomeno siamo riusciti a trovare un appartamento in pieno centro, a pochissimi minuti dai padiglioni principali. L'assenza del maltempo e dei vari disagi che, invece, avevano dominato la scorsa edizione è stata una bella sorpresa che non si può trascurare nello stilare un bilancio dell'esperienza.

[Fonte: La Tana del Sollazzo]

In ogni caso, il mio giudizio complessivo non può che essere positivo. Nonostante qualche intoppo iniziale, sono riuscito a fare ciò per cui sono andato, e questo non è poco. Tra un impegno e l'altro, ho persino potuto concedermi un po' di sano svago, come un aperitivo assieme al bravo autore Francesco Vacca (che mi ha fatto scoprire il tradizionale "peschino" lucchese) oppure presenziando alle prime cinematografiche di acclamate pellicole internazionali, come The Substance (dir. Coralie Fargeat, 2024) e Un'avventura spaziale — Un film dei Looney Tunes (dir. Peter Browngardt, 2024), conservandone un ricordo più che piacevole. 

[Fonte: pagina Facebook Un'avventura spaziale - Un film dei Looney Tunes]

Purtroppo, però, come già ho riportato nei primi capoversi, l'"età dell'innocenza" è bella che passata e, per quanto si possano amare i personaggi dei propri fumetti preferiti e le avventure che vivono, non si può fare a meno che notare i fili, chi li muove, e ciò può distrarre dalla fruizione delle opere, portandoti a riflettere su altre logiche, andando a inficiare il piacere sotteso a essa e rendendo il tutto un po' meno magico. Sotto questo punto di vista, invidio un po' il giovane Simone in grado di entusiasmarsi e divertirsi senza andare a incastrarsi in meccaniche produttive non necessariamente accattivanti. A ogni modo, non posso fare a meno che ringraziare i miei sodali per la piacevole compagnia e il tempo trascorso insieme e Picsou Magazine per l'opportunità, invitandovi a leggere un mio resoconto ben più "fumettoso" sul prossimo numero della rivista.

martedì 2 gennaio 2024

L'Almanacco Topolino è in pericolo? Qualche considerazione a ruota libera


Durante la consueta live di fine anno sul canale YouTube The Fisbio Show, il direttore editoriale di Topolino in carica, Alex Bertani, ha confermato che l'Almanacco Topolino passerà dall'essere bimestrale a trimestrale. Una scelta, chiarisce Bertani, motivata dal fatto che "è un prodotto molto di nicchia" e che "fa un po' più fatica degli altri". Non poche le rimostranze degli utenti del forum Papersera, che hanno iniziato ad allarmarsi, subodorando una prossima chiusura dei battenti. Siccome, da principio, ho ritenuto questa testata una potenziale chicca, ho deciso di scriverne a riguardo, illustrando il progetto e le motivazioni che mi hanno spinto ad abbandonarne l'acquisto dopo pochi numeri.

Innanzitutto, un po' di contesto: il primo numero del nuovo Almanacco Topolino esce in edicola il 28 aprile 2021 come allegato a Topolino 3414, è curato da Luca Boschi (pilastro della divulgazione disneyana in Italia) e si rifà allo storico mensile che portava lo stesso nome (1957-1984), di cui recupera anche il logo. Come racconta lo stesso Boschi nel primo redazionale, "il nuovo Almanacco può essere idealmente suddiviso in tre componenti: i classici made in Italy che aprono e chiudono l'albo, a seguire un'antologia di storie contemporanee inedite straniere e infine avventure vintage di rara pubblicazione provenienti da fonti estere, soprattutto americane".

Per una sorta di rispetto e fiducia verso il curatore, nei confronti del quale ho sempre nutrito una forte stima (fortunatamente ricambiata), ho acquistato i primi quattro numeri del progetto, ma mi sono presto accorto che questa formula non mi si confaceva. In poche parole, avevo capito di non essere nel target del prodotto. Ma, allo stesso tempo, non riuscivo realmente a comprendere chi volesse essere il destinatario di questa opera. Cerco di spiegarmi.

