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martedì 13 agosto 2024

[ESCLUSIVA] Copertina ufficiale e data di pubblicazione di Un travail pour Fantomiald

In queste calde giornate di agosto, Nicolas Pothier (con cui si è fatta una bella chiacchierata il mese scorso a proposito della sua Mickey contre l'Alliance Maléfique, tra le altre cose in arrivo in Italia per Panini Comics a settembre) mi segnala data di pubblicazione e copertina ufficiale della sua prossima fatica targata Disney/Glénat, Un travail pour Fantomiald, disegnata da Batem, già autore della serie Marsupilami.

Durante la nostra chiacchierata, aveva dichiarato a riguardo: 

Nella nostra storia, Paperino deve assolutamente trovare un lavoro per poter pagare l'affitto a Zio Paperone, che altrimenti rientrerebbe in possesso della sua casa e scoprirebbe il nascondiglio sotterraneo di Paperinik. Il volume è composto da quattro racconti che sviluppano questa idea iniziale, ma che allo stesso tempo possono essere letti separatamente.

Una storia, dunque, dal sapore classico, che riecheggia le prime imprese del diabolico vendicatore martiniano, prima che egli si prestasse a paladino di Paperopoli. D'altronde, lo stesso Pothier ha affermato di essere "partito dall'idea iniziale del personaggio, ovvero che Paperino si mascheri prima di tutto per risolvere i propri problemi."

Ebbene, questo nuovo volume, il diciottesimo della prestigiosa collana Disney by Glénat, verrà distribuito in Francia a partire dal prossimo 9 ottobre, una data da non perdere! La copertina ufficiale, che riporto qui sotto (oserei dire in esclusiva), mostra Paperinik alle prese con alcuni personaggi discutibili, come il miliardario Rockerduck e un Bassotto.


© Disney/Glénat per l'immagine pubblicata.
Si ringrazia Nicolas Pothier per avere condiviso le informazioni riportate nell'articolo e l'artwork ufficiale della copertina del volume.

domenica 19 maggio 2024

Storia e gloria per la prima volta in Francia in versione integrale!


Chi è nato, cresciuto, o vive in Italia e legge fumetti Disney non può non avere incrociato nel suo cammino la storica (in tutti i sensi) saga Storia e gloria della dinastia dei Paperi, scritta da Guido Martina e disegnata da Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi, pubblicata sulle pagine di Topolino nel 1970 e, da allora, ristampata tredici volte nel nostro paese (l'occasione più recente risale al 2022) e tradotta in diverse lingue. I nostri "cugini" francesi, invece, non avevano avuto sinora la possibilità di leggere questo materiale nella sua integrità. Curiosamente, il primo episodio, Zio Paperone e il rimbombo lunare (Martina/Scarpa, 1970), era stato pubblicato nel 2017 sul numero 200 della testata Super Picsou Géant, ma, pur mantenendo l'invito a scoprirne il seguito nel numero successivo, se ne erano perse le tracce. Un altro capitolo, Paperon McPaperon e le sterline di Trisnonna Papera (Martina/Scarpa, 1970), aveva avuto analoga sorte, essendo stato stampato l'anno seguente sul numero 42 di Les Trésors de Picsou, i cui contenuti erano accomunati dall'ambientazione scozzese.

Per qualche tempo non si ha più alcuna notizia, poi, durante l'estate 2023, nella redazione francese si discute la maniera più adeguata per rendere finalmente giustizia a queste storie. Dalle proposte e i ragionamenti sulla fattibilità dell'operazione nasce, quindi, il progetto di cui vi vado a parlare oggi: una ristampa completa dell'intero ciclo. Il primo numero de L'histoire de la dynastie Picsou (edizione speciale del Super Picsou Géant), questo il titolo della nascente collana, raggiunge le edicole francesi a fine marzo 2024 e include, oltre ai primi quattro capitoli della saga, anche altri racconti a tema storico. A introdurre il volume, così come ogni fumetto presentato, è il belga Alban Leloup, collaboratore delle pubblicazioni del gruppo Unique Heritage dal novembre 2021, coadiuvato dall'esimio professor Pico de Paperis, che commenta con discutibili annotazioni quanto i lettori andranno a visionare.


