mercoledì 7 dicembre 2022

Una chiacchierata con... Kari Korhonen (2010)

Quando, dodici anni fa, ho aperto il Daily War Drum (predecessore di questo blog), ho da subito cercato di mettermi in contatto con quegli autori e artisti che avevo modo di apprezzare sulle pagine dei fumetti che leggevo al tempo, principalmente Mega e Zio Paperone. È per tale motivo che, escludendo un paio di rare eccezioni, mi sono sempre trovato a intervistare personalità non italiane, aventi a che fare con la produzione danese o olandese. Per me, era "normale" cercare di soddisfare in questo modo le mie curiosità su ciò che mi piaceva (e ancora oggi contatto direttamente gli autori, quando possibile) e, quando una persona dalla cultura immensa come Luca Boschi  al nostro primissimo incontro virtuale (avvenuto tra i commenti di un post sul suo blog)  mi ha scritto quello che riporto qui sotto, ho iniziato a pensare che forse quelle mie domande potessero interessare anche a qualcun altro e ciò mi ha dato la spinta per continuare a informarmi e ad approfondire sempre di più.

Il primissimo messaggio ricevuto da Luca Boschi (2010)

Kari Korhonen è stato, infatti, uno degli autori con cui ho avuto modo di parlare nei primi mesi di vita del blog e, effettivamente, non era troppo conosciuto qui in Italia. Oggi, complice anche (ma non solo) la sua recente serie di storie sulla gioventù di Paperone (pubblicata da noi sul nuovo Almanacco Topolino), sta finalmente avendo il consenso che merita e il suo nome rimbalza molto più frequentemente su blog e forum nostrani. Questo è il motivo per cui ho deciso di proporre nuovamente la nostra chiacchierata, per la prima volta in italiano.

SC: Simone Cavazzuti
KK: Kari Korhonen

SC: A che età hai letto il tuo primo fumetto Disney? Ricordi che storia fosse?

KK: Avevo all'incirca quattro anni. Si trattava della barksiana Paperino e i doni inattesi (pubblicata su un Christmas Parade) e mi è stata letta dal mio caro padre.

Due vignette da Paperino e i doni inattesi (Barks, 1950)

SC: Preferisci scrivere o disegnare storie?

KK: In realtà, preferisco scrivere. Disegnare è un duro lavoro, mentre la costruzione della storia mi risulta più semplice. Barks una volta mi ha detto che il disegno può essere insegnato, ma è più difficile con lo story-telling. Non sto dicendo di essere bravo in uno o nell'altro, ma credo che avesse ragione.

SC: Che tipo di storie preferisci scrivere?

KK: Senza dubbio, quelle comiche. La classica storia da dieci pagine è una sfida. Più piccola è la storia, più è difficile. Non scrivo bene racconti di azione.

SC: Ne hai una preferita?

KK: Non saprei, onestamente. Troppe tra cui scegliere. Non una delle mie, di sicuro.

SC: Per quanto riguarda i disegni, quali sono gli artisti a cui ti ispiri maggiormente?

KK: Sono un ammiratore di così tanta gente. Barks  ovviamente , Branca, Scarpa, Vicar, Jippes, Tardi, Uderzo e Walt Kelly. Potrei andare avanti a lungo. Tutti artisti vecchia scuola, comunque.

SC: Sei mai stato aiutato nei disegni?

KK: Ho inchiostrato tutte le mie cose fino al 2005. Da allora, sto lavorando con un inchiostratore, Ferran Rodriguez.

SC: Nella tua storia Paperino e la fortuna in pentola (Korhonen/Branca, 1998), Paperino, Gastone e Paperone partecipano a un concorso per poter vincere una pentola d'oro. Per farlo, devono trovare uno dei tre leprecauni (Qui, Quo e Qua); Paperone e Gastone lo trovano, ma Paperino trova un vero leprecauno, lo stesso che era stato catturato da Cornelius Coot dopo il grande incendio di Forte Paperopoli.

Ti andrebbe di dire qualcosa a proposito di come è nata questa idea?

L'incipit di Paperino e la fortuna in pentola

KK: Diamine! Quella è una vecchia chicca! È stata la seconda delle 8 storie che ho avuto il privilegio di realizzare assieme a Daniel Branca (sia benedetto il suo cuore d'oro)!

Non riesco a ricordare la storia così bene, ma ero appena tornato da un viaggio in Irlanda ed ero, come tuttora sono, affascinato da tutta la simbologia irlandese. In qualche modo, la storia è venuta fuori e basta. È stato 15 anni fa, perciò chiedo scusa per la mia smemoratezza. Branca al suo meglio, comunque. Dovrei recuperare i nostri bozzetti!