Parto dalle "avventure vintage di rara pubblicazione": fondamentalmente, storie provenienti dai comic books americani degli anni Cinquanta e Sessanta. Se dicessi che non meritino di essere scoperte e tramandate, mentirei, ma noi, orfani delle pubblicazioni che lo stesso Boschi (assieme ad Alberto Becattini e Lidia Cannatella) curava, le conosciamo bene, queste storie. Le abbiamo lette proprio lì, su Zio Paperone, su I Maestri Disney, su Disney Anni D'Oro... E, quei mitici albi, irripetibili per contenuti editoriali e selezione delle storie, li conserviamo gelosamente. Se devo pensare all'Almanacco come a "un prodotto molto di nicchia", devo quindi immaginare una nicchia che non possieda le defunte testate citate. O, ancora peggio, una nicchia che non conosca le storie di Carl Barks, dal momento che sono state pubblicate su 8 numeri dei 17 editi al momento. Riconosco che il contributo del cartoonist dell'Oregon sia alla base del fumetto Disney, ma non riesco a immaginare un lettore non occasionale che non lo conosca a memoria e non lo possieda già in molteplice copia, considerando che si tratta dell'autore disneyano più ristampato di sempre (a ragione) e che ha più di una raccolta omnia a suo nome. Purtroppo, lo spazio dedicato a queste storie costituiva per me una sorta di "spreco", in quanto si trattava di doppioni che non mi era utile accumulare.

Lo stesso dicasi per "i classici made in Italy", alcuni già letti su collane come Le imperdibili. Mi dispiace, ma non ho trovato particolarmente coinvolgente la riproposizione di queste storie, se non per il gusto puramente evocativo di replicare la formula degli Almanacchi di una volta. Mi rendo conto che, essendo disposte su quattro strisce, non siano storie agilmente ristampabili altrove, come magari su I Grandi Classici, ma l'effetto nostalgia non ha avuto presa sul mio "cuore di pietra".

Veniamo, quindi, al centro della questione (e degli albi), quello che mi aveva invece incuriosito e su cui avrei puntato di più: le "storie contemporanee inedite straniere". Ogni anno, in Danimarca e in Olanda, vengono prodotte centinaia e centinaia di storie che rimangono inedite nel nostro paese. Qualcuna spunta ogni tanto su Topolino (guai, però, se i disegni non sono di Giorgio Cavazzano!), su Paperino o su Zio Paperone, ma ciò non è assolutamente sufficiente per avere un punto di vista sulla produzione internazionale, sulla maniera che hanno autori diversi di scrivere e disegnare. Ed è un peccato. Qui, Boschi, sulla scia delle esperienze passate, aveva avuto l'intuizione giusta. Portare in Italia una sensibilità differente, contestualizzandola e introducendola appropriatamente. Ben venga il Topolino in calzoncini rossi di Ferioli, le nipotine bionde di Paperina di Heymans, Paperino e Della da bambini di Geradts, il Panchito di Jippes e così via... Ma lo spazio dedicato a questa sezione meritava di essere almeno il doppio.

Tali riflessioni mi hanno portato, dopo soli quattro numeri, a interrompere l'acquisto della testata: non ho ritenuto sufficiente l'apporto di contenuti inediti e non mi è parso sensato continuare a comprare qualcosa che proponesse, per la maggior parte della foliazione, storie che già possiedo e già ho letto. Da qui, non mi sento di appartenere al target. Per quanto io possa apprezzare Kari Korhonen (ricordo di averlo intervistato per questo blog nel lontano 2010, ben prima che il suo nome circolasse in Italia tanto quanto negli ultimi anni), la pubblicazione dei suoi Diari di Paperone non è stata un incentivo abbastanza forte e la scelta di suddividerli in maniera così centellinata (non dimentichiamo che ogni numero distava due mesi da quello successivo!) mi è parsa subito funzionale solamente alla sopravvivenza il più a lungo possibile della testata e non tanto a una fidelizzazione del lettore, tenuto in sospeso per molto più tempo di quanto non fosse necessario. Per mio canto, ho preferito recuperare le storie nell'edizione francese, che le ha pubblicate in massa su due soli volumi del Picsou Magazine. Non mi sorprende che la notizia del cambio di cadenza avvenga proprio ora che si è giunti in pari con la pubblicazione dei Diari e della successiva serie di Korhonen, quasi a confermare quanto avevo supposto con malizia.