Per completare l'opera sono previsti tre volumi, il secondo in uscita a luglio e il terzo a ottobre, e la formula e il team saranno i medesimi. Inoltre, se questo potesse servire a ingolosire anche qualche fan italiano che già dovesse possedere plurime versioni delle storie in questione, le illustrazioni di copertina sono realizzate appositamente da Emmanuele Baccinelli (disegni) e Andrea Cagol (colori), cosa chiedere di più? D'altronde, nel mio piccolo, ho avuto modo di constatare l'interesse degli appassionati francesi per queste avventure in prima persona. Non più tardi della primavera del 2021, infatti, mi era stato chiesto di scriverne un articoletto a riguardo per la fanzine Picsou-Soir, tra le pagine della quale mi era capitato di conoscere il promettente curatore dell'attuale edizione. 

I miei migliori e più sinceri auguri, dunque, a questo progetto, che ha tutte le carte in regola per meritarsi un posto d'onore in ogni libreria disneyana che si rispetti!

© Disney per le immagini pubblicate.

lunedì 2 ottobre 2023

Quanti nonni per Zio Paperone?

La ricerca di oggi tratta di un tema poco discusso da queste parti, la famiglia di Zio Paperone, e potrebbe essere quasi considerata una continuazione di questa, in cui andavo a indagare sul padre del papero più ricco del mondo. A tal proposito, ecco un'altra singolare interpretazione di Fergus (e Piumina), da Een ouderwets verhaal (ten Outen/Pérez, Fernández, 2022).


Orsù, dunque, senza ulteriori indugi, cerchiamo di risolvere la questione del giorno: quanti nonni ha Zio Paperone? Si potrebbe, per convenzione, rispondere: "due", uno per genitore. Ma, forse, le cose non sono così semplici...

La prima menzione a un nonno che sono riuscito a rintracciare è tutta italiana e avviene in Paperino e l'orologio parlante (?/Anzi, 1953). Qui, il magnate, si limita a ricordare l'avo come un "pioniere nel west".


Dopo questa prima storia, è possibile trovare riferimenti a un nonno paterno in almeno tre racconti: Zio Paperone e l'orologio dell'eclisse (Barks, 1955), Paperino e il castello stregato (Lockman/DeLara, 1955) e Il clan di Zio Paperone (Barks, 1960).


Fino a qui, come si suole dire, tutto bene. Ma quale è l'identità di questo nonno? Come si chiama? La risposta ci viene fornita in Paperino fotografo (Gregory/Strobl, 1960), pubblicata appena due mesi dopo Il clan di Zio Paperone. Qui, infatti, non solo ci viene presentato il nonno paterno, Titus McDuck, ma ci viene pure mostrato in un flashback raccontato da Zio Paperone.


Ottimo. Ora che abbiamo il nome di uno dei due nonni, ci basterà trovare l'altro e dovremmo essere a posto. L'attesa dura meno di un anno! In Zio Paperone e il ratto di Brigitta (Scarpa, 1961), l'autore veneziano ci svela l'identità del nonno materno di Paperone: Mac Paperson. Tuttavia, occorre indicare che, nell'adattamento statunitense della storia (2005), a cura dell'esperto David Gerstein, Mac Paperson sparisce per lasciare il posto a Fergus McDuck, il padre di Paperone.


E, ora, iniziano a complicarsi le cose. In Zio Paperone e la scadenza della discordia (?/Bradbury, 1968), il nonno di Paperone è ricordato come Ebenezer McDuck.


In, Zio Paperone va alla guerra (Martina/De Vita, 1969), il nonno di Paperone, disertore della guerra del 1876, è chiamato (Paperone) Geremia de' Paperoni. Da notare che, in ogni dialogo in cui Paperone esplicita la propria parentela con il defunto, la dicitura "mio avo" è stata aggiunta successivamente dalla redazione. Rimane, quindi, ignota l'esatta relazione tra i due secondo l'autore.


Lo stesso Martina ci presenta un altro nonno di Paperone, appena un mese dopo, all'interno di Paperino e i chiodi di mago Pampero (Martina/Bottaro, 1969): Don Pepe Pampero Pamperòn. Che sia questo, dunque, il nonno materno?

In questa vignetta, Paperone ha due mani sinistre!

Passa solo un anno e l'autore piemontese delinea un ulteriore nonno, Paperhone, in Zio Paperone e i cannoni del Mississippi (Martina/Scarpa, 1970). All'interno del ciclo di storie di cui fa parte I cannoni del Mississippi, Paperhone appartiene al ramo paterno della famiglia.


