giovedì 12 gennaio 2023

Sulla Numero Uno

La Numero Uno di Zio Paperone (Old Number One) è probabilmente la monetina più famosa del mondo e mi sembrava una mancanza non scrivere qualcosa a riguardo. Innanzitutto, viene introdotta in Paperone e la Banda Bassotti (Barks, 1953), dove gioca un ruolo decisivo per la liberazione della famiglia dei Paperi.

Paperone si ricorda di avere ancora il suo primo decino

A dire il vero, la prima versione di questa sequenza (pubblicata solamente nel 1984) differiva leggermente dalla versione definitiva. Come Barks stesso riferisce in un'intervista datata 1984: Il paragone tra queste quattro vignette scartate e le vignette pubblicate dimostra come le ultime rendano meglio l'idea. [...] I dialoghi e i disegni sono più pertinenti”. (fonte: J. Michael Catron, “It Was the Best of Dimes”, in The Complete Carl Barks Disney Library, n. 26, agosto 2022, p. 203; trad. mia)

La prima versione (scartata) della stessa sequenza

Nata quindi come semplice espediente narrativo per proseguire il racconto mostrando al tempo stesso l'estrema parsimonia di Zio Paperone, quella monetina da dieci centesimi verrà recuperata regolarmente nelle storie di Barks, fino a ricoprire un ruolo di prim'ordine con l'introduzione della fattucchiera Amelia (Magica De Spell), avvenuta in Zio Paperone e la fattucchiera (Barks, 1961). Da qui in avanti, infatti, Amelia cercherà in ogni modo di impadronirsi del decino, convinta che le possa permettere di generare un amuleto in grado di renderla “ricca, ricca, ricca!”

Il piano della fattucchiera

Non solo i Bassotti e Amelia, ma pure Cuordipietra Famedoro ha avuto a che fare con il decino, proprio nel corso della sua prima apparizione, in Paperino e il torneo monetario (Barks, 1956). Lo spago con cui Paperone avvolge la monetina gli permette, infatti, di vincere la sfida come papero più ricco del mondo.

Paperone porta con sé il suo primo decino legato a uno spago

Ma come mai questa moneta è così importante? Da dove arriva? Barks non lo dice direttamente. In Zio Paperone e la fattucchiera, Paperone nega ogni coinvolgimento talismanico della monetina, affermando che si tratti invece del “simbolo del risparmio”. Successivamente, però, in Paperino reporter degli abissi (Barks, 1963), gli affari di Paperone iniziano a colare a picco quando questi perde il suo “portafortuna” e finché esso non viene infine recuperato.

Il diverso atteggiamento di Paperone nei confronti della Numero Uno in La fattucchiera (sopra) e in Reporter degli abissi (sotto)

Per conoscere l'origine del decino, bisogna attendere una storia non-barksiana, Paperon de' Paperoni e la noia da dollaro (Fallberg/Strobl, 1964), in cui un flashback corre in nostro aiuto, mostrandoci come Paperone ha ottenuto il suo primo decino lustrando gli scarponi di uno scavafossi.

Paperone ricorda come ha guadagnato la Numero Uno

Significativo il fatto che questo evento sia stato apprezzato da Don Rosa e inserito in L'ultimo del Clan de' Paperoni (Rosa, 1992), primo capitolo della sua Saga di Paperon de' Paperoni, divenendo perciò più noto e fruibile da chi non conoscesse la storia di Fallberg.

Il piccolo Paperone ottiene il suo primo decino in L'ultimo del Clan de' Paperoni

Da notare, inoltre, che il mestiere di lustrascarpe era già stato anticipato in Zio Paperone e l'intruso invisibile (Lockman/Barks, 1963), da cui Rosa riprende (sempre all'interno del primo capitolo della sua Saga) un flashback pari pari, modificando solamente il design del giovane Paperone e convertendo la valuta da centesimi a pence.