Purtroppo, nel maggio dello scorso anno, Luca Boschi è venuto a mancare e le redini dell'Almanacco sono state affidate a Davide Del Gusto, socio fondatore dell'Associazione Papersera. Nonostante gli editoriali siano firmati dal nuovo curatore già dal nono numero, non saprei ben dire quando il contributo e i suggerimenti di Boschi siano scomparsi del tutto, sicuro come sono che avesse un bel catalogo di storie pronte e selezionate da portare in edicola. L'unico albo "delgustiano" che ho acquistato è stato l'undicesimo (datato dicembre 2022), essendo stato incuriosito dall'inedita francese di Corteggiani e Marin. Altra produzione, quella francese, quasi integralmente sconosciuta dalle nostre parti. Il motivo per cui non ho proseguito la collezione è pressoché lo stesso già riportato sopra: Barks, le storie americane degli anni Cinquanta, le storie italiane... e, inoltre, si è aggiunta la ristampa delle storie omaggio a Barks, già viste nel volume Barks' Friends e, ancora, su Zio Paperone.

Chiudendo, mi piacerebbe capire se queste mie considerazioni siano condivise da qualcuno. Considerazioni che, comunque, non vogliono essere impietose nei confronti del lavoro dietro alla selezione e la cura di questa rivista, ma che riflettono semplicemente le motivazioni sottese al mio progressivo disinteresse nella stessa. Credo che l'Almanacco sia nelle intenzioni una signora testata, seria e approfondita, ma mi sembra rivolta a qualcuno che non abbia già letto simili prodotti, come quelli citati nel corso del post (di cui ho l'impressione che questo progetto costituisca una sorta di sintesi più che un'eredità), su cui si trovavano molte delle stesse storie. Il bello delle storiche pubblicazioni curate da Becattini, Boschi e Cannatella è che molto difficilmente si andavano a calpestare i piedi a vicenda, ma invece si integravano alla perfezione l'una con l'altra, invogliando il lettore a collezionarle tutte. Qui, per contro, mi pare che vi sia un insieme eterogeneo di proposte interessanti per un pubblico esigente e di storie che invece tale pubblico dovrebbe avere già viste, rivolte a un lettore ancora "inesperto". E, purtroppo, le seconde vincono numericamente.

© Disney per l'immagine pubblicata.

domenica 3 dicembre 2023

La retrospettiva francese su Daan Jippes è una delle cose migliori accadute al fumetto Disney negli ultimi anni


Quest'anno, in Francia, Unique Heritage ha pubblicato una retrospettiva sul lavoro disneyano di quel grande artista europeo che risponde al nome di Daan Jippes ed è, a mio avviso, una delle cose migliori accadute al fumetto Disney negli ultimi anni. Si tratta di quattro volumi brossurati di 244 pagine facenti parte della collana Les Trésors de Picsou, nata come edizione speciale del mensile (ora, in realtà, a cadenza irregolare) Picsou Magazine.

