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lunedì 30 giugno 2025

Un Romano Scarpa inedito in Svezia?

È il novembre 2009 quando nelle edicole italiane esce il quinto numero del bimestrale Disney Anni d'Oro, che reca in copertina il seguente strillo: "INEDITO MONDIALE: una storia di Romano Scarpa!"


Si tratta di Zio Paperone e gli uccelli dorati, disegnata da Scarpa nel 1985 per il programma Overseas dello Studio Disney di Burbank, che sforna storie per il mercato internazionale. Per intenderci, è lo stesso contesto produttivo in cui nascono personaggi come Paperoga e 01 Paperbond o nel quale possiamo vedere Amelia e Maga Magò vivere in un castello paperopolese assieme a due corvi e a nonna Amelia (Granny De Spell).

Purtroppo, tale impresa della famiglia dei Paperi va perduta e una sorte analoga capita anche ad altri racconti del Maestro veneziano: Topolino e la marmitta fotonica (pubblicata in Zio Paperone 201, nel 2006), Zio Paperone e il segreto della palandrana (pubblicata in Zio Paperone 210, nel 2007), Paperino e l'oggetto misterioso (pubblicata in Le Grandi storie Disney 24, nel 2014), Nonna Papera e il rospo da guardia (pubblicata in Le Grandi storie Disney 40, nel 2014) e un'altra manciata di avventure tuttora inedite.

Tuttavia, se i disegni di queste storie vengono ritrovati, lo stesso non si può dire dei testi, che sembrano essere smarriti definitivamente. Per tale motivo, in ognuno dei casi sopra citati, a eccezione di Paperino e l'oggetto misterioso (pubblicata muta per la difficoltà di ricostruirne le dinamiche), i dialoghi sono riscritti da capo dall'esperto Luca Boschi, basandosi sulla scansione degli eventi raffigurata da Scarpa. Inoltre, in Zio Paperone e gli uccelli dorati, Boschi non si limita a re-immaginare le conversazioni dei personaggi e le didascalie, ma disegna ex-novo mezza pagina della storia, anch'essa introvabile.


Ebbene, nel terzo numero di quest'anno del bimestrale svedese Kalle Anka Klassiker (nelle edicole da poco più di una settimana), viene proposta per la prima volta nel paese scandinavo la storia di Scarpa, ma con una piccola differenza (peraltro non indicata su INDUCKS al momento della scrittura di questo post): le quattro vignette disegnate da Boschi sono state ricostruite mettendo insieme vignette provenienti da Zio Paperone e la condizione imposta (1980).


© Disney per le immagini pubblicate.

martedì 2 gennaio 2024

L'Almanacco Topolino è in pericolo? Qualche considerazione a ruota libera


Durante la consueta live di fine anno sul canale YouTube The Fisbio Show, il direttore editoriale di Topolino in carica, Alex Bertani, ha confermato che l'Almanacco Topolino passerà dall'essere bimestrale a trimestrale. Una scelta, chiarisce Bertani, motivata dal fatto che "è un prodotto molto di nicchia" e che "fa un po' più fatica degli altri". Non poche le rimostranze degli utenti del forum Papersera, che hanno iniziato ad allarmarsi, subodorando una prossima chiusura dei battenti. Siccome, da principio, ho ritenuto questa testata una potenziale chicca, ho deciso di scriverne a riguardo, illustrando il progetto e le motivazioni che mi hanno spinto ad abbandonarne l'acquisto dopo pochi numeri.

Innanzitutto, un po' di contesto: il primo numero del nuovo Almanacco Topolino esce in edicola il 28 aprile 2021 come allegato a Topolino 3414, è curato da Luca Boschi (pilastro della divulgazione disneyana in Italia) e si rifà allo storico mensile che portava lo stesso nome (1957-1984), di cui recupera anche il logo. Come racconta lo stesso Boschi nel primo redazionale, "il nuovo Almanacco può essere idealmente suddiviso in tre componenti: i classici made in Italy che aprono e chiudono l'albo, a seguire un'antologia di storie contemporanee inedite straniere e infine avventure vintage di rara pubblicazione provenienti da fonti estere, soprattutto americane".