Il prossimo nonno, in ordine cronologico, è Arpagone de' Paperoni, ricordato in Nonna Papera candidata all'eredità (Chendi/Rebuffi, 1971), scritta da Carlo Chendi basandosi su una trama internazionale proveniente dallo Studio Disney. Ancora un nonno paterno, quindi! Curiosamente, David Gerstein rivela che, nel soggetto originale, il nome del nonno era Pokerface Drake. Ciò ci permetterebbe di considerarlo, piuttosto, un nonno materno. E il cognome è così simile a quello della madre di Paperone (O'Drake)!


In Paperino e il fantasma cornamusa (?/Strobl, 1974), il nome del nonno è Scott de' Paperoni nella traduzione italiana.


In Zio Paperone e la pepita zuccona (Fallberg/Strobl, 1976), il nome del nonno è, invece, Fortunato de' Paperoni. Lo stesso nome è presente sia nella versione italiana sia in quella spagnola, ma il corrispettivo anglofono non è pervenuto.


Come se la situazione non fosse abbastanza confusa, il "professore" torna alla carica regalandoci un nuovo nonno in Zio Paperone e l'oro di California (Martina/Bargadà Studio, 1981): "Sciupone" McDuck. Va notato che "Sciupone", così come Don Pepe e il nonno anonimo de L'orologio parlante (che alcuni attribuiscono proprio a Martina), è stato pioniere nel West.


A questo punto, pare difficile trovare un'identità univoca tra tutti i personaggi elencati, se non forzando qualche elemento qua e là. Don Rosa entra a gamba tesa proponendoci il suo Dingus McDuck, attualmente unico nonno "ufficiale" di Paperone. Coerentemente con l'affermazione di Paperone in Il clan di Zio Paperone, Dingus è stato reso un minatore dal cartoonist del Kentucky.


L'ultimo nonno di Paperone introdotto in una storia a fumetti di mia conoscenza è Seabass (Zeebaars nell'originale; alla lettera: "Spigola"), creato da Ralph du Mosch per De schat van kapitein Zeebaars (du Mosch/Pérez, 2022).


Questi sono tutti i nonni del multimiliardario che sono riuscito a recuperare in decenni di produzioni. Personalmente, ritengo considerabili e sovrascrivibili almeno Titus e Dingus, in quanto entrambi scozzesi. Dal lato materno, Seabass sembrerebbe l'unico idoneo, visto che Don Pepe e Arpagone hanno a che fare con gli Stati Uniti d'America. Per quanto il nome Pokerface Drake mi piaccia, e non poco...

© Disney per le immagini pubblicate.

mercoledì 5 ottobre 2022

Strijd om een erfenis (du Mosch/Alfonso, Fernández, 2022)

Torno a parlare di Ralph du Mosch (qui la nostra chiacchierata risalente a qualche mese fa) per commentare la sua Strijd om een erfenis (du Mosch/Alfonso, Fernández, 2022), pubblicata nei Paesi Bassi lo scorso agosto, in cui Paperone viaggia indietro nel tempo per ottenere un'eredità. Questa avventura, definita dallo stesso autore "una delle [sue] preferite da scrivere", si apre con la ricezione di una lettera dei notai McGaai, McGraai e McSnaai in cui viene comunicato al papero più ricco del mondo di essere erede della fortuna del duca di Zwaenenzang-Zilverpoets. Per sua sfortuna, non si tratta dell'unico erede e deve condividere l'eredità con Cuordipietra Famedoro (come Paperone, biscugino di ottantaquattresimo grado del defunto duca), a meno che non si riesca a stabilire che uno dei due avesse un grado di parentela più prossimo con il duca rispetto all'altro. Per assicurarsi la vittoria, Paperone decide di viaggiare indietro nel tempo grazie all'ausilio di un'invenzione di Archimede e fare in modo che una sua prozia (Agaath McDuck) sposi il duca, peccato che la stessa idea sia venuta anche a Famedoro...

Vignetta iniziale dallo storyboard di Strijd om een erfenis

Senza procedere con il disvelamento dell'intreccio (auspicando che un giorno questa storia diventi fruibile anche in Italia), vorrei concentrarmi su alcuni punti di contatto con produzioni passate che ritengo degni di nota.

Innanzitutto, il tema della parentela di Paperone con un suo rivale non è nuovo: qui analizzavo infatti le varie parentele che il nostro protagonista ha condiviso con Rockerduck nel corso dei decenni e qui riportavo invece l'altro parente in comune tra il miliardario scozzese e quello sudafricano, Bogey McDivot (parentela che ho avuto modo di ripensare qui, grazie anche alla conferma dell'autore della storia in questione, John Lustig). Viene ripresa appunto da questa storia la reazione dei due all'apprendere di una qualche sorta di reciproca relazione, nonché la reazione dei due nel finale (nonostante i due racconti viaggino su binari completamente differenti).