Il piccolo Paperone lustrascarpe

Confronto del flashback tra L'intruso invisibile (sinistra) e L'ultimo del clan de' Paperoni (destra)

Sebbene mostrato soltanto da Lockman e Fallberg in terra straniera prima dell'avvento di Rosa, il passato di Paperone come lustrascarpe entra subito a far parte dell'immaginario degli autori italiani, che lo ripropongono di tanto in tanto. Si potrebbe citare, per esempio, Amelia e il sogno sfortunato (Cimino/Gatto, 1969), in cui la scena accade in un sogno della protagonista, Zio Paperone e il decino scalognato (Bencivenni/Bordini, 1982) oppure Zio Paperone e la Numero Uno... bis (Ramello/Comicup Studio, 1995). Rare sono, al contrario, eventuali varianti: secondo quanto narrato in Zio Paperone la storia miliardaria (?/?, 1988), Paperone avrebbe guadagnato la Numero Uno nelle miniere di carbone, mentre, stando ad Amelia e la scopa temposonica (Volta/Comicup Studio, 1992), la avrebbe ottenuta nel Klondike, vendendo un setaccio a tale Smith.

Paperone guadagna la monetina nel sogno di Amelia

Paperone ricorda il suo passato da lustrascarpe

Don Rosa spiega, inoltre, come sia stato possibile per un paperotto in Scozia entrare in possesso di un decino americano all'interno di Zio Paperone in decini e destini (Rosa, 1995), mostrando come la moneta passi dalle mani di Howard Rockerduck (padre del rivale di Paperone), in quelle di Fergus (padre di Paperone) e quindi in quelle di Burt lo scavafossi, a cui Fergus porge il decino per insegnare al figlio una lezione.

Howard Rockerduck si disfa di varie monete tra cui la Numero Uno

Fergus consegna la monetina a Burt istruendolo sul da farsi

Perciò, Paperone che guadagna la sua prima monetina lustrando scarpe diventa un fatto assodato per i diversi autori internazionali, che spesso riprendono (più o meno) fedelmente quanto narrato nella Saga.

La Numero Uno in Zio Paperone e il processo numismatico (Martinoli/Panaro, 2014)

... in Zio Paperone e la comoda tentazione (Arrighini/Tosolini, 2020)

... in Una questione di piumaggio (Nucci/Soffritti, 2020)

... e in Paperino e la lucidatura delucidata (Fontana/Greppi, 2022)

Curioso, però, notare come Fallberg stesso avesse successivamente recuperato la trama de La noia da dollaro, riproponendola in Zio Paperone e il tesoro vichingo (Fallberg/Uzal, 1983), offrendo una diversa origine per la prima monetina di Paperone. In questa storia, che ricalca l'incipit della precedente, il miliardario ricorda come ha ottenuto il suo primo stipendio arando i campi. Nella versione italiana della storia in questione, il valore della moneta è pari a un dollaro, mentre, in quella brasiliana, a venti centesimi.

Paperone ricorda diversamente il modo in cui ha guadagnato la sua prima monetina

In che anno è stata coniata la Numero Uno? In Zio Paperone e il riduttore atomico (Barks, 1961), è possibile leggere la data 1899 sulla moneta.

1899

Don Rosa, però, trovando questo anno troppo in là nel tempo (all'epoca, Paperone avrebbe già dovuto aver fatto fortuna in Klondike), decide di anticipare la data sulla monetina, portandola al 1875 (come mostrato in L'ultimo del Clan de' Paperoni).


1875

Una terza data è mostrata, forse per errore, in Size Matters (McGreal, McGreal/Tortajada Aguilar, 2009): 1857.

1857

Nonostante, appunto, questa ultima data potrebbe semplicemente essere stata scritta per errore (invertendo le ultime due cifre di quella proposta da Rosa), i coniugi americani hanno deciso di riprenderla in The New Year that Wasn't (McGreal, McGreal/Pérez, 2019), spiegandone l'origine. Qui, infatti, Paperone è costretto a cedere la sua Numero Uno ad Amelia e decide perciò di tornare nel passato per dare al piccolo sé stesso un decino del 1857 invece di quello canonico, rendendo di fatto inutile quello in possesso di Amelia nel presente. Questa storia potrebbe essere dunque collocata temporalmente prima di quella del 2009, correggendone di fatto l'errore.

