Carlo Panaro è autore di Topolino da metà anni Ottanta ed è anche uno dei più prolifici, con più di 1300 sceneggiature all'attivo (dati I.N.D.U.C.K.S.). Nel 2011, gli avevo chiesto di scrivere un pezzo su Carl Barks per un progetto che alla fine non si è mai realizzato e il suo testo è rimasto, così, inedito sul mio computer per tutti questi anni. Onestamente, mi sembrava un peccato non condividerlo e, perciò, ho recentemente chiesto a Carlo se gli facesse piacere pubblicarlo qui sul blog. Non solo ha accettato volentieri, ma ha anche deciso di integrare il suo scritto originale, aggiornandolo e inserendo qualche dettaglio in più sulla propria produzione di storie a fumetti e del rapporto tra questa e quella di Barks.
COME HO CONOSCIUTO LE STORIE DI CARL BARKS
di Carlo Panaro
Carl Barks… un nome
che fa sognare chiunque ami i fumetti Disney! Ha costruito un intero
mondo popolato da paperi, Paperopoli, e inventato personaggi
divenuti immortali, a cominciare da Zio Paperone. Io ho avuto modo di
conoscere le sue storie da piccolo, e me ne sono subito innamorato…
Quando ho incominciato a
leggere Topolino, negli anni 1969/70, per un bambino, quale
ero io all’epoca, era davvero impossibile distinguere le storie
“italiane” da quelle “straniere”. Infatti, diversamente da
quanto avviene ormai da molti anni, non vi erano indicazioni degli
autori; quindi, per me, le storie di Carl Barks, Paul Murry, Scarpa,
Carpi e così via, facendo solo riferimento ai disegni (quelli che mi
colpivano subito l’occhio sfogliando il giornalino), venivano tutte
dallo stesso Paese, presumibilmente l’Italia.
Ricordo una delle prime
storie, lette all’epoca, di Carl Barks: Zio Paperone e la corona
di Gengis Khan, collocata in chiusura di un numero di
Topolino degli anni ’70.
Mi colpì subito per la
ricchezza di fantasia: dalla suggestiva corona, definita
scherzosamente una sorta di “secchiello”, all’altissimo uomo
delle nevi, la cui unica parola era un buffissimo “gù”.
L’orologio dello Zio Paperone, la classica “cipolla”,
presentato nella prima tavola della storia, diveniva, poi, l’elemento
risolutivo che permetteva al miliardario e ai nipoti di sfuggire
all’insolita creatura e di salvarsi, portando con loro la
leggendaria corona.
Prima vignetta di Zio Paperone e la corona di Gengis Khan (Barks, 1956) |
Purtroppo, ripeto, non mi
era certamente possibile ricondurre quella gradevolissima avventura a
Barks, addirittura il creatore di Zio Paperone, l’Uomo dei
Paperi, di cui, in tutta sincerità, ignoravo perfino l’esistenza!
Pochi anni dopo, però,
le cose cambiarono.
Acquistai, infatti, un
delizioso volumetto, Vita e dollari di Paperon de’ Paperoni:
era il 1973 e avevo circa 10 anni.
Leggendo quelle sette
splendide avventure, scoprii che lo Zione era stato creato in America
nel 1947, quindi, era un personaggio ancora relativamente giovane. La
“mano” che aveva disegnato e scritto le storie era la
stessa di quella fantastica avventura che tanto mi aveva colpito, ma
di Carl Barks si parlava ben poco: veniva soltanto citato come
“uno dei più intelligenti disegnatori di Walt Disney”.
In realtà, oggi sappiamo
tutti che era molto di più! Era comunque la prima volta che
mi imbattevo nel suo nome e, inoltre, avevo la possibilità di
leggere alcune delle sue meravigliose storie incentrate sulla figura
del suo personaggio più famoso, Zio Paperone.
Ebbi, così, modo di
accorgermi, anche se con gli occhi di un bambino, del capolavoro
psicologico di Barks: lo zione non era soltanto un “vecchio
avaraccio” che non sganciava mai un cent al povero Paperino, la sua
personalità era molto più complessa e sfaccettata, come compresi
meglio da adolescente e da adulto, sempre appassionatissimo lettore
di Topolino e, poi, dal 1985, come sceneggiatore.
Carl Barks aveva creato
un personaggio che non era solo un accumulatore di dollari, come
poteva sembrare a prima vista, ma in grado di veri e propri slanci di
generosità. In questo, la storia più illuminante, del già citato
volumetto, è Zio Paperone e la Stella del Polo, in cui lo
Zione, recitando come un attore degno dell’Oscar, nasconde il suo
affetto verso Doretta Doremì, sua vecchia fiamma di gioventù, per
la quale dimostra nel finale dell’avventura (non dandolo a vedere a
Paperino e Qui, Quo e Qua… almeno, così pensa lui!) una generosità
quasi commovente.
Zio Paperone, dunque, mi
apparve come un multimiliardario che amava sì alla follia il suo
denaro ma non solo per avarizia, o meglio, la sua avarizia era figlia
del sacrificio, della fatica messe nel corso della sua
vita, delle sue avventure ai quattro angoli del globo, per guadagnare
quel denaro che gli avrebbe permesso di lasciarsi alle spalle la sua
povera infanzia, quando guadagnò il primo cent lustrando le
scarpe.