L'opera è suddivisa per periodi e si apre con gli esordi olandesi: Topolino e un corvo per amico (Jippes, 1972), edita in Italia solo lo scorso aprile su Almanacco Topolino 13, è la prima storia, seguita da Paperino in “per un pugno di patatine (Jippes, 1975), dieci storie realizzate in collaborazione con l'autore danese Freddy Milton tra il 1976 e il 1982, altre due storie come autore completo e una che lo vede solo in veste di sceneggiatore (Jippes/Nadorp, 1993), ancora inedita nel nostro paese. Il primo volume si conclude con una storia barksiana scelta da Jippes, Paperino e la lotta dei rumori (Barks, 1955), una storia finlandese (!) nata in maniera insolita, Kovat ajat, pehmeät keinot (Honkasalo, Tietäväinen/Tietäväinen, 2014), e una parentesi sul compianto François Corteggiani, con la riproposizione della bella Mickey à travers le temps (Corteggiani/Marin, 1994) e di alcune tavole della serie Bébés Disney.

Il secondo volume si occupa, invece, delle storie barksiane ridisegnate da Jippes (ne sono pubblicate dieci, di cui otto con protagoniste le Giovani Marmotte), di Paperino temerario della consegna (Jippes, 2002) e di tre storie nate da soggetti o idee incompiute di Carl Barks: Zio Paperone e il riscatto del roditore (Barks, Jippes/Jippes, 2002), Paperino da qualche parte, oltre il nulla (Barks, Lustig/Jippes, 2010) e Archimede in “Il pifferaio magico di Paperopoli” (Barks, Jippes/Jippes, 2007). Questo volume, come il successivo, propone inoltre una selezione di strisce e tavole realizzate da Jippes per i quotidiani statunitensi negli anni Ottanta, materiale rarissimo e (con poche eccezioni) mai ristampato.

Il terzo appuntamento di questa collana si concentra sul periodo danese di Jippes, ovvero sulle storie realizzate per l'editore Egmont. Sono state scelte quattordici storie realizzate come autore completo e quattro tratte da soggetti o idee incompiute di Carl Barks: Archimede Pitagorico e lo zerbino da guardia (Barks, Jippes/Jippes, 2011), Paperino accalappiacani accanito (Barks, Jippes/Jippes, 2012), Paperino e il problema del doppio (Barks, Lustig/Jippes, 2013) e L'agente di Archimede (Barks, Lustig/Jippes, 2014). Inoltre, anche qui, come già dichiarato, una selezione di strisce e tavole risalenti agli anni Ottanta.

L'ultimo volume si apre con tredici storie danesi, tra le quali un'altra nata da un soggetto di Barks, Metti un papero a cena (Barks, Lustig/Jippes, 2011), per poi giungere al ritorno in Olanda: Slapen op commando (du Mosch/Jippes, Schröder, 2021), Bam! Boe! (Geradts/Jippes, Schröder, 2021) e Te veel Kerstmannen (Geradts/Jippes, Schröder, 2021). Chiudono il volume tre appendici: una su Pippo (ventisei storie brevi scritte da François Corteggiani, pubblicate tra il 2008 e il 2019), una su Panchito (nove storie brevi pubblicate tra il 2021 e il 2023) e ancora una su Pippo (quindici storie brevi pubblicate tra il 2018 e il 2023).

Oltre a questa, io ritengo, eccellente selezione e suddivisione, i volumi sono accompagnati da un incredibile lavoro editoriale di approfondimento. Basti pensare che ogni storia è introdotta da una pagina di testo contenente curiosità o dietro le quinte e, oltre ad articoli di saggistica (solitamente posti in fondo ai numeri), si possono trovare ben trenta (!) pagine di interviste originali sparse per l'intera opera. Se ciò non fosse abbastanza, oltre a storie, articoli e quattro copertine inedite, sono tantissime le illustrazioni di Jippes riproposte e, attenzione attenzione, sono presenti ben due tavole di fumetti realizzate da Jippes appositamente per questo progetto, tra cui la sua ultima storia Disney in assoluto, che condivido qui sotto. 


Come scrivevo in apertura, non fatico a definire questa retrospettiva una delle cose migliori accadute al fumetto Disney negli ultimi anni e credo vivamente che sia da prendere a esempio per future pubblicazioni.

© Disney per le immagini pubblicate.