Paperone apprende dell'esistenza di un altro erede in Zio Paperone e l'eredità indivisibile (Martina/Esposito, 1974)

... e in Strijd

Cuordipietra e Paperone non accettano di essere imparentati in Family of Fore (Lustig/Vicar, 2001) 

... e in Strijd

(Lustig/Vicar, 2001) 

(du Mosch/Alfonso, Fernández, 2022)

(Lustig/Vicar, 2001) 

(du Mosch/Alfonso, Fernández, 2022)

Inoltre, è piacevole notare che l'autore, piuttosto che creare un qualche marchingegno temporale su misura per questa avventura, recupera la Time-Tub introdotta da Vic Lockman negli anni Settanta (e già ripresa da DuckTales), inserendosi idealmente all'interno di una continuità internazionale e ultradecennale.

La Time-Tub di Archimede in I Bassotti e la cella senza Tv (Lockman/Alvarado, 1970)

... in Old Time Crime (?/Manning, 1978)

... e in Strijd

Infine, sono di interesse genealogico le apparizioni della prozia di Paperone, Agaath McDuck, e della prozia di Cuordipietra, Grizelda Goudglans (corrispettivo olandese di "Glomgold", ovvero Famedoro).

Agaath (a sinistra) e Grizelda (a destra)

© Disney per le immagini pubblicate.

martedì 12 aprile 2022

Fantomius è ancora vivo?

Chi non ha mai sentito parlare di Fantomius, il ladro gentiluomo menzionato in Paperinik il diabolico vendicatore (Martina/Carpi, 1969) e recentemente portato in vita da Marco Gervasio in una serie di storie a lui stesso dedicate? Questa mia riflessione nasce dalla recente rilettura della serie e dall'annuncio dello stesso Gervasio dell'imminente ritorno del personaggio sulle pagine di Topolino. L'identità fornitagli dall'autore romano è quella del "nobilpapero inetto e pasticcione" Lord John Quackett, precedente proprietario di Villa Rosa (luogo in cui Paperino ritrova il costume e il diario di Fantomius), e le sue avventure si dipanano in uno spazio di tempo che copre i primi tre decenni del ventesimo secolo. In questo modo, le imprese di Fantomius/Quackett sono debitamente tenute distaccate dalla Paperopoli contemporanea, tranne che in alcune avventure in cui si ritrova spedito nel presente, mantenendo perciò la sua usuale età anagrafica.

Il Fantomius di Marco Gervasio

Domanda 1: Il fatto che le avventure di Fantomius raccontate da Gervasio sono ambientate circa un secolo prima rispetto alle storie situate nel "presente", e che Quackett interagisce con personaggi come il bisnonno di Archimede, è da considerarsi come una prova sufficiente della sua dipartita?

Risposta 1: No. Nelle storie di Gervasio, Fantomius opera certamente in un tempo piuttosto lontano, ma lo stesso fanno Paperone e Cuordipietra, entrambi rivali di Fantomius negli anni '20 e già più anziani di lui. Inoltre, il fratello maggiore di Lord Quackett è probabilmente ancora in vita ai giorni nostri, come suggerito in Notre Duck (Gervasio, 2017). Infine, in Dolly Paprika (Gervasio, 2017), un titolo del Duckburg Times datato 1920 recita: "Ortensia de' Paperoni annuncia la nascita di due gemelli"; trattandosi chiaramente di Della e Paperino, è difficile conciliare questa informazione all'interno di una continuity che vede Paperino (non certo centenario) vivere nel 2018, come esplicitato in I due vendicatori (Gervasio, 2018). Appare quindi ovvia l'impossibilità di definire l'essere in vita o meno di Fantomius sulla base delle date fornite da Gervasio che, da una parte cerca di allontanarlo dal presente ma dall'altra tenta di non tradire quelle proposte da Don Rosa, andando inevitabilmente a generare delle impossibili distorsioni temporali.

L'improbabile titolo di giornale datato 1920

Cosa ci dicono invece le storie di Guido Martina su Fantomius? Non molto, in realtà. In Paperinik il diabolico vendicatore, apprendiamo da uno dei nipoti che "Fantomius era un ladro-gentiluomo che rubava ai ricchi..." ed è chiaro che egli utilizzasse Villa Rosa come suo covo; infatti, Fantomius stesso confessa nel suo diario di essere riuscito a condurre una doppia vita proprio grazie ai segreti della villa. Inoltre, nella stessa storia, apprendiamo che il vecchio proprietario di Villa Rosa "è morto senza eredi" e che, "trascorsi cent'anni dalla sua morte, la villa è stata incamerata dal demanio, che ne ha fatto dono al municipio" e "il municipio l'ha messa in palio come primo premio della lotteria".

