venerdì 28 ottobre 2022

"Come ho conosciuto le storie di Carl Barks" (di Carlo Panaro)

Carlo Panaro è autore di Topolino da metà anni Ottanta ed è anche uno dei più prolifici, con più di 1300 sceneggiature all'attivo (dati I.N.D.U.C.K.S.). Nel 2011, gli avevo chiesto di scrivere un pezzo su Carl Barks per un progetto che alla fine non si è mai realizzato e il suo testo è rimasto, così, inedito sul mio computer per tutti questi anni. Onestamente, mi sembrava un peccato non condividerlo e, perciò, ho recentemente chiesto a Carlo se gli facesse piacere pubblicarlo qui sul blog. Non solo ha accettato volentieri, ma ha anche deciso di integrare il suo scritto originale, aggiornandolo e inserendo qualche dettaglio in più sulla propria produzione di storie a fumetti e del rapporto tra questa e quella di Barks.

COME HO CONOSCIUTO LE STORIE DI CARL BARKS
di Carlo Panaro

Carl Barks… un nome che fa sognare chiunque ami i fumetti Disney! Ha costruito un intero mondo popolato da paperi, Paperopoli, e inventato personaggi divenuti immortali, a cominciare da Zio Paperone. Io ho avuto modo di conoscere le sue storie da piccolo, e me ne sono subito innamorato…

Quando ho incominciato a leggere Topolino, negli anni 1969/70, per un bambino, quale ero io all’epoca, era davvero impossibile distinguere le storie “italiane” da quelle “straniere”Infatti, diversamente da quanto avviene ormai da molti anni, non vi erano indicazioni degli autori; quindi, per me, le storie di Carl Barks, Paul Murry, Scarpa, Carpi e così via, facendo solo riferimento ai disegni (quelli che mi colpivano subito l’occhio sfogliando il giornalino), venivano tutte dallo stesso Paese, presumibilmente l’Italia.

Ricordo una delle prime storie, lette all’epoca, di Carl Barks: Zio Paperone e la corona di Gengis Khan, collocata in chiusura di un numero di Topolino degli anni ’70.

Mi colpì subito per la ricchezza di fantasia: dalla suggestiva corona, definita scherzosamente una sorta di “secchiello”, all’altissimo uomo delle nevi, la cui unica parola era un buffissimo “gù”. L’orologio dello Zio Paperone, la classica “cipolla”, presentato nella prima tavola della storia, diveniva, poi, l’elemento risolutivo che permetteva al miliardario e ai nipoti di sfuggire all’insolita creatura e di salvarsi, portando con loro la leggendaria corona.

Prima vignetta di Zio Paperone e la corona di Gengis Khan (Barks, 1956)

Purtroppo, ripeto, non mi era certamente possibile ricondurre quella gradevolissima avventura a Barks, addirittura il creatore di Zio Paperone, l’Uomo dei Paperi, di cui, in tutta sincerità, ignoravo perfino l’esistenza!

Pochi anni dopo, però, le cose cambiarono.

Acquistai, infatti, un delizioso volumetto, Vita e dollari di Paperon de’ Paperoni: era il 1973 e avevo circa 10 anni.

Leggendo quelle sette splendide avventure, scoprii che lo Zione era stato creato in America nel 1947, quindi, era un personaggio ancora relativamente giovane. La mano” che aveva disegnato e scritto le storie era la stessa di quella fantastica avventura che tanto mi aveva colpito, ma di Carl Barks si parlava ben poco: veniva soltanto citato come “uno dei più intelligenti disegnatori di Walt Disney”.

In realtà, oggi sappiamo tutti che era molto di più! Era comunque la prima volta che mi imbattevo nel suo nome e, inoltre, avevo la possibilità di leggere alcune delle sue meravigliose storie incentrate sulla figura del suo personaggio più famoso, Zio Paperone.

Copertina dell'Oscar Mondadori Vita e Dollari di Paperon de' Paperoni (1968)

Ebbi, così, modo di accorgermi, anche se con gli occhi di un bambino, del capolavoro psicologico di Barks: lo zione non era soltanto un “vecchio avaraccio” che non sganciava mai un cent al povero Paperino, la sua personalità era molto più complessa e sfaccettata, come compresi meglio da adolescente e da adulto, sempre appassionatissimo lettore di Topolino e, poi, dal 1985, come sceneggiatore.

Carl Barks aveva creato un personaggio che non era solo un accumulatore di dollari, come poteva sembrare a prima vista, ma in grado di veri e propri slanci di generosità. In questo, la storia più illuminante, del già citato volumetto, è Zio Paperone e la Stella del Polo, in cui lo Zione, recitando come un attore degno dell’Oscar, nasconde il suo affetto verso Doretta Doremì, sua vecchia fiamma di gioventù, per la quale dimostra nel finale dell’avventura (non dandolo a vedere a Paperino e Qui, Quo e Qua… almeno, così pensa lui!) una generosità quasi commovente.

