venerdì 28 ottobre 2022

Come ho conosciuto le storie di Carl Barks (di Carlo Panaro)

Carlo Panaro è autore di Topolino da metà anni Ottanta ed è anche uno dei più prolifici, con più di 1300 sceneggiature all'attivo (dati I.N.D.U.C.K.S.). Nel 2011, gli avevo chiesto di scrivere un pezzo su Carl Barks per un progetto che alla fine non si è mai realizzato e il suo testo è rimasto, così, inedito sul mio computer per tutti questi anni. Onestamente, mi sembrava un peccato non condividerlo e, perciò, ho recentemente chiesto a Carlo se gli facesse piacere pubblicarlo qui sul blog. Non solo ha accettato volentieri, ma ha anche deciso di integrare il suo scritto originale, aggiornandolo e inserendo qualche dettaglio in più sulla propria produzione di storie a fumetti e del rapporto tra questa e quella di Barks.

COME HO CONOSCIUTO LE STORIE DI CARL BARKS
di Carlo Panaro

Carl Barks… un nome che fa sognare chiunque ami i fumetti Disney! Ha costruito un intero mondo popolato da paperi, Paperopoli, e inventato personaggi divenuti immortali, a cominciare da Zio Paperone. Io ho avuto modo di conoscere le sue storie da piccolo, e me ne sono subito innamorato…

Quando ho incominciato a leggere Topolino, negli anni 1969/70, per un bambino, quale ero io all’epoca, era davvero impossibile distinguere le storie “italiane” da quelle “straniere”Infatti, diversamente da quanto avviene ormai da molti anni, non vi erano indicazioni degli autori; quindi, per me, le storie di Carl Barks, Paul Murry, Scarpa, Carpi e così via, facendo solo riferimento ai disegni (quelli che mi colpivano subito l’occhio sfogliando il giornalino), venivano tutte dallo stesso Paese, presumibilmente l’Italia.

Ricordo una delle prime storie, lette all’epoca, di Carl Barks: Zio Paperone e la corona di Gengis Khan, collocata in chiusura di un numero di Topolino degli anni ’70.

Mi colpì subito per la ricchezza di fantasia: dalla suggestiva corona, definita scherzosamente una sorta di “secchiello”, all’altissimo uomo delle nevi, la cui unica parola era un buffissimo “gù”. L’orologio dello Zio Paperone, la classica “cipolla”, presentato nella prima tavola della storia, diveniva, poi, l’elemento risolutivo che permetteva al miliardario e ai nipoti di sfuggire all’insolita creatura e di salvarsi, portando con loro la leggendaria corona.

Prima vignetta di Zio Paperone e la corona di Gengis Khan (Barks, 1956)

Purtroppo, ripeto, non mi era certamente possibile ricondurre quella gradevolissima avventura a Barks, addirittura il creatore di Zio Paperone, l’Uomo dei Paperi, di cui, in tutta sincerità, ignoravo perfino l’esistenza!

Pochi anni dopo, però, le cose cambiarono.

Acquistai, infatti, un delizioso volumetto, Vita e dollari di Paperon de’ Paperoni: era il 1973 e avevo circa 10 anni.

Leggendo quelle sette splendide avventure, scoprii che lo Zione era stato creato in America nel 1947, quindi, era un personaggio ancora relativamente giovane. La mano” che aveva disegnato e scritto le storie era la stessa di quella fantastica avventura che tanto mi aveva colpito, ma di Carl Barks si parlava ben poco: veniva soltanto citato come “uno dei più intelligenti disegnatori di Walt Disney”.

In realtà, oggi sappiamo tutti che era molto di più! Era comunque la prima volta che mi imbattevo nel suo nome e, inoltre, avevo la possibilità di leggere alcune delle sue meravigliose storie incentrate sulla figura del suo personaggio più famoso, Zio Paperone.

Copertina dell'Oscar Mondadori Vita e Dollari di Paperon de' Paperoni (1968)

Ebbi, così, modo di accorgermi, anche se con gli occhi di un bambino, del capolavoro psicologico di Barks: lo zione non era soltanto un “vecchio avaraccio” che non sganciava mai un cent al povero Paperino, la sua personalità era molto più complessa e sfaccettata, come compresi meglio da adolescente e da adulto, sempre appassionatissimo lettore di Topolino e, poi, dal 1985, come sceneggiatore.

Carl Barks aveva creato un personaggio che non era solo un accumulatore di dollari, come poteva sembrare a prima vista, ma in grado di veri e propri slanci di generosità. In questo, la storia più illuminante, del già citato volumetto, è Zio Paperone e la Stella del Polo, in cui lo Zione, recitando come un attore degno dell’Oscar, nasconde il suo affetto verso Doretta Doremì, sua vecchia fiamma di gioventù, per la quale dimostra nel finale dell’avventura (non dandolo a vedere a Paperino e Qui, Quo e Qua… almeno, così pensa lui!) una generosità quasi commovente.

Zio Paperone, dunque, mi apparve come un multimiliardario che amava sì alla follia il suo denaro ma non solo per avarizia, o meglio, la sua avarizia era figlia del sacrificio, della fatica messe nel corso della sua vita, delle sue avventure ai quattro angoli del globo, per guadagnare quel denaro che gli avrebbe permesso di lasciarsi alle spalle la sua povera infanzia, quando guadagnò il primo cent lustrando le scarpe.

L’acido Paperone, mostrato nel volumetto in alcune vignette de Il Natale di Paperino sul Monte Orso, si evolveva sotto i miei occhi, pagina dopo pagina, storia dopo storia, divenendo sempre più umano ed era capace di piangere come un bambino per una sola moneta perduta.