Quello che ci dice Martina su Fantomius

Domanda 2: Fantomius era il proprietario di Villa Rosa?

Risposta 2: Non necessariamente. Gervasio ha evidentemente dato per scontato questo collegamento, dal momento che la villa era il nascondiglio del ladro, ma Martina non è esplicito a riguardo. Se Fantomius lo fosse stato, come potrebbero indicare le parole di Gastone (travestito da Fantomius) in Paperinik alla riscossa (Martina/Scarpa, 1970), allora sarebbe inequivocabilmente morto, o almeno scomparso, da cento anni. Ma ciò posizionerebbe la sua dipartita molto indietro nel tempo: negli anni '60 dell'Ottocento se consideriamo come data quella della pubblicazione della storia di Martina, negli anni '10 (circa) del Novecento tenendo invece conto di quelle proposte da Gervasio; in entrambi i casi, avrebbe comunque operato prima di queste date (a meno che non sia morto giovane) e ciò renderebbe la questione ancora più intricata. La mia idea è che Fantomius (chiunque egli fosse) abbia semplicemente occupato Villa Rosa dopo la morte del suo legittimo proprietario, dal momento che nessun indizio schiacciante rivela che si tratti della stessa persona.

Fantomius/Gastone sembrerebbe essere il proprietario di Villa Rosa

Gastone non avrebbe motivo di sapere che Villa Rosa apparteneva a Fantomius, a meno che questa non sia diventata un'informazione di dominio pubblico dopo la morte del ladro. In tal caso, però, potenzialmente chiunque ne potrebbe essere a conoscenza (soprattutto Qui, Quo e Qua, dal momento che in uno dei loro manuali è contenuta tutta la storia di Fantomius) e qualcun altro avrebbe perciò potuto trovare il suo diario prima di Paperino. Nell'edizione americana della storia, questa incongruenza è stata corretta e Fantomius/Gastone non pronuncia più le parole "i ruderi della mia villa", bensì "these forsaken ruins", mostrando che il fortunato cugino non ne conosce le reali qualità, considerandole rovine qualsiasi. Inoltre, a fugare il dubbio sull'eventuale dominio pubblico dell'informazione, è interessante notare che, nel libro Paperinik il diabolico vendicatore, scritto da Guido Martina e pubblicato da Mondadori nel 1970, alla domanda di Paperino: "Che c'entra Villa Rosa con Fantomius?", Quo risponde: "Non c'entra per niente" (p. 33).

Paperino si riferisce a Fantomius/Quackett?

Forse no!

Gervasio non è stato in realtà il primo autore a portare in vita Fantomius. In Danimarca, una storia con il personaggio è stata scritta nel 2003, precedendo così di quattro anni la pubblicazione della prima storia italiana in cui appare fisicamente, si tratta di Paperinik e l'eredità (Pihl/Smet, 2005). In questa storia, che ripercorre la prima avventura di Paperinik, Fantomius è ancora vivo e decide di tornare a Villa Rosa dopo aver appreso che qualcuno ha preso il suo posto; si tratta di un anziano papero che si era ritirato tra le montagne, lontano dalla vita mondana. Cercando negli archivi del municipio, Fantomius scopre che la villa è stata vinta da Gastone come premio della lotteria, lo raggiunge e, accortosi di quanto sia pigro e sfaccendato, decide di addestrarlo per fargli seguire le sue gesta in modo decoroso, mentre questi continua imperterrito e inutilmente a cercare di negare il suo essere Paperinik. Questa interpretazione di Fantomius (che graficamente richiama Uno e caratterialmente Everett Ducklair, con il quale condivide il percorso di eremitaggio, della saga di PK) non contraddice direttamente le storie di Martina, sebbene l'autore si prenda qualche libertà: Fantomius conferma che la casa fosse sua (il che potrebbe avvicinarlo a Lord Quackett, nonostante l'aspetto) e aggiunge che è stata messa in palio dopo la sua partenza (non la sua morte), certamente non dopo cento anni da questa. Curiosamente, nell'edizione italiana, il personaggio anziano non è presentato come Fantomius, ma semplicemente come un suo "esecutore testamentario".