Per una sorta di rispetto e fiducia verso il curatore, nei confronti del quale ho sempre nutrito una forte stima (fortunatamente ricambiata), ho acquistato i primi quattro numeri del progetto, ma mi sono presto accorto che questa formula non mi si confaceva. In poche parole, avevo capito di non essere nel target del prodotto. Ma, allo stesso tempo, non riuscivo realmente a comprendere chi volesse essere il destinatario di questa opera. Cerco di spiegarmi.

Parto dalle "avventure vintage di rara pubblicazione": fondamentalmente, storie provenienti dai comic books americani degli anni Cinquanta e Sessanta. Se dicessi che non meritino di essere scoperte e tramandate, mentirei, ma noi, orfani delle pubblicazioni che lo stesso Boschi (assieme ad Alberto Becattini e Lidia Cannatella) curava, le conosciamo bene, queste storie. Le abbiamo lette proprio lì, su Zio Paperone, su I Maestri Disney, su Disney Anni D'Oro... E, quei mitici albi, irripetibili per contenuti editoriali e selezione delle storie, li conserviamo gelosamente. Se devo pensare all'Almanacco come a "un prodotto molto di nicchia", devo quindi immaginare una nicchia che non possieda le defunte testate citate. O, ancora peggio, una nicchia che non conosca le storie di Carl Barks, dal momento che sono state pubblicate su 8 numeri dei 17 editi al momento. Riconosco che il contributo del cartoonist dell'Oregon sia alla base del fumetto Disney, ma non riesco a immaginare un lettore non occasionale che non lo conosca a memoria e non lo possieda già in molteplice copia, considerando che si tratta dell'autore disneyano più ristampato di sempre (a ragione) e che ha più di una raccolta omnia a suo nome. Purtroppo, lo spazio dedicato a queste storie costituiva per me una sorta di "spreco", in quanto si trattava di doppioni che non mi era utile accumulare.

Lo stesso dicasi per "i classici made in Italy", alcuni già letti su collane come Le imperdibili. Mi dispiace, ma non ho trovato particolarmente coinvolgente la riproposizione di queste storie, se non per il gusto puramente evocativo di replicare la formula degli Almanacchi di una volta. Mi rendo conto che, essendo disposte su quattro strisce, non siano storie agilmente ristampabili altrove, come magari su I Grandi Classici, ma l'effetto nostalgia non ha avuto presa sul mio "cuore di pietra".

Veniamo, quindi, al centro della questione (e degli albi), quello che mi aveva invece incuriosito e su cui avrei puntato di più: le "storie contemporanee inedite straniere". Ogni anno, in Danimarca e in Olanda, vengono prodotte centinaia e centinaia di storie che rimangono inedite nel nostro paese. Qualcuna spunta ogni tanto su Topolino (guai, però, se i disegni non sono di Giorgio Cavazzano!), su Paperino o su Zio Paperone, ma ciò non è assolutamente sufficiente per avere un punto di vista sulla produzione internazionale, sulla maniera che hanno autori diversi di scrivere e disegnare. Ed è un peccato. Qui, Boschi, sulla scia delle esperienze passate, aveva avuto l'intuizione giusta. Portare in Italia una sensibilità differente, contestualizzandola e introducendola appropriatamente. Ben venga il Topolino in calzoncini rossi di Ferioli, le nipotine bionde di Paperina di Heymans, Paperino e Della da bambini di Geradts, il Panchito di Jippes e così via... Ma lo spazio dedicato a questa sezione meritava di essere almeno il doppio.