L'acido Paperone de Il Natale di Paperino sul Monte Orso (Barks, 1947)

Era un papero in cui viveva ancora l’anima del cercatore d’oro, proteso verso mille avventure e verso quella nuova frontiera, tanto cara agli americani, che lo ha visto puntare verso lo spazio ben prima dello sbarco sulla Luna e che oggi, secondo me, è rappresentata dalle nuove scoperte tecnologiche e da nuovi traguardi sempre più ambiziosi che lo renderanno sempre più ricco, ma non lo priveranno di quell’integrità morale e quel fondo di umanità che ne fanno il personaggio più amato nato dalla magia dell’Uomo dei Paperi.

Dopo le amatissime letture dell’infanzia e dell’adolescenza, come già accennato, nel 1985 iniziai a scrivere per Topolino e, non a caso, incentrai la mia primissima storia (non la prima pubblicata) su Zio Paperone. Si trattava di Zio Paperone e il cibo del futuro. All’epoca, venivano scritte molte avventure con protagonista l’arcimiliardario alle prese con gli affari più svariati così mi rifeci, da esordiente quale ero, a quel genere, trattando un argomento di attualità: la possibilità di utilizzare le alghe per trarre principi nutritivi dai quali ottenere cibi vari.

L'idea di Paperino in Zio Paperone e il cibo del futuro (Panaro/Bargadà Studio, 1986)

Con gli anni, la mia conoscenza di Carl Barks e del suo mondo, delle sue storie, divenne per me un vero e proprio studio. Mi soffermai in particolar modo su due personaggi: Paperino e il “suo” Zio Paperone. Il primo mi piaceva moltissimo perché, in parte, si discostava dal Paperino italico, troppo spesso rappresentato come un pigrone e uno sfortunato cronico. Il Paperino di Barks era più dinamico, propositivo, avventuroso. Certo, restava sfaticato e sfortunato, ma non solo! Spesso, infatti, viveva avventure ai quattro angoli del globo, oppure era impegnato (nelle storie brevi) in mille lavori nei quali si rivelava bravissimo… fino all’immancabile disastro finale.

Mi sono ispirato appunto al Paperino di Barks quando ho scritto alcune storie come Paperino e la perla della Luna (Topolino 3055), nel cui incipit omaggio una bella storia dell’Uomo dei Paperi, Paperon de’ Paperoni snob di società, mostrando dame e personaggi vari adornati con i più svariati e a volte vistosi gioielli. Nella mia storia, Paperino vive un’avventura che lo porta in viaggio alla ricerca di una preziosissima perla, ma non al seguito di Zio Paperone, bensì per suo conto, accompagnato dai nipotini. Un’avventura in proprio, quindi, come quelle tanto care a Barks.

Prima vignetta di Paperon de' Paperoni snob di società (Barks, 1962)
 
Carl Barks ha influenzato altre mie storie, sulle quali non mi soffermo. Una veloce citazione soltanto a Paperino maestro del sonno (Topolino 2094), in cui, come raccontava spesso il Maestro, mostro un Donald bravissimo in un lavoro alquanto improbabile, riuscire a fare addormentare gli afflitti da insonnia, con tecniche umoristiche, fino a combinare l’inevitabile disastro finale.

Su Zio Paperone ho già scritto sopra. Il mondo di Barks, quel caro, amato mondo, è sempre stato presente nella mia fantasia e, quando ho potuto, vi ho attinto. Ricorderei qui soltanto Zio Paperone e il ricordo di un giorno (Topolino 3292), scritta per il settantesimo compleanno dello Zione, ma poi pubblicata, purtroppo, l’anno seguente. Nelle mia storia, ripropongo il rapporto tra il ricco papero e Doretta Doremì, rifacendomi a quanto narrato da Barks e, in seguito, da Don Rosa.

Doretta e Paperone in Zio Paperone e il ricordo di un giorno (Panaro/Vetro, 2018)

Come concludere? Carl Barks è uno di quegli Autori che ti entrano nel cuore: una volta che hai imparato ad amare le sue storie, ti resta dentro per sempre!

© Disney per le immagini pubblicate.
Si ringrazia Carlo Panaro per la disponibilità.

mercoledì 19 ottobre 2022

In Donaldismo Veritas (di Hans von Storch)

Questo post nasce dalla mia volontà di importare in Italia una terminologia e una cultura da decenni diffuse altrove e portate avanti tramite l'ausilio di apposite fanzine e associazioni. Di cosa si occupa il donaldismo? Che cos'è un donaldista? Queste concezioni, molto forti nel Nord Europa, hanno faticato a fare breccia nel nostro paese, impedendo ai cosiddetti donaldisti italiani di prendere coscienza della propria natura e di entrare in contatto con i propri simili. Niels Houlberg Hansen dell'associazione danese DDF(R) — della quale ho già detto qualcosa qui — ha stilato nel 2012 una guida introduttiva al donaldismo, che si può consultare (in lingua danese) a questo link, e così hanno fatto pure i colleghi del Picsou-Soir, a questo indirizzo.

Ciò che vi propongo oggi è però un testo risalente al 1981, pubblicato sul numero 17 della fanzine statunitense The Barks Collector e scritto da nientemeno che Hans von Storch, fondatore nel 1977 dell'organizzazione tedesca D.O.N.A.L.D., nonché editore (dal 1976 al 1985) della storica fanzine Der Hamburger Donaldist. Il dottor von Storch è oggi uno stimato meteorologo e professore presso l'Istituto di Meteorologia dell'Università di Amburgo e ha recentemente pubblicato in proprio un libretto intitolato Ein Tag im Leben des Herrn Donald Duck, acquistabile a questo link. Ottenuto il permesso dall'autore di tradurre e pubblicare il suo testo, mi reputo onorato di poterlo condividere per la prima volta in lingua italiana, tentando così di offrire uno spaccato di questa disciplina, dei suoi valori e del suo linguaggio, offrendo anche spunti per qualche futura lettura a riguardo.