Paperinik a tu per tu con Fantomius

Questo Fantomius redivivo viene ricordato da Paperino in Paperinik e il grande pulitore (Pihl/Smet, 2006), sempre scritta nel 2003, Paperinik e lo scambio di identità (Shaw, Shaw/Andersen, 2006) e Paperinik contro il rumorista (Erickson/Smet, 2006), da Gastone in Paperinik e il raggio sfortunatore (Erickson/Freccero, 2018), ed è raffigurato in un quadro all'interno di Villa Rosa in Paperinik e l'ignobile Dottor Katastrof (Hansegård/Ferraris, 2012).

Paperino teme che Fantomius decida di affidare il suo ruolo...

... al legittimo erede della sua villa

E, a quanto pare, si tratta di un timore ricorrente

Domanda 3: Questa versione di Fantomius è da considerarsi un anziano John Quackett?

Risposta 3: Dipende. Il differente aspetto e la traduzione italiana delle storie di produzione danese lo escluderebbero, così come il fatto che questo Fantomius non conosce la vera identità di Paperinik mentre Quackett sì, si vedano Paperinik, tutto cominciò così (Gervasio, 2019) e L'inizio e la fine (Gervasio, 2021). Però, all'interno della continuity danese, questa versione di Fantomius è a tutti gli effetti Lord Quackett e ciò è confermato da Donald's Surprise (Pihl/Andersen, 2014), tavole di raccordo realizzate per un albo in occasione degli ottant'anni del personaggio di Paperino (alla maniera de I Classici di Walt Disney di una volta), nelle quali l'anziano Fantomius ricorda la propria gioventù, introducendo ai lettori Fantomius a bordo (Gervasio, 2012).

L'anziano Fantomius introduce ricordi di gioventù

Quindi, per rispondere alla domanda proposta dal titolo di questo articolo, Fantomius potrebbe essere ancora vivo. Lo è esplicitamente nelle storie danesi (anche se non vi appare da qualche anno) e lo potrebbe essere anche in quelle italiane, dal momento che la linea temporale è piuttosto instabile e poco affidabile. Per quanto riguarda la sua vera identità, pur apprezzando e rispettando il grande lavoro di Gervasio (che è piuttosto ricco e, per quanto possibile, coerente), preferisco non crederlo un nobile e non lo considero nemmeno il precedente proprietario di Villa Rosa, luogo di cui sicuramente si è appropriato per nascondersi e compiere le proprie scorribande; ma questa è solamente una mia personale interpretazione (tradita anche dalle storie di produzione danese), basata sulle zone d'ombra dell'introduzione martiniana del personaggio, e non ha riscontro in nessun'altra storia a fumetti.

Un'ultima curiosità, che mi sembra doveroso riportare, riguarda il personaggio di Copernico Pitagorico, bisnonno di Archimede introdotto da Gervasio e inventore dei gadget di Fantomius. Nel già citato libro di Martina edito da Mondadori, i gadget utilizzati da Paperinik (che Archimede ricostruisce grazie agli appunti presenti nel diario del ladro gentiluomo) sono tutti brevettati a nome Fantomius, quasi a indicare che egli avesse una mente geniale e creativa, escludendo quindi il potenziale coinvolgimento di altri collaboratori. Questo lato della personalità di Fantomius pare essere condiviso anche dall'autore Lucio Leoni, il quale, durante una recente live sul canale YouTube The Fisbio Show, parla di una vecchia storia mai realizzata in cui Paperinik sarebbe dovuto andare "avanti e indietro nel tempo e anche in dimensioni parallele" e  avrebbe dovuto contribuire "alla creazione di Fantomius, comparendo di fronte al personaggio che sarebbe diventato Fantomius" (dal minuto 39:18). L'autore dichiara infatti che questo personaggio avrebbe dovuto essere "un inventore [...] nella Paperopoli di fine Ottocento che inventava cose che però non avevano mai un'applicazione [...] vantaggiosa dal punto di vista economico" (dal minuto 1:21:58), ricevendo così lo scherno della comunità scientifica;

a un certo punto, decide [...] di usare [...] queste invenzioni per vendicarsi di un paio di personaggi in particolare che lo deridevano continuamente e, nel far questo, scopre che questi personaggi però sono anche disonesti [...] e quindi approfitta di questa sua vendetta personale per fare anche un atto [...] di "giustizia sociale". [...] Per cui, l'inventore dei suoi marchingegni era lui, non un'altra persona (dal minuto 1:22:51).