Zio Paperone, dunque, mi apparve come un multimiliardario che amava sì alla follia il suo denaro ma non solo per avarizia, o meglio, la sua avarizia era figlia del sacrificio, della fatica messe nel corso della sua vita, delle sue avventure ai quattro angoli del globo, per guadagnare quel denaro che gli avrebbe permesso di lasciarsi alle spalle la sua povera infanzia, quando guadagnò il primo cent lustrando le scarpe.

L’acido Paperone, mostrato nel volumetto in alcune vignette de Il Natale di Paperino sul Monte Orso, si evolveva sotto i miei occhi, pagina dopo pagina, storia dopo storia, divenendo sempre più umano ed era capace di piangere come un bambino per una sola moneta perduta.

L'acido Paperone de Il Natale di Paperino sul Monte Orso (Barks, 1947)

Era un papero in cui viveva ancora l’anima del cercatore d’oro, proteso verso mille avventure e verso quella nuova frontiera, tanto cara agli americani, che lo ha visto puntare verso lo spazio ben prima dello sbarco sulla Luna e che oggi, secondo me, è rappresentata dalle nuove scoperte tecnologiche e da nuovi traguardi sempre più ambiziosi che lo renderanno sempre più ricco, ma non lo priveranno di quell’integrità morale e quel fondo di umanità che ne fanno il personaggio più amato nato dalla magia dell’Uomo dei Paperi.

Dopo le amatissime letture dell’infanzia e dell’adolescenza, come già accennato, nel 1985 iniziai a scrivere per Topolino e, non a caso, incentrai la mia primissima storia (non la prima pubblicata) su Zio Paperone. Si trattava di Zio Paperone e il cibo del futuro. All’epoca, venivano scritte molte avventure con protagonista l’arcimiliardario alle prese con gli affari più svariati così mi rifeci, da esordiente quale ero, a quel genere, trattando un argomento di attualità: la possibilità di utilizzare le alghe per trarre principi nutritivi dai quali ottenere cibi vari.

L'idea di Paperino in Zio Paperone e il cibo del futuro (Panaro/Bargadà Studio, 1986)

Con gli anni, la mia conoscenza di Carl Barks e del suo mondo, delle sue storie, divenne per me un vero e proprio studio. Mi soffermai in particolar modo su due personaggi: Paperino e il “suo” Zio Paperone. Il primo mi piaceva moltissimo perché, in parte, si discostava dal Paperino italico, troppo spesso rappresentato come un pigrone e uno sfortunato cronico. Il Paperino di Barks era più dinamico, propositivo, avventuroso. Certo, restava sfaticato e sfortunato, ma non solo! Spesso, infatti, viveva avventure ai quattro angoli del globo, oppure era impegnato (nelle storie brevi) in mille lavori nei quali si rivelava bravissimo… fino all’immancabile disastro finale.

Mi sono ispirato appunto al Paperino di Barks quando ho scritto alcune storie come Paperino e la perla della Luna (Topolino 3055), nel cui incipit omaggio una bella storia dell’Uomo dei Paperi, Paperon de’ Paperoni snob di società, mostrando dame e personaggi vari adornati con i più svariati e a volte vistosi gioielli. Nella mia storia, Paperino vive un’avventura che lo porta in viaggio alla ricerca di una preziosissima perla, ma non al seguito di Zio Paperone, bensì per suo conto, accompagnato dai nipotini. Un’avventura in proprio, quindi, come quelle tanto care a Barks.

Prima vignetta di Paperon de' Paperoni snob di società (Barks, 1962)
 
Carl Barks ha influenzato altre mie storie, sulle quali non mi soffermo. Una veloce citazione soltanto a Paperino maestro del sonno (Topolino 2094), in cui, come raccontava spesso il Maestro, mostro un Donald bravissimo in un lavoro alquanto improbabile, riuscire a fare addormentare gli afflitti da insonnia, con tecniche umoristiche, fino a combinare l’inevitabile disastro finale.

Su Zio Paperone ho già scritto sopra. Il mondo di Barks, quel caro, amato mondo, è sempre stato presente nella mia fantasia e, quando ho potuto, vi ho attinto. Ricorderei qui soltanto Zio Paperone e il ricordo di un giorno (Topolino 3292), scritta per il settantesimo compleanno dello Zione, ma poi pubblicata, purtroppo, l’anno seguente. Nelle mia storia, ripropongo il rapporto tra il ricco papero e Doretta Doremì, rifacendomi a quanto narrato da Barks e, in seguito, da Don Rosa.

Doretta e Paperone in Zio Paperone e il ricordo di un giorno (Panaro/Vetro, 2018)

Come concludere? Carl Barks è uno di quegli Autori che ti entrano nel cuore: una volta che hai imparato ad amare le sue storie, ti resta dentro per sempre!

© Disney per le immagini pubblicate.
Si ringrazia Carlo Panaro per la disponibilità.

2 commenti:

  1. "guadagnò il primo cent lustrando le scarpe": bel testo, però la moneta è un decino, non un cent.

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    1. Hai ragione, la Numero Uno è notoriamente un decino, ma in molte traduzioni di storie d'epoca, nonché in produzioni italiane, era proprio un "cent". Non dubito che Carlo Panaro conosca bene la materia di cui è autore da una quarantina di anni, semplicemente immagino abbia voluto fare riferimento alle sue letture giovanili.

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