Copertina della recente pubblicazione di von Storch (2022)

IN DONALDISMO VERITAS
di Hans von Storch

  1. La storia del Donaldismo scientifico

La storia del Donaldismo scientifico comincia negli Stati Uniti all'inizio degli anni Quaranta e in Europa  principalmente in Scandinavia e nella Repubblica Federale di Germania  alla fine dei Quaranta e all'inizio dei Cinquanta, attraverso la pubblicazione dei resoconti di un certo Carl Barks sull'Universo Donaldista all'interno di periodici come, ad esempio, Walt Disney's Comics and Stories, Anders And, Kalle Anka, Donald Duck o Micky Maus.

I resoconti sono estremamente istruttivi e affascinanti, cosicché l'intera popolazione adolescente inizia improvvisamente a studiare il Donaldismo scientifico, anche se  all'epoca  non è ancora percepito come tale. La completezza di questi studi può essere esaminata chiedendo semplicemente a un tedesco, che nel 1951  anno della prima apparizione di letteratura donaldista nella Repubblica Federale di Germania  non avesse più di dodici anni e che non fosse stato esposto a un'educazione irresponsabile, a proposito di uova quadre o della tecnica di portare a galla uno yacht affondato per mezzo di palline da ping pong. Questi fatti sono ben ricordati dai donaldizzati e sono immagazzinati con precisione nella loro memoria. Generalmente, comunque, la maggior parte degli studenti non è mai giunta così lontano nel suo lavoro accademico da ricordare oggi l'identità di Slinky Ratmore e quale crimine abbia commesso nei confronti di chi.

L'assorbimento del Donaldismo da parte dei cervelli e dei cuori dei giovani è, ad ogni modo, fortemente ostacolato, specialmente in Germania. Nella Repubblica Democratica Tedesca, la circolazione dei resoconti su Paperopoli e sulla famiglia dei Paperi è impedita fin dal principio, e, nella Repubblica Federale di Germania, i mass media e il pilastro della morale pubblica, le casalinghe tedesche, si mobilitano presto. In campagne diffamatorie senza precedenti, viene sostenuto che la letteratura donaldista renderebbe le persone deficienti o, perlomeno, ridurrebbe il loro orizzonte intellettuale. Allo stesso tempo, pedagoghi sopra le righe costringono i bambini e gli adolescenti a desistere dai propri fumetti di Topolino e a spostarsi invece sui cosiddetti libri buoni scritti da, per esempio, Goethe o May. A loro volta, le casalinghe tedesche confiscano le informazioni fondamentali degli studi donaldisti, utilizzandole erroneamente per fare fuoco, per pulire le pentole, gettandole nella pattumiera o distruggendole in maniere ancor più brutali. Molti casi, riportati dai donaldisti, sono stati registrati dall'Istituto D.A.D.A. (D.A.D.A. è l'abbreviazione di Documentation of Anti-Donaldistic Aggressions, “Documentazione di Aggressioni Anti-donaldiste”), che nel 1979 ha potuto presentare un documentario su questi crimini di fronte a un pubblico scioccato. Questo film, intitolato The Crimes of German Housewives Against Donaldizing Children, or: Housewife Report, è stato premiato con uno spettacolare quinto premio, la meravigliosa biografia di un certo Helmut Schmidt (Hart am Wind), a una proiezione cinematografica nel 1979.

Copertina di Hart am Wind (1978)

Negli anni Sessanta e Settanta, la resistenza delle “vecchie” forze antidonaldiste diviene sempre più debole, ma nuovi nemici del Donaldismo alzano le loro brutte teste. I primi da citare sono i commercialisti, che provano a togliere dalla circolazione tutti i resoconti sull'universo donaldista portando il loro valore a cifre astronomiche attraverso la speculazione. Questo può essere riconosciuto come un attacco alle fondamenta del Donaldismo attraverso il mezzo economico. Altri spregevoli cattivi sono i Volgari, o Anti-donaldisti, che danneggiano volontariamente o negligentemente i Kulturgut donaldisti (questo temine non ha un equivalente in altre lingue. Significa approssimativamente “beni culturali”, ma tale traduzione manca di tutte le qualità emotive, oscure e mistiche del temine originale. Come Kindergarten, Realpolitik, Angst e Berufsverbot, Kulturgut è destinato a trovare il suo spazio nel linguaggio internazionale) o che diffamano il Donaldismo.

Mentre il Donaldismo esiste più o meno silenziosamente per i suoi primi 25 anni, la fase offensiva ha inizio in tutto il mondo alla fine degli anni Sessanta. A quel tempo, cinque investigazioni principali vengono pubblicate simultaneamente:

  1. GROBIAN GANS: DIE DUCKS  PSYCHOGRAMM EINER SIPPE, WISSENSCHAFTLICHE VERLAGSANSTALT ZUR PFLEGE DEUTCHES SINNGUTES IM HEINZ MOOS VERLAG, MÜNCHEN, FR GERMANY, 1970 (I Paperi  Psicogramma di un Clan). I risultati più importanti del lavoro di Gans sono l'istituzione della teoria della “nucleizzazione”, un albero genealogico preliminare della famiglia dei Paperi, il sospetto che Gastone Paperone sia un agente della CIA, nonché il tentativo di organizzare un'indagine completa sulle società di Paperon de' Paperoni.

  2. N. NOMIAT: ENTENHAUSEN  DAS NEUE JERUSALEM, ENGLISH DEPARTMENT AT KIEL UNIVERSITY, FR GERMANY, 1970, UNPUBLISHED MANUSCRIPT; RISTAMPATO COME HD-SPECIAL NO. 1 DAL DUCK MUSEUM STORCH, GROSSHANSDORF, FR GERMANY, 1977 (Paperopoli  La nuova Gerusalemme). La tesi di questo libro, che purtroppo non ottiene l'attenzione meritata nel 1970, prova che i resoconti donaldisti possono essere interpretati come una versione aggiornata del Nuovo Testamento.