L'idea scartata di Leoni, risalente agli anni Novanta, sembrerebbe quindi recuperare più fedelmente il Fantomius martiniano, geniale creatore dei propri gadget, introducendo anche come personaggio la nonna di Brigitta, che avrebbe dovuto essere la sua cameriera, "l'unica a sapere che lui avesse un'identità segreta" (dal minuto 1:23:43).

© Disney per le immagini pubblicate.

venerdì 10 settembre 2021

Chi ha fondato Topolinia?

Dare un nome o un volto al fondatore di Topolinia non è un'impresa semplice, per una serie di ragioni. Innanzitutto, non esiste un corrispettivo di Carl Barks per l'universo dei topi, considerando che le strisce disegnate da Gottfredson erano destinate a una fruizione frammentata sui giornali quotidiani e non vi era quindi un tentativo di creare una continuità solida o un universo coerente. Manca quindi l'introduzione di una topolinesca Duckburg (Barks, 1944) e, similarmente, di un Cornelius Coot (Barks, 1952).

Il primo riferimento alla città dei paperi (Barks, 1944)

I personaggi disegnati da Gottfredson vivono infatti in una cittadina senza nome. Al centro rurale abitato da Mickey e co. negli anni '30 viene affidato il nome di Silo Center in una striscia del ciclo Topolino arciere (Gottfredson, 1931) e in una vignetta appartenente al ciclo Topolino e i due ladri (Gottfredson, 1932), nome che verrà recuperato solamente un'ottantina di anni più tardi in Just Like Magic (Gerstein/Kausler, 2011), dove viene citata come la città in cui viveva Oswald the Lucky Rabbit prima di finire a Wasteland (il mondo in cui è ambientato il videogioco Epic Mickey; in italiano: Rifiutolandia).

Riferimento a Silo Center nella striscia del 19 novembre (Gottfredson, 1931)

Riferimento a Silo Center nella striscia del 29 febbraio (Gottfredson, 1932)

Nel 1935, Paperino e Topolino (all'epoca appaiono assieme nelle strisce e vivono nella stessa città) abitano in un luogo piuttosto anonimo, chiamato appunto Hometown (città natale).

Hometown nella tavola domenicale del 23 giugno (Osborne/Gottfredson, 1935)

    Hometown nella tavola domenicale del 27 luglio (Osborne/Gottfredson, 1935)

Pare quindi chiara la mancanza di una necessità di instaurare delle fondamenta stabili e durature nel tempo che reggano insieme l'universo in cui sono ambientate queste prime avventure. Un timido tentativo di dare alla futura Topolinia un nome un po' più originale lo si ha nel ciclo di strisce conosciuto come Topolino e il mistero di Macchia Nera (DeMarris/Gottfredson, 1939). Qui, infatti, viene recapitata una lettera a Topolino (sotto il falso nome "Emanuel Spink"), che riporta Mouseville come nome della cittadina.

Mouseville nella striscia del 14 luglio (DeMerris/Gottfredson, 1939)

Trovo interessante notare come, in ognuno dei casi citati (pure nella prima indicazione di Duckburg a cura di Barks), il nome della città non venga espresso dai personaggi, ma ci venga invece mostrato mediante espedienti grafici (intestazioni su lettere o pacchi, cartelli stradali, cartelli della stazione ferroviaria, nome stampato su un vagone). A questo proposito, è d'uopo segnalare la striscia dell'8 febbraio 1955, facente parte del ciclo Topolino e Pippo cervello del secolo (Walsh/Gottfredson, 1955), in cui ancora una volta troviamo (ora sul titolo di un quotidiano) il nome Mouseville.

Mouseville nella striscia dell'8 febbraio (Walsh/Gottfredson, 1955)

Lungi dal diventare un'istituzione (al contrario della Duckburg utilizzata frequentemente da Barks e dagli autori successivi a lui), Mouseville verrà presto dimenticata per rimanere un semplice riferimento interno alla produzione, salvo poi venire rinominata Mouseton negli anni Novanta in seguito a una disputa legale con la Terrytoons di Mighty Mouse. Da segnalare, inoltre, che in molti paesi - come l'Olanda, la Germania, la Finlandia e, fino a qualche anno fa, il Brasile - Topolino e co. vivono proprio a Paperopoli, e non esiste alcun nome alternativo per Topolinia. Come è possibile quindi dare un nome o un volto al fondatore di una città che apparentemente non esiste?