L’acido Paperone,
mostrato nel volumetto in alcune vignette de Il Natale di Paperino
sul Monte Orso, si evolveva sotto i miei occhi, pagina
dopo pagina, storia dopo storia, divenendo sempre più umano
ed era capace di piangere come un bambino per una sola moneta
perduta.
L'acido Paperone de Il Natale di Paperino sul Monte Orso (Barks, 1947) |
Era un papero in cui
viveva ancora l’anima del cercatore d’oro, proteso verso mille
avventure e verso quella nuova frontiera, tanto cara agli americani,
che lo ha visto puntare verso lo spazio ben prima dello sbarco sulla
Luna e che oggi, secondo me, è rappresentata dalle nuove scoperte
tecnologiche e da nuovi traguardi sempre più ambiziosi che lo
renderanno sempre più ricco, ma non lo priveranno di quell’integrità
morale e quel fondo di umanità che ne fanno il personaggio più
amato nato dalla magia dell’Uomo dei Paperi.
Dopo le amatissime
letture dell’infanzia e dell’adolescenza, come già accennato,
nel 1985 iniziai a scrivere per Topolino e, non a caso,
incentrai la mia primissima storia (non la prima pubblicata) su Zio
Paperone. Si trattava di Zio Paperone e il cibo del futuro. All’epoca, venivano scritte molte avventure con protagonista
l’arcimiliardario alle prese con gli affari più svariati così mi
rifeci, da esordiente quale ero, a quel genere, trattando un
argomento di attualità: la possibilità di utilizzare le alghe per
trarre principi nutritivi dai quali ottenere cibi vari.
L'idea di Paperino in Zio Paperone e il cibo del futuro (Panaro/Bargadà Studio, 1986) |
Con gli anni, la mia
conoscenza di Carl Barks e del suo mondo, delle sue storie, divenne
per me un vero e proprio studio. Mi soffermai in particolar modo su
due personaggi: Paperino e il “suo” Zio Paperone. Il primo mi
piaceva moltissimo perché, in parte, si discostava dal Paperino italico, troppo spesso rappresentato come un pigrone e uno
sfortunato cronico. Il Paperino di Barks era più dinamico,
propositivo, avventuroso. Certo, restava sfaticato e sfortunato, ma
non solo! Spesso, infatti, viveva avventure ai quattro angoli del
globo, oppure era impegnato (nelle storie brevi) in mille lavori nei
quali si rivelava bravissimo… fino all’immancabile disastro
finale.
Mi sono ispirato appunto
al Paperino di Barks quando ho scritto alcune storie come Paperino
e la perla della Luna (Topolino 3055), nel cui incipit
omaggio una bella storia dell’Uomo dei Paperi,
Paperon de’ Paperoni snob di società, mostrando dame e
personaggi vari adornati con i più svariati e a volte vistosi
gioielli. Nella mia storia, Paperino vive un’avventura che lo porta
in viaggio alla ricerca di una preziosissima perla, ma non al seguito
di Zio Paperone, bensì per suo conto, accompagnato dai nipotini.
Un’avventura in proprio, quindi, come quelle tanto care a Barks.
Prima vignetta di Paperon de' Paperoni snob di società (Barks, 1962) |
Carl Barks ha influenzato
altre mie storie, sulle quali non mi soffermo. Una veloce citazione
soltanto a Paperino maestro del sonno (Topolino 2094), in cui,
come raccontava spesso il Maestro, mostro un Donald bravissimo
in un lavoro alquanto improbabile, riuscire a fare addormentare gli
afflitti da insonnia, con tecniche umoristiche, fino a combinare
l’inevitabile disastro finale.
Su Zio Paperone ho già
scritto sopra. Il mondo di Barks, quel caro, amato mondo, è sempre
stato presente nella mia fantasia e, quando ho potuto, vi ho attinto.
Ricorderei qui soltanto Zio Paperone e il ricordo di un giorno
(Topolino 3292), scritta per il settantesimo compleanno dello Zione,
ma poi pubblicata, purtroppo, l’anno seguente. Nelle mia storia,
ripropongo il rapporto tra il ricco papero e Doretta Doremì,
rifacendomi a quanto narrato da Barks e, in seguito, da Don Rosa.
Doretta e Paperone in Zio Paperone e il ricordo di un giorno (Panaro/Vetro, 2018) |
Come concludere? Carl
Barks è uno di quegli Autori che ti entrano nel cuore: una volta che
hai imparato ad amare le sue storie, ti resta dentro per sempre!
© Disney per le immagini pubblicate.
Si ringrazia Carlo Panaro per la disponibilità.
"guadagnò il primo cent lustrando le scarpe": bel testo, però la moneta è un decino, non un cent.
RispondiEliminaHai ragione, la Numero Uno è notoriamente un decino, ma in molte traduzioni di storie d'epoca, nonché in produzioni italiane, era proprio un "cent". Non dubito che Carlo Panaro conosca bene la materia di cui è autore da una quarantina di anni, semplicemente immagino abbia voluto fare riferimento alle sue letture giovanili.
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