  3. ARIEL DORFMAN, ARMAND MATTELART: PARA LEER AL PATO DONALD, EDICIONES UNIVERSITARIAS DE VALPARAISO, CHILE, 1971; TRADUZIONE INGLESE: HOW TO READ DONALD DUCK, INTERNATIONAL GENERAL EDITIONS, M. Y., USA, 1975 (Come leggere Paperino). Dorfman e Mattelart rimproverano l'uso improprio dei personaggi donaldisti a fini propagandistici.

  4. JON GISLE: DONALDISMEN, GYLDENDAL NORSK FORLAG OSLO, NORWAY, 1973. Questo libro  così come il primo  assegna al Donaldismo il suo giusto spazio insieme ad altre discipline scientifiche, enfatizzando i suoi aspetti sociologici. È il primo testo a classificare i resoconti e a suddividerli in diverse epoche di stili artistici, ad esempio: “Donaldismus antiquues maximus”, “Donaldismus modernis vulgaris” o “Donaldismus macabris diabolus”. L'autore sviluppa inoltre la “Teoria Cosmo-Caos”; secondo tale teoria, Paperopoli è un “cosmo” pacifico centrato attorno al deposito de' Paperoni e circondato da forze “caotiche”: stranieri, maghi, ladri e natura.

  5. JACK L. CHALKER: AN INFORMAL BIOGRAPHY OF SCROOGE McDUCK, THE MIRAGE PRESS, BALTIMORE, USA, 1974 (Una biografia non ufficiale di Paperon de' Paperoni). Questo libro, che è probabilmente piuttosto conosciuto negli Stati Uniti, descrive la carriera di Paperon de' Paperoni nel dettaglio.

Rappresentazione della Teoria Cosmo-Caos di Gisle

Ma questi libri principali sono solamente l'inizio. Già nell'ottobre 1973, viene pubblicata a Ski (Norvegia) da Pal Jensen, la prima rivista periodica donaldista, DONALDISTEN. In essa, vengono pubblicati molti materiali e teorie importanti, ad esempio: articoli sul clima di Paperopoli e la cosiddetta “Teoria Bjurgren”, che sostiene che i paperi senzatetto siano distribuiti dalla fattoria di Nonna Papera a “zie” e “zii” che si devono ora occupare delle piccole creature. Donaldisten è stata purtroppo sospesa dopo 20 numeri alla fine del 1978. Due altri donaldisti norvegesi hanno provato a produrre un periodico donaldista: CARL BARKS & THE OLD MASTER'S SECRET e DUCKMITE, ma sono durati entrambi un solo numero. Nel 1974, segue una rivista danese, CARL BARKS & CO., pubblicata da Freddy Milton e più interessata ai problemi tecnici e artistici dei cartoni animati e dei film. Al momento, ci sono 15 numeri di CB&Co ed è ancora viva. Il primo numero del DER HAMBURGER DONALDIST, affettuosamente abbreviato HD, vede la luce con una iniziale circolazione di 25 copie nell'agosto del 1976 a Grosshansdorf, FRG. HD è all'inizio una semplice copia carbone di Donaldisten e CB&Co, ma fortunatamente i redattori di alcuni giornali tedeschi lo trovano abbastanza divertente, la voce si diffonde e diventa una sorta di valanga mediatica che permette ai donaldisti che vivono in diaspora di sapere dell'esistenza di propri simili. L'HD è attualmente pubblicato con 28 numeri e 7 speciali all'attivo. Si tratta di una pubblicazione non-profit, i suoi contenuti sono prodotti dai donaldisti ed è l'organo centrale dell'organizzazione donaldista tedesca D.O.N.A.L.D., che si sarebbe formata nel 1977.

Copertina di Der Hamburger Donaldist, n. 3 (1977)

Esistono anche altre riviste donaldiste, come NAFS(K)URIREN, che è stata fondata nel 1977 a Stoccolma (Svezia) o le americane: FUNNYWORLD, THE BARKS COLLECTOR e THE DUCKBURG TIMES.

  1. Il D.O.N.A.L.D.

Questa è l'abbreviazione della DEUTSCHE ORGANISATION NICHTKOMMERZIELLER ANHANGER DES LAUTEREN DONALDISMUS (Organizzazione Tedesca dei Sostenitori Non-commerciali del Puro Donaldismo), che è stata fondata ad Amburgo (FRG) il 16 aprile 1977. Come ogni associazione tedesca che si rispetti, D.O.N.A.L.D. ha formulato una serie di statuti e il suo primo articolo (di sei) recita:

“1.1 Lo scopo dell'associazione è la coltivazione, la promozione e la diffusione della filosofia donaldista.

1.2 L'inno dell'associazione è la ben nota canzone DER RÜHRSELIGE COWBOY.”

(Der rührselige Cowboy è la versione tedesca di The Screaming Cowboy)

L'importante questione dell'adesione è trattata nel

“2.1 L'adesione è aperta a chiunque possa dichiarare in buona fede di rispettare completamente gli statuti dell'associazione, di garantire per la Carta dei Diritti Donaldisti e di essere irreprensibile in senso donaldista. Ad ogni modo, non è richiesto di essere in pieno possesso di facoltà mentali o fisiche o di diritti civili.”

Quest'ultima frase è importante poiché sancisce che anche persone senza esistenza possono diventare membri del D.O.N.A.L.D., come ad esempio il famoso direttore del D.A.D.A. Peter Peinlich, che istituì il cosiddetto PRIMO TEOREMA DI PEINLICH, dichiarando che i veri donaldisti non sono in grado di distruggere i Kulturgut donaldisti.