Per rispondere a ciò, bisogna capire da dove proviene Topolinia. La risposta è: dalla produzione Disney italiana. In effetti, la prima attestazione di una città chiamata Topolinia (e non Paperopoli) proviene dalla nostrana Topolino nella valle dell'incanto (Martina/Anzi, 1952).

Il primo riferimento a Topolinia (Martina/Anzi, 1952)

Si tratta ancora di un tentativo acerbo poiché in questa Topolinia convivono Topolino, Paperino, il commissario Basettoni e zio Paperone. In Topolino e la doppia vigilia di Natale (Martina/Bottaro, 1955), abbiamo poi una simile ambientazione (compresenza di personaggi appartenenti a universi differenti) e il nome indicato è Topolinopoli (quasi un mix tra Topolinia e Paperopoli).

Topolinopoli (Martina/Bottaro, 1955)

Come è visibile, si tratta comunque di una fase intermedia, di un primo tentativo di definizione geografica, che avrà invece culmine e conferma nella storia Topolino imperatore della Calidornia (Scarpa, 1961), in cui, già dallo splash panel iniziale, vengono mostrate Topolinia e Paperopoli come due città ben distinte. Il dado è tratto!

Paperopoli e Topolinia come due città distinte (Scarpa, 1961)

Questa pubblicazione sancisce quindi (almeno per quanto riguarda la produzione italiana) l'esistenza di due luoghi fisici differenti: Paperopoli (la Duckburg barksiana) da una parte e la novella, tutta italiana, Topolinia dall'altra. Questo è essenzialmente il motivo per cui nessun autore statunitense ha mai sentito l'esigenza di raccontare la storia della città e del suo fondatore. Però, nonostante la laconica risposta fornita dalla redazione di Topolino sul numero 2535, sarebbe incorretto affermare che nessun autore in assoluto abbia mai provato a colmare questa lacuna.

"non si sa" chi sia il fondatore di Topolinia (Redazione Topolino, 2004)

In Topolino e la scia delle torpedini (Figus/Valussi, 1987), viene infatti menzionato un tale Harvey Esploribus come fondatore di Topolinia, ma purtroppo la sua statua è fusa ed è dunque difficile dargli un volto.

Harvey Esploribus (Figus/Valussi, 1987)

Successivamente, in Tip & Tap e il golf su misura (Concina/Cavazzano, 1992) e in Topolino e la gita dal futuro (Gagnor/Meloni, 2006), ci vengono mostrate statue di un innominato fondatore della città.

Il fondatore di Topolinia (Concina/Cavazzano, 1992)

Il fondatore di Topolinia (Gagnor/Meloni, 2006)

Come si può notare dalle immagini, le tre statue rappresentano chiaramente personaggi differenti e questo è dovuto, come si diceva in apertura, all'assenza di un corrispettivo del paperopolese Coot. Altri due fondatori di Topolinia fanno capolino in storie pubblicate nel 1995: Toponio McRatt, in Minni e il naufragio spaziale (Russo/Mottura, 1995), e Geremia Ratt, in Topolino e l'effetto trasmutatore (Panaro/DiVita, 1995).

Toponio McRatt (Russo/Mottura, 1995)

Geremia Ratt (Panaro/DiVita, 1995)

Credo sia utile soffermarsi su quest'ultimo personaggio poiché è l'unico, a differenza di Harvey, Toponio e dei fondatori senza nome, a essere ripreso una seconda volta, in Gli eroi di Monte Rattmore (Artibani/Mazzarello, 2018), dove Paperino lo ricorda come "uno dei fondatori di Topolinia".

Geremia Ratt (Artibani/Mazzarello, 2018)

Interessante a questo proposito notare come, nella recente serie Young Donald Duck, Topolino e Paperino frequentino una scuola chiamata "Jeremy Ratt School" a Topolinia. Nonostante non sia chiarito se la figura a cui è intitolata la scuola sia o meno collegata al fondatore della città, escluderei che si tratti dello stesso personaggio; anche perché, nella versione statunitense de Gli eroi di Monte Rattmore, il fondatore è stato reso come Jeremiah Ratt e non Jeremy.

Cercando dunque di rispondere alla domanda che dà il titolo a questo post, tenendo in considerazione tutte le informazioni riportate, mi sento di dire che, come nel caso delle Giovani Marmotte, Topolinia ha avuto più di un fondatore, tra questi: Geremia (o Jeremiah) Ratt, Toponio McRatt, Harvey Esploribus e almeno altri due di cui non conosciamo tuttora l'identità.

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