Paperone prende il posto dello scavafossi

... e conferisce a sé stesso la nuova Numero Uno

© Disney per le immagini pubblicate.

mercoledì 4 gennaio 2023

Una chiacchierata con... Gaute Moe

Per inaugurare questa nuova annata dell'Eco, oggi vi propongo una chiacchierata con Gaute Moe, autore norvegese di cui già ho avuto modo di parlare qui.

SC: Simone Cavazzuti
GM: Gaute Moe

SC: Per cominciare, vorrei chiederti qualche dettaglio sulla tua biografia.

GM: Sono uscito da un uovo nell'estate del '72. Vivo a Oslo con la mia famiglia, lavoro come autista della metropolitana e scrivo sceneggiature di Paperino nel tempo libero. Come mai realizzo queste storie di paperi? Beh, Paperino è ciò con cui sono cresciuto e che ho amato nella mia infanzia.

SC: Quando e come hai iniziato a lavorare in questo settore?

GM: Ho sempre sognato di realizzare storie di paperi e ho deciso di provarci nel 2008. Ho iniziato a bombardare Egmont e Sanoma con sceneggiature e continuo a farlo da allora.

SC: La tua esperienza e il luogo in cui vivi influenzano le tue storie?

GM: Non necessariamente, ma questa estate ho scritto una storia in cui i paperi viaggiano con la metropolitana su cui lavoro qui a Oslo. Verrà pubblicata nel 2023 da Egmont.

SC: Scrivendo sia per Egmont che per DPG, noti qualche differenza nell'uso dei personaggi e nei temi trattati?

GM: C'è una differenza nel lavorare con Egmont e DPG. Egmont si concentra sui bambini e richiede principalmente storie di paperi, mentre DPG si concentra di più sui genitori e gli adulti, che, dopotutto, pagano gli abbonamenti. Per questa ragione, DPG usa un sacco di vecchi personaggi Disney dai film classici del secolo scorso che i vecchietti come me ricordano dalla nostra infanzia. 

Due vignette dallo storyboard di Rescuing Christmas (2022), con protagonisti Penny e Bianca e Bernie dal classico Disney del 1977

SC: Quale potrebbe essere una proporzione percentuale tra idee originali che ti vengono in mente e proponi ai tuoi editor e invece storie con temi specifici che ti vengono richiesti?

GM: Suppongo sia circa un 50/50 tra idee originali e storie con temi richiesti.

SC: Hai scritto alcune storie di Detective Duck, una versione investigativa di Paperino poco conosciuta qui in Italia. Ti andrebbe di spendere due parole a proposito?

GM: Detective Duck è ispirato alle riviste della Pantera Rosa che leggevo negli anni '80, che contenevano questo personaggio ispettore del crimine. Gli editori non richiedono mai questo tipo di storie, perciò immagino non siano superfan, ma mi diverto a scriverle.

Vignetta iniziale dallo storyboard di The Great Pizza Mistery (2019)

SC: In un precedente articolo su questo blog, ho menzionato la tua storia celebrativa su Ciccio in cui vediamo i suoi primi anni di vita prima che i suoi genitori lo mandino da Paperino. Dopo gli eventi raccontati in questi flashback, credi che Ciccio abbia più rivisto la sua famiglia?

GM: Certamente si rivedono. Ogni volta che torna a casa per trovarli.

I genitori di Ciccio decidono di mandare il figlio da Paperino in Het verjaardagsfeest (deel 1) (Moe/Pérez, 2019)

SC: Quante storie riesci a scrivere in un anno?

GM: 20-25.

SC: Quali sono i personaggi che preferisci scrivere?

GM: Non è il personaggio che conta, ma la storia. Uso qualsiasi personaggio che la storia richieda.

Vignetta iniziale dallo storyboard di The Scottish Souvenir (2019)

SC: Quale è la cosa che ti piace di più di Paperopoli?