Come conseguenza di queste richieste, il D.O.N.A.L.D. è una delle poche organizzazioni tedesche in cui i conservatori e i comunisti (e chiunque si trovi tra questi due poli) combattono contro la deprivazione dei diritti e l'ingiustizia (ad esempio: la campagna contro 6.8 nel 1977/1978, si veda HD-Special No. 2). Questa rara alleanza è conseguenza di due principi dell'organizzazione: Conservatorismo (espresso nel 2.15: “L'assemblea di tutti i membri ha il diritto di deliberare tutto tranne la modifica degli statuti. 'Modifica degli statuti' nel senso della suddetta frase sono tutte le alterazioni che mutano lo spirito della Carta dei Diritti Donaldisti.”) e Caos: quest'ultima è una qualità intrinseca del Congresso Annuale dell'Associazione. Quattro ne sono già stati tenuti: il primo nel 1977, ad Amburgo, per fondare l'associazione in modo ufficiale; nel 1978, i donaldisti si sono radunati a Monaco, dove sono finiti assieme ai malvagi sostenitori del deplorevole 6.8. Nel 1979, il congresso ha avuto luogo a Essen e, nel 1980, i donaldisti hanno letteralmente affollato Francoforte.

Prima pagina del secondo speciale del Der Hamburger Donaldist contro il 6.8 (1978)

Una splendida e tradizionale parte del congresso sono i Kolloquiua scientifici con le conferenze dove vengono espressi i reali risultati delle investigazioni donaldiste, ad esempio: “Come sarà il futuro di Paperopoli?”, “Sulla stabilità del corpo dei Paperi”, “Un confronto di foto satellitari della Terra e del pianeta di Paperopoli”, ecc.

Un importante compito del congresso è l'elezione del presidente del D.O.N.A.L.D., il cosiddetto PRÄSIDENTE (Ente è il termine tedesco che indica la papera). Finora, il congresso ha dovuto eleggere un nuovo presidente ogni anno perché i precedenti sono stati tutti dei flop, il che è una caratteristica propria dei donaldisti. I nomi di queste persone di insuccesso sono: Hans V. Storch (1977-78), Christian Zarnack (1978-79), Hartmut II Hansel (1979-80) e Tim Elbers (1980-81).

Ovviamente, il D.O.N.A.L.D. è suddiviso in diverse fazioni divergenti; degni di nota sono i Barksisti/Donaldisti, il B.O.N.A.L.D. (una derivazione bavarese), il R.O.N.A.L.D. (un equivalente del Reno), gli Scroogeisti (deviatori di destra), le Brigate Rosse di Paperopoli e i (femministi) Daisyisti (entrambi deviatori di sinistra).

  1. Le fondamenta teoretiche del Donaldismo scientifico

    1. L'attendibilità delle informazioni

Come in molte altre discipline scientifiche, un'importante e difficile questione è l'attendibilità delle informazioni riportate. Quali sono affidabili, quali ovvi prodotti di pura fantasia?

Membri del gruppo con massima attendibilità e precisione sono Carl Barks, Al Taliaferro e la traduttrice tedesca delle storie dei Paperi, Dr. Erika Fuchs. Non è ancora chiaro se i nuovi giornalisti europei Freddy Milton (Danimarca), Daan Jippes (Olanda) e Volker Reiche (FRG) appartengano a questa categoria.

Un secondo gruppo solamente a volte riporta informazioni corrette. Tra questi, sono da menzionare i nomi di Jack Bradbury, Tony Strobl e [Paul] Murry. Il terzo gruppo, che include le persone che lavorano per l'editore italiano Mondadori e Vicar che lavora per il danese Gutenberghus, è composto da semplici ciarlatani.

I Kulturgut donaldisti (con relativa rappresentazione dell'attendibilità delle fonti) come descritti in Der Hamburger Donaldist, n. 5 (1977)

Siccome non bisogna pretendere che un singolo cronista sia perfetto, bisogna accettare che pure un affidabile giornalista come Barks abbia sbagliato in certe descrizioni dell'Universo Donaldista. È possibile che questi uomini abbiano eseguito una sorta di autocensura  Barks sotto l'influenza del maccartismo?  ad esempio per quanto concerne la sfera sessuale. Inoltre, non si può escludere che i loro resoconti dessero (e ancora diano?) volontariamente a volte informazioni incorrette.

Non tutti i donaldisti sono d'accordo con le analisi proposte nei Kulturgut donaldisti, alcuni ritengono che solo i resoconti provenienti dalla penna di Carl Barks siano congruenti con la realtà. Infatti, ora ottantenne, si tratta del più importante cronista donaldista ed è stato il primo a informare l'umanità circa l'esistenza di personalità illustri, come Paperon de' Paperoni, Gastone Paperone, Archimede Pitagorico, Cuordipietra Famedoro e la fattucchiera Amelia. Ha scoperto Paperopoli, il deposito (“Axis Mundi” secondo la “Teoria Cosmo-Caos” di Gisle) e il primo decino di Paperone. Ma Taliaferro, e il suo collaboratore Karp, avevano già trovato molti dettagli interessanti negli anni Trenta, ad esempio: l'esistenza dei nipotini di Paperino, di Paperina, Nonna Papera e  ultimo, ma non per importanza  di Ciccio. Per questo motivo, una restrizione alla sola opera di Barks sarebbe inappropriata e i Barksisti/Donaldisti sono  come detto sopra  una frangia di deviatori di destra.

Una domanda ancora insoluta riguarda l'attendibilità dei film donaldisti. Mostrano la realtà? La colonna sonora è originale? Si tratta di documentari o di recitazione?

Una difficoltà peculiare è l'impossibilità di svolgere esperimenti. Bisogna affidarsi ai resoconti come fossero dati, tenendo a mente le loro incompletezze e incorrettezze.