SC: In una delle tue prime storie Disney, Quando Zio Paperone fa festa (Korhonen, 2000), hai usato il personaggio barksiano Clerkly, che in Italia non è particolarmente diffuso, a differenza del maggiordomo Battista, introdotto a suo tempo da Rodolfo Cimino.

KK: La storia è stata una delle prime storie lunghe che ho disegnato, ma abbozzavo e scrivevo già da anni. Sì, Clerkly è ancora uno dei miei preferiti tra i lacchè di Paperone. Aveva un ruolo minore nella barksiana Zio Paperone... tutto per la concessione e sembrava l'archetipo dell'impiegato degli anni '50. In qualche modo, mi affascinava, mentre Battista è un personaggio fin troppo cartoonesco. Inoltre, Clerkly è l'immagine sputata di Byron Erickson, il redattore capo che mi aveva dato il mio primo lavoro, e ciò mi ci ha fatto affezionare. Ho realizzato una storia nel 2006, intitolata Mr. Clerkly's Christmas, che mostrava un po' di retroscena del personaggio.

Clerkly in Zio Paperone... tutto per la concessione (Barks, 1966)

SC: Che ne pensi dei personaggi Disney italiani (Brigitta, Filo Sganga...)?

KK: Amo molti dei personaggi italiani. Brigitta (e tutte le creazioni di Scarpa, del resto) era un appuntamento fisso nella mia infanzia. Non ho mai capito Paperone, comunque. Io ho sempre sperato che qualche ragazza fosse COSÌ TANTO interessata a me.

SC: Restando in tema: negli anni 2000, hai scritto diverse storie di Donny Duck, una versione europea dell'italiano Paperino Paperotto. Come è successo?

KK: Gli editori tedeschi avevano pubblicato due delle belle storie italiane su Micky Maus nel 1998 ed erano state un successo [ndr. stando a I.N.D.U.C.K.S., Paperino Paperotto arriva in Germania solamente nel 1999]. Da lì, ECN mi ha chiesto di scrivere nuove storie per Egmont. All'inizio, non ero parecchio emozionato  l'idea di mostrare personaggi amati negli anni della loro giovinezza è quasi sempre un errore. Voglio dire: Young Flinstones [ndr. The Flinstsone Kids] non è il cartone animato preferito di nessuno, no? Ma poi, una volta che ho iniziato a pensare a Quackville [ndr. nome europeo di Quacktown] come a un universo separato, mi ci sono davvero appassionato. Finora, ho scritto una cinquantina di storie e spero ne vengano di nuove.

Paperino Paperotto e Louis in Days of Thunder (Korhonen/Tortajada Aguilar, 2009)

SC: Che ne pensi di William Van Horn e del "suo" Rumpus McFowl?

KK: Sono stato uno dei più grandi fan di Bill da quando ha iniziato. Un genio come artista. Rumpus come personaggio? Un po' vuoto. Mi lascia indifferente.

Rumpus McFowl in The Stick-Up (Van Horn, 2010)

SC: Che ne pensi di Qui, Quo e Qua e delle Giovani Marmotte? 

KK: Un buon modo di Barks per ribaltare la situazione tra Paperino e i ragazzi: Paperino diventa il bambino. Ha funzionato bene, anche se a volte i bambini sembrano un po' sapientoni.

SC: Qual è la tua visione su Topolino?

KK: Beh, ho fatto molto poco con Topolino: qualche copertina e qualche storia da una pagina. Negli anni Cinquanta, Topolino si è trasferito in periferia e ha iniziato a vestirsi come Bing Crosby — con i pantaloni larghi. Non molto interessante.

SC: Come definiresti Pippo e il cugino Paperoga?

KK: Buon vecchio Pippo. Tutti noi abbiamo amici così, no? Un Capitan Haddock per Topolino/Tintin. Lo amo teneramente. Paperoga non l'ho mai capito. Né lo hanno capito molti autori. Suppongo che uno debba aver vissuto gli anni hippie per farlo.

SC: Le domande sono terminate, perciò sei libero di aggiungere qualcosa sulla tua biografia o sulla tua carriera.

KK: A differenza di quello che le lunghe divagazioni nelle mie risposte lascerebbe credere, solitamente ho ben poco da dire su me stesso. Quindi, se non ti dispiace, mi fermerò qui. È stato comunque un piacere. Grazie!

© Disney per le immagini pubblicate.

2 commenti:

  1. Bell'intervista. Nuovo autore=nuove storie da andarsi a recuperare

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  2. Sempre belle le tue interviste, questa poi è una vera chicca!❤️

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