Tali riflessioni mi hanno portato, dopo soli quattro numeri, a interrompere l'acquisto della testata: non ho ritenuto sufficiente l'apporto di contenuti inediti e non mi è parso sensato continuare a comprare qualcosa che proponesse, per la maggior parte della foliazione, storie che già possiedo e già ho letto. Da qui, non mi sento di appartenere al target. Per quanto io possa apprezzare Kari Korhonen (ricordo di averlo intervistato per questo blog nel lontano 2010, ben prima che il suo nome circolasse in Italia tanto quanto negli ultimi anni), la pubblicazione dei suoi Diari di Paperone non è stata un incentivo abbastanza forte e la scelta di suddividerli in maniera così centellinata (non dimentichiamo che ogni numero distava due mesi da quello successivo!) mi è parsa subito funzionale solamente alla sopravvivenza il più a lungo possibile della testata e non tanto a una fidelizzazione del lettore, tenuto in sospeso per molto più tempo di quanto non fosse necessario. Per mio canto, ho preferito recuperare le storie nell'edizione francese, che le ha pubblicate in massa su due soli volumi del Picsou Magazine. Non mi sorprende che la notizia del cambio di cadenza avvenga proprio ora che si è giunti in pari con la pubblicazione dei Diari e della successiva serie di Korhonen, quasi a confermare quanto avevo supposto con malizia.

Purtroppo, nel maggio dello scorso anno, Luca Boschi è venuto a mancare e le redini dell'Almanacco sono state affidate a Davide Del Gusto, socio fondatore dell'Associazione Papersera. Nonostante gli editoriali siano firmati dal nuovo curatore già dal nono numero, non saprei ben dire quando il contributo e i suggerimenti di Boschi siano scomparsi del tutto, sicuro come sono che avesse un bel catalogo di storie pronte e selezionate da portare in edicola. L'unico albo "delgustiano" che ho acquistato è stato l'undicesimo (datato dicembre 2022), essendo stato incuriosito dall'inedita francese di Corteggiani e Marin. Altra produzione, quella francese, quasi integralmente sconosciuta dalle nostre parti. Il motivo per cui non ho proseguito la collezione è pressoché lo stesso già riportato sopra: Barks, le storie americane degli anni Cinquanta, le storie italiane... e, inoltre, si è aggiunta la ristampa delle storie omaggio a Barks, già viste nel volume Barks' Friends e, ancora, su Zio Paperone.

Chiudendo, mi piacerebbe capire se queste mie considerazioni siano condivise da qualcuno. Considerazioni che, comunque, non vogliono essere impietose nei confronti del lavoro dietro alla selezione e la cura di questa rivista, ma che riflettono semplicemente le motivazioni sottese al mio progressivo disinteresse nella stessa. Credo che l'Almanacco sia nelle intenzioni una signora testata, seria e approfondita, ma mi sembra rivolta a qualcuno che non abbia già letto simili prodotti, come quelli citati nel corso del post (di cui ho l'impressione che questo progetto costituisca una sorta di sintesi più che un'eredità), su cui si trovavano molte delle stesse storie. Il bello delle storiche pubblicazioni curate da Becattini, Boschi e Cannatella è che molto difficilmente si andavano a calpestare i piedi a vicenda, ma invece si integravano alla perfezione l'una con l'altra, invogliando il lettore a collezionarle tutte. Qui, per contro, mi pare che vi sia un insieme eterogeneo di proposte interessanti per un pubblico esigente e di storie che invece tale pubblico dovrebbe avere già viste, rivolte a un lettore ancora "inesperto". E, purtroppo, le seconde vincono numericamente.

© Disney per l'immagine pubblicata.

mercoledì 7 dicembre 2022

Una chiacchierata con... Kari Korhonen (2010)

Quando, dodici anni fa, ho aperto il Daily War Drum (predecessore di questo blog), ho da subito cercato di mettermi in contatto con quegli autori e artisti che avevo modo di apprezzare sulle pagine dei fumetti che leggevo al tempo, principalmente Mega e Zio Paperone. È per tale motivo che, escludendo un paio di rare eccezioni, mi sono sempre trovato a intervistare personalità non italiane, aventi a che fare con la produzione danese o olandese. Per me, era "normale" cercare di soddisfare in questo modo le mie curiosità su ciò che mi piaceva (e ancora oggi contatto direttamente gli autori, quando possibile) e, quando una persona dalla cultura immensa come Luca Boschi  al nostro primissimo incontro virtuale (avvenuto tra i commenti di un post sul suo blog)  mi ha scritto quello che riporto qui sotto, ho iniziato a pensare che forse quelle mie domande potessero interessare anche a qualcun altro e ciò mi ha dato la spinta per continuare a informarmi e ad approfondire sempre di più.