    1. Le sotto-discipline donaldiste

Un altro saggio importante è “Die Entität des inneren Donaldismus”, scritto da Eduard Wehmeier e pubblicato sul numero 3 di HD. In questa ricerca, l'autore prova ad associare le varie investigazioni ad altrettante sotto-discipline, caratterizzate dalle diverse concezioni dell'Universo Donaldista. Nella stima di Wehmeier, la due direzioni principali del Donaldismo sono “Donaldismo Interno” e “Donaldismo Esterno”. Il secondo riguarda solamente i problemi materialistici e le analisi viste dal punto di vista delle discipline scientifiche non donaldiste: artisti? autori? periodi? persone? guadagni? Disney? influenze pedagogiche delle storie dei Paperi sui bambini e gli adolescenti? I manuali appartenenti a questa categoria sono How to Read Donald Duck (si veda il Capitolo 1), Donald Duck (Marcia Blitz), “Donald Duck und das pädagogische Ethos des Ehapa-Verlages” (Gerd Sembritzki, HD-Special No. 3) e molti saggi e interviste in fanzine come Funnyworld e Carl Barks & Co.

Prima pagina della ricerca di Wehmeier in Der Hamburger Donaldist, n. 3 (1977)

Tutto ciò che non fa parte del Donaldismo Esterno rientra nel Donaldismo Interno, che a sua volta consiste di “Donaldismo Applicato” (una definizione del quale viene fornita in HD 2) e “Donaldismo Puro”, che si occupa solamente dei contenuti delle storie di Paperi. All'interno del Donaldismo Puro, si possono distinguere la variante letteraria “Donaldismus litteraricus” e la scientifica “Donaldismus archeologicus”.

La prima è di stampo barksiano e riguarda la totalità delle sue storie intese come una gigante opera letteraria. Molti articoli dettagliati appartenenti a questa categoria possono essere letti nella fanzine danese Carl Barks & Co., come “Bing, du er hypnotiseret”, “Barksismus” e le due “Barks analysis”. Un bella guida di Bruno Diepen, “Die tollsten Details im zeichnerischen Werk von Carl Barks” (HD-Special No. 4) mostra una serie di dettagli di sfondo nell'opera di Carl Barks.

Un compito importante del Donaldismus literaricus è l'istituzione di un catalogo di tutte le storie di Barks, un cosiddetto “Indice Barks”. Il primo Indice Barks è stato pubblicato da Mike Barrier in Funnyworld. Al giorno d'oggi, si possono trovare indici in Danimarca (CB&Co 1, 1974), Norvegia (The Old Master's Secret, 1977), Olanda (Barks Boek, 1977), Svezia (NAFS(k)uriren 5, 1978), Repubblica Federale di Germania (Deutscher Barks-Index, 1979; HD 28, 1981) e Finlandia (Sarjainfo 25, 1979).

Il punto di vista del Donaldismus archeologicus è quello di un archeologo che utilizza ogni storia di Paperi attendibile come fonte. Attraverso le informazioni presenti in queste fonti, prova a ricostruire l'Universo Donaldista e la sua società. Testi molto importanti appartenenti a questa categoria sono quelli di Gisle, Gans, Chalker e Nomiat menzionati sopra. Una variante speciale del Donaldismus archeologicus è il “Donaldismus archeologicus futuricus”, che vede la luce nel 1954 con la pubblicazione del saggio fantascientifico The last message di A.C. Clarke: gli astronauti giungono a una Terra distrutta. Non trovano persone, ma soltanto storie di Paperi e film. Con questo materiale, provano a capire il mondo umano del ventesimo secolo.

Più serio è il “Donaldismus archeologicus historicus”, che è basato sull'esistenza (passata? futura?) di un mondo donaldista parallelo al nostro.

Lo scopo del Der Hamburger Donaldist è sostenere il progresso di questa disciplina.

I © delle immagini pubblicate sono degli aventi diritto.
Si ringrazia Hans von Storch per il permesso di traduzione e pubblicazione del suo testo e per l'accesso all'archivio del Der Hamburger Donaldist.

mercoledì 5 ottobre 2022

Strijd om een erfenis (du Mosch/Alfonso, Fernández, 2022)

Torno a parlare di Ralph du Mosch (qui la nostra chiacchierata risalente a qualche mese fa) per commentare la sua Strijd om een erfenis (du Mosch/Alfonso, Fernández, 2022), pubblicata nei Paesi Bassi lo scorso agosto, in cui Paperone viaggia indietro nel tempo per ottenere un'eredità. Questa avventura, definita dallo stesso autore "una delle [sue] preferite da scrivere", si apre con la ricezione di una lettera dei notai McGaai, McGraai e McSnaai in cui viene comunicato al papero più ricco del mondo di essere erede della fortuna del duca di Zwaenenzang-Zilverpoets. Per sua sfortuna, non si tratta dell'unico erede e deve condividere l'eredità con Cuordipietra Famedoro (come Paperone, biscugino di ottantaquattresimo grado del defunto duca), a meno che non si riesca a stabilire che uno dei due avesse un grado di parentela più prossimo con il duca rispetto all'altro. Per assicurarsi la vittoria, Paperone decide di viaggiare indietro nel tempo grazie all'ausilio di un'invenzione di Archimede e fare in modo che una sua prozia (Agaath McDuck) sposi il duca, peccato che la stessa idea sia venuta anche a Famedoro...

Vignetta iniziale dallo storyboard di Strijd om een erfenis

Senza procedere con il disvelamento dell'intreccio (auspicando che un giorno questa storia diventi fruibile anche in Italia), vorrei concentrarmi su alcuni punti di contatto con produzioni passate che ritengo degni di nota.