Il primissimo messaggio ricevuto da Luca Boschi (2010)

Kari Korhonen è stato, infatti, uno degli autori con cui ho avuto modo di parlare nei primi mesi di vita del blog e, effettivamente, non era troppo conosciuto qui in Italia. Oggi, complice anche (ma non solo) la sua recente serie di storie sulla gioventù di Paperone (pubblicata da noi sul nuovo Almanacco Topolino), sta finalmente avendo il consenso che merita e il suo nome rimbalza molto più frequentemente su blog e forum nostrani. Questo è il motivo per cui ho deciso di proporre nuovamente la nostra chiacchierata, per la prima volta in italiano.

SC: Simone Cavazzuti
KK: Kari Korhonen

SC: A che età hai letto il tuo primo fumetto Disney? Ricordi che storia fosse?

KK: Avevo all'incirca quattro anni. Si trattava della barksiana Paperino e i doni inattesi (pubblicata su un Christmas Parade) e mi è stata letta dal mio caro padre.

Due vignette da Paperino e i doni inattesi (Barks, 1950)

SC: Preferisci scrivere o disegnare storie?

KK: In realtà, preferisco scrivere. Disegnare è un duro lavoro, mentre la costruzione della storia mi risulta più semplice. Barks una volta mi ha detto che il disegno può essere insegnato, ma è più difficile con lo story-telling. Non sto dicendo di essere bravo in uno o nell'altro, ma credo che avesse ragione.

SC: Che tipo di storie preferisci scrivere?

KK: Senza dubbio, quelle comiche. La classica storia da dieci pagine è una sfida. Più piccola è la storia, più è difficile. Non scrivo bene racconti di azione.

SC: Ne hai una preferita?

KK: Non saprei, onestamente. Troppe tra cui scegliere. Non una delle mie, di sicuro.

SC: Per quanto riguarda i disegni, quali sono gli artisti a cui ti ispiri maggiormente?

KK: Sono un ammiratore di così tanta gente. Barks  ovviamente , Branca, Scarpa, Vicar, Jippes, Tardi, Uderzo e Walt Kelly. Potrei andare avanti a lungo. Tutti artisti vecchia scuola, comunque.

SC: Sei mai stato aiutato nei disegni?

KK: Ho inchiostrato tutte le mie cose fino al 2005. Da allora, sto lavorando con un inchiostratore, Ferran Rodriguez.

SC: Nella tua storia Paperino e la fortuna in pentola (Korhonen/Branca, 1998), Paperino, Gastone e Paperone partecipano a un concorso per poter vincere una pentola d'oro. Per farlo, devono trovare uno dei tre leprecauni (Qui, Quo e Qua); Paperone e Gastone lo trovano, ma Paperino trova un vero leprecauno, lo stesso che era stato catturato da Cornelius Coot dopo il grande incendio di Forte Paperopoli.

Ti andrebbe di dire qualcosa a proposito di come è nata questa idea?

L'incipit di Paperino e la fortuna in pentola

KK: Diamine! Quella è una vecchia chicca! È stata la seconda delle 8 storie che ho avuto il privilegio di realizzare assieme a Daniel Branca (sia benedetto il suo cuore d'oro)!

Non riesco a ricordare la storia così bene, ma ero appena tornato da un viaggio in Irlanda ed ero, come tuttora sono, affascinato da tutta la simbologia irlandese. In qualche modo, la storia è venuta fuori e basta. È stato 15 anni fa, perciò chiedo scusa per la mia smemoratezza. Branca al suo meglio, comunque. Dovrei recuperare i nostri bozzetti!

SC: In una delle tue prime storie Disney, Quando Zio Paperone fa festa (Korhonen, 2000), hai usato il personaggio barksiano Clerkly, che in Italia non è particolarmente diffuso, a differenza del maggiordomo Battista, introdotto a suo tempo da Rodolfo Cimino.

KK: La storia è stata una delle prime storie lunghe che ho disegnato, ma abbozzavo e scrivevo già da anni. Sì, Clerkly è ancora uno dei miei preferiti tra i lacchè di Paperone. Aveva un ruolo minore nella barksiana Zio Paperone... tutto per la concessione e sembrava l'archetipo dell'impiegato degli anni '50. In qualche modo, mi affascinava, mentre Battista è un personaggio fin troppo cartoonesco. Inoltre, Clerkly è l'immagine sputata di Byron Erickson, il redattore capo che mi aveva dato il mio primo lavoro, e ciò mi ci ha fatto affezionare. Ho realizzato una storia nel 2006, intitolata Mr. Clerkly's Christmas, che mostrava un po' di retroscena del personaggio.

Clerkly in Zio Paperone... tutto per la concessione (Barks, 1966)

SC: Che ne pensi dei personaggi Disney italiani (Brigitta, Filo Sganga...)?

KK: Amo molti dei personaggi italiani. Brigitta (e tutte le creazioni di Scarpa, del resto) era un appuntamento fisso nella mia infanzia. Non ho mai capito Paperone, comunque. Io ho sempre sperato che qualche ragazza fosse COSÌ TANTO interessata a me.

SC: Restando in tema: negli anni 2000, hai scritto diverse storie di Donny Duck, una versione europea dell'italiano Paperino Paperotto. Come è successo?

KK: Gli editori tedeschi avevano pubblicato due delle belle storie italiane su Micky Maus nel 1998 ed erano state un successo [ndr. stando a I.N.D.U.C.K.S., Paperino Paperotto arriva in Germania solamente nel 1999]. Da lì, ECN mi ha chiesto di scrivere nuove storie per Egmont. All'inizio, non ero parecchio emozionato  l'idea di mostrare personaggi amati negli anni della loro giovinezza è quasi sempre un errore. Voglio dire: Young Flinstones [ndr. The Flinstsone Kids] non è il cartone animato preferito di nessuno, no? Ma poi, una volta che ho iniziato a pensare a Quackville [ndr. nome europeo di Quacktown] come a un universo separato, mi ci sono davvero appassionato. Finora, ho scritto una cinquantina di storie e spero ne vengano di nuove.

Paperino Paperotto e Louis in Days of Thunder (Korhonen/Tortajada Aguilar, 2009)

SC: Che ne pensi di William Van Horn e del "suo" Rumpus McFowl?

KK: Sono stato uno dei più grandi fan di Bill da quando ha iniziato. Un genio come artista. Rumpus come personaggio? Un po' vuoto. Mi lascia indifferente.

Rumpus McFowl in The Stick-Up (Van Horn, 2010)

SC: Che ne pensi di Qui, Quo e Qua e delle Giovani Marmotte? 

KK: Un buon modo di Barks per ribaltare la situazione tra Paperino e i ragazzi: Paperino diventa il bambino. Ha funzionato bene, anche se a volte i bambini sembrano un po' sapientoni.

SC: Qual è la tua visione su Topolino?

KK: Beh, ho fatto molto poco con Topolino: qualche copertina e qualche storia da una pagina. Negli anni Cinquanta, Topolino si è trasferito in periferia e ha iniziato a vestirsi come Bing Crosby — con i pantaloni larghi. Non molto interessante.

SC: Come definiresti Pippo e il cugino Paperoga?

KK: Buon vecchio Pippo. Tutti noi abbiamo amici così, no? Un Capitan Haddock per Topolino/Tintin. Lo amo teneramente. Paperoga non l'ho mai capito. Né lo hanno capito molti autori. Suppongo che uno debba aver vissuto gli anni hippie per farlo.

SC: Le domande sono terminate, perciò sei libero di aggiungere qualcosa sulla tua biografia o sulla tua carriera.

KK: A differenza di quello che le lunghe divagazioni nelle mie risposte lascerebbe credere, solitamente ho ben poco da dire su me stesso. Quindi, se non ti dispiace, mi fermerò qui. È stato comunque un piacere. Grazie!

© Disney per le immagini pubblicate.