Innanzitutto, il tema della parentela di Paperone con un suo rivale non è nuovo: qui analizzavo infatti le varie parentele che il nostro protagonista ha condiviso con Rockerduck nel corso dei decenni e qui riportavo invece l'altro parente in comune tra il miliardario scozzese e quello sudafricano, Bogey McDivot (parentela che ho avuto modo di ripensare qui, grazie anche alla conferma dell'autore della storia in questione, John Lustig). Viene ripresa appunto da questa storia la reazione dei due all'apprendere di una qualche sorta di reciproca relazione, nonché la reazione dei due nel finale (nonostante i due racconti viaggino su binari completamente differenti).

Paperone apprende dell'esistenza di un altro erede in Zio Paperone e l'eredità indivisibile (Martina/Esposito, 1974)

... e in Strijd

Cuordipietra e Paperone non accettano di essere imparentati in Family of Fore (Lustig/Vicar, 2001) 

... e in Strijd

(Lustig/Vicar, 2001) 

(du Mosch/Alfonso, Fernández, 2022)

(Lustig/Vicar, 2001) 

(du Mosch/Alfonso, Fernández, 2022)

Inoltre, è piacevole notare che l'autore, piuttosto che creare un qualche marchingegno temporale su misura per questa avventura, recupera la Time-Tub introdotta da Vic Lockman negli anni Settanta (e già ripresa da DuckTales), inserendosi idealmente all'interno di una continuità internazionale e ultradecennale.

La Time-Tub di Archimede in I Bassotti e la cella senza Tv (Lockman/Alvarado, 1970)

... in Old Time Crime (?/Manning, 1978)

... e in Strijd

Infine, sono di interesse genealogico le apparizioni della prozia di Paperone, Agaath McDuck, e della prozia di Cuordipietra, Grizelda Goudglans (corrispettivo olandese di "Glomgold", ovvero Famedoro).

Agaath (a sinistra) e Grizelda (a destra)

© Disney per le immagini pubblicate.

martedì 27 settembre 2022

"Fantomius court-il toujours ?" (su Picsou-Soir, n. 11)

È uscito l'undicesimo numero della fanzine Picsou-Soir (di cui ho già parlato qui e qui) e contiene una versione francese di questo mio post, re-intitolato per l'occasione "Fantomius court-il toujours ?".

L'impaginazione del mio contributo

L'intero numero, che sfoggia una bellissima copertina ispirata al mio testo, disegnata dall'artista finlandese Ville Tanttu (@theultimateduckfan su Instagram), è leggibile gratuitamente a questo link.
 
La bellissima copertina ispirata al mio articolo

© Disney per le immagini pubblicate.

giovedì 15 settembre 2022

Archimede indossa un parrucchino? (parte seconda)

Qualche mese fa, ho pubblicato un post in cui, riportando come esempio quattro storie sceneggiate da Vic Lockman (che in quella sede ho definito "una sorta di secondo padre" dell'inventore paperopolese), mi chiedevo se Archimede indossasse o meno un parrucchino. Avendo recentemente avuto accesso all'intero archivio della storica fanzine tedesca Der Hamburger Donaldist (della quale avrò comunque modo di parlare in un futuro prossimo), mi sono però accorto di essere stato preceduto di ben 45 anni da Klaus Lange che, in un articolo con il medesimo titolo del mio post ("Trägt Daniel Düsentrieb ein Toupet?"), pubblicato sul quarto numero della rivista, si poneva la medesima questione.

Il principio della ricerca di Lange (1977)

Nonostante la ricerca di Lange si sposti poi su altri argomenti, come "che tipo di animale è Archimede?" e "come mai egli nega la sua entità?", l'autore recupera evidenze dell'esistenza di un parrucchino che io avevo trascurato nel mio precedente post: Archimede e il tutto all'istante (Lockman/DeLara, 1965), Archimede ballerino telefonico (Lockman/DeLara, 1966) e Archimede e il pensator-scultore (Lockman/DeLara, 1968).

(Lockman/DeLara, 1965)

(Lockman/DeLara, 1966)

(Lockman/DeLara, 1968)

Curioso notare come, diversamente dalla già citata Archimede e il pianeta bitorzolo (Lockman/DeLara, 1969) — e analogamente invece alle tre storie disegnate dallo stesso Lockman negli anni Novanta —, il parrucchino si presti qui solamente a una gag visiva e non giochi invece un ruolo nella trama della storia. Inoltre, trovo particolarmente interessante il fatto che, mentre non è possibile risalire all'autore de il tutto all'istante, due delle tre storie individuate da Lange siano state scritte proprio da Vic Lockman, già autore delle quattro riportate nello scorso post.

[Aggiornamento 18/03/2024]:

L'argomento in questione è stato preso in esame molto dettagliatamente in un saggio intitolato "Vic Lockman and Gyro Gearloose's Hair", nel quale riporto una lista completa delle storie di Lockman in cui questa gag è presente e anche alcune storie di altri autori successivi che la recuperano. Attualmente è in fase di revisione e spero di riuscire a pubblicarlo presto da qualche parte.

© Disney per le immagini pubblicate.

mercoledì 7 settembre 2022

Una chiacchierata con... Fernando Ventura

Classe 1980, Fernando Ventura si occupa a diverso titolo di fumetti Disney per il mercato brasiliano e quello statunitense. Conosciamolo meglio.

SC: Simone Cavazzuti
FV: Fernando Ventura

SC: Nel corso degli anni, ti sono stati riconosciuti crediti come autore, artista, inchiostratore, colorista, traduttore... e sei anche uno dei coordinatori dell'INDUCKS. Come sei finito a realizzare fumetti? È ciò che volevi fare da bambino?

FV: Fin da quando ero bambino, volevo lavorare con i fumetti Disney. Uno dei miei insegnanti di fumetto è stato Waldyr Igayara de Souza, che aveva scritto e disegnato le storie di Joe Carioca negli anni Sessanta e successivamente era stato direttore del gruppo delle riviste per bambini alla Abril. Immaginavo che avrei solo scritto e disegnato, ma la produzione dei fumetti Disney è stata incostante negli ultimi anni, perciò ho provato a specializzarmi anche in altre fasi del lavoro. 

SC: Quale è la parte che preferisci del tuo lavoro?

FV: La parte migliore è vedere finalmente pubblicate le proprie storie in edicola (che è anche il momento in cui sei sicuro che verrai effettivamente pagato per il tuo lavoro).

Prima tavola di O Réptil Devorador (Ventura, 2000), la prima storia Disney di Ventura pubblicata

SC: Da quando hai cominciato a lavorare con i personaggi Disney, quali sono quelli che hai preferito?

FV: All'inizio, oltre a José Carioca, ebbi la possibilità di disegnare anche fumetti di Topolino e Paperino. Mi piace anche lavorare con personaggi più oscuri, come il coccodrillo Vecchio Tom (che alla fine è diventato l'animale domestico di José Carioca) e il merlo indiano Gancio.

SC: Cosa pensi sia cambiato nel corso degli anni?

FV: A proposito delle mie matite, credo che i miei personaggi siano ancora espressivi oggi, ma ho una maggiore padronanza narrativa e di composizione delle storie.

SC: Noto che hai realizzato delle incredibili colorazioni di storie classiche (Gottfredson, Taliaferro, Scarpa, Strobl...) e apprezzo davvero il fatto che abbiano un tocco moderno (con, per esempio, le varie gradazioni di colore e l'utilizzo delle ombre), pur combinandosi perfettamente con l'inchiostrazione originale, rispettando i bellissimi disegni. Come hai trovato questo equilibrio?

FV: Le storie che ho colorato per il mercato estero sono state curate da David Gerstein. In generale, mi piacciono molto i colori originali, perciò siamo giunti a un accordo di utilizzarli come base quando fosse stato possibile, ma anche applicando alcuni tocchi più moderni. Non bisogna lasciarsi ingannare dalla tavolozza di colori apparentemente infinita di Photoshop: è necessario pensare in termini grafici perché non tutti i colori che stanno bene sullo schermo stanno altrettanto bene stampati.

Colori di Ventura per Paperina testimone oculare (Scarpa, 1966) e The Catch (?/Strobl, 1974)

SC: Quali sono gli autori e artisti (sia brasiliani e stranieri) ai quali sei stato più esposto durante la tua crescita? E quali sono quelli che ti hanno segnato maggiormente?

FV: La Abril ha pubblicato fumetti Disney da tutto il mondo in Brasile per quasi 70 anni, perciò ho sempre avuto accesso ai lavori dei più conosciuti autori e artisti Disney. Ad ogni modo, le mie più grandi influenze sembrano provenire dalla scuola brasiliana, specialmente dai disegni di Renato Canini degli anni Settanta e dalle sceneggiature di Arthur Faria Jr. degli anni Ottanta e Novanta. Apprezzo particolarmente anche artisti con tratti "strani", come Jim Fletcher (artista di varie storie con le streghe), Kimura (Paperone) e Frank Grundeen (Pico de Paperis). Oggi, il mio autore/artista preferito è forse il finlandese Kari Korhonen: le sue storie sono sempre le prime che leggo! 

SC: A che punto è la produzione di fumetti Disney in Brasile? Quale ruolo hai al suo interno?
 
FV: La casa editrice Abril ha pubblicato i fumetti Disney in Brasile tra il 1950 e il 2018. Oggi, la licenza è divisa tra Panini (pubblicazioni per collezionisti) e Culturama (pubblicazioni periodiche). Sto traducendo le storie straniere per entrambi gli editori e colorando le nuove storie di José Carioca prodotte da Culturama.

SC: Potresti spendere qualche parola sulla guida che hai realizzato per scrivere storie Disney?

FV: Quel periodo (2012-2016) ha rappresentato un momento unico nel quale l'unica indicazione degli editori era che le storie dovessero essere le più divertenti possibile. La guida serviva come un promemoria per gli autori di lasciare da parte il politicamente corretto e provare a rischiare un po' di più, ma anche di evitare giochi di parole, satira o di datare i fumetti. Un'altra curiosità è che potevamo utilizzare qualsiasi stile di abbigliamento per José Carioca che credessimo adatto per la sceneggiatura. Questo è il motivo per cui, nelle storie di quel periodo, appariva con aspetti differenti.

Intestazione e primo punto della guida scritta da Ventura (2014)

SC: Quale è l'importanza di uno strumento come l'INDUCKS?

FV: Come negli altri paesi, per molti anni, gli autori dei fumetti Disney brasiliani non venivano accreditati. Ho sempre voluto sapere chi ci fosse dietro a tutti quei fumetti che amavo così tanto e probabilmente ho speso più tempo a ricercare chi fossero quelle persone che a creare le mie storie. È stato possibile rendere disponibili queste informazioni grazie ad Arthur Faria Jr., che, oltre a essere egli stesso un eccellente autore, è anche il coordinatore delle pubblicazioni brasiliane all'INDUCKS e ha strutturato tutte queste informazioni all'interno del database. Grazie a questo sforzo, molti autori sono emersi dall'anonimato. Ciò che mi piace di più dell'INDUCKS è che tutte le storie e tutti gli autori hanno la medesima importanza, e non finisco mai di scoprire nuove informazioni!

SC: A cosa stai lavorando al momento?

FV: Ho scritto una serie di articoli sui fumetti Disney brasiliani per una convention accademica annuale (Jornadas Internacionais das Histórias em Quadrinhos) che spero di raccogliere sotto forma di libro in futuro. Oltre al mio lavoro per Panini e Culturama, ho anche riorganizzato il mio portfolio e buttato giù qualche idea per nuove storie che intendo mettere su carta un giorno.

Bellissimo omaggio realizzato da Ventura in occasione della nostra chiacchierata

© Disney per le immagini pubblicate.