GM: Il modo in cui caricaturizza la pazzia della nostra società.

SC: A cosa stai lavorando al momento?

GM: Giusto ora, sto lavorando a due storie di Paperino vagamente connesse per un numero da capovolgere sulla notte e il giorno.

© Disney per le immagini pubblicate.

domenica 18 dicembre 2022

Fama (Nucci/Cavazzano, 2022)

Mi riallaccio brevemente a questo post di aprile per rispondere finalmente alla domanda che gli dava il titolo. La storia di cui l'artista veneziano aveva reso pubbliche alcune vignette a matita è finalmente stata pubblicata sul numero 3499 del settimanale Topolino (attualmente in edicola) e porta il titolo Fama, per i testi del prolifico Marco Nucci. Questo insolito racconto, 34 tavole quasi completamente senza dialoghi, ripercorre la vita di Paperone andando a citarne alcuni periodi chiave descritti da Don Rosa nella sua opera più conosciuta.

Il giovanissimo Paperone lustrascarpe

E, quindi, incontriamo un giovanissimo Scrooge lustrascarpe nella Glasgow di fine '800, qualche anno più tardi a bordo del Ciccio Dollaro (Dilly Dollar) assieme allo zio Manibuche (Pothole McDuck), nelle Terre Maledette del Sud Dakota, a Dawson nell'iconico saloon Bolla d'Oro (Blackjack Ballroom) e, dunque, nelle pianure del Calisota, per poi giungere alla odierna Paperopoli, assieme al resto della famiglia dei Paperi.

Paperone adolescente e lo zio Manibuche a bordo del Ciccio Dollaro

© Disney per le immagini pubblicate. 

mercoledì 7 dicembre 2022

Una chiacchierata con... Kari Korhonen (2010)

Quando, dodici anni fa, ho aperto il Daily War Drum (predecessore di questo blog), ho da subito cercato di mettermi in contatto con quegli autori e artisti che avevo modo di apprezzare sulle pagine dei fumetti che leggevo al tempo, principalmente Mega e Zio Paperone. È per tale motivo che, escludendo un paio di rare eccezioni, mi sono sempre trovato a intervistare personalità non italiane, aventi a che fare con la produzione danese o olandese. Per me, era "normale" cercare di soddisfare in questo modo le mie curiosità su ciò che mi piaceva (e ancora oggi contatto direttamente gli autori, quando possibile) e, quando una persona dalla cultura immensa come Luca Boschi  al nostro primissimo incontro virtuale (avvenuto tra i commenti di un post sul suo blog)  mi ha scritto quello che riporto qui sotto, ho iniziato a pensare che forse quelle mie domande potessero interessare anche a qualcun altro e ciò mi ha dato la spinta per continuare a informarmi e ad approfondire sempre di più.

Il primissimo messaggio ricevuto da Luca Boschi (2010)

Kari Korhonen è stato, infatti, uno degli autori con cui ho avuto modo di parlare nei primi mesi di vita del blog e, effettivamente, non era troppo conosciuto qui in Italia. Oggi, complice anche (ma non solo) la sua recente serie di storie sulla gioventù di Paperone (pubblicata da noi sul nuovo Almanacco Topolino), sta finalmente avendo il consenso che merita e il suo nome rimbalza molto più frequentemente su blog e forum nostrani. Questo è il motivo per cui ho deciso di proporre nuovamente la nostra chiacchierata, per la prima volta in italiano.

SC: Simone Cavazzuti
KK: Kari Korhonen

SC: A che età hai letto il tuo primo fumetto Disney? Ricordi che storia fosse?

KK: Avevo all'incirca quattro anni. Si trattava della barksiana Paperino e i doni inattesi (pubblicata su un Christmas Parade) e mi è stata letta dal mio caro padre.

Due vignette da Paperino e i doni inattesi (Barks, 1950)

SC: Preferisci scrivere o disegnare storie?

KK: In realtà, preferisco scrivere. Disegnare è un duro lavoro, mentre la costruzione della storia mi risulta più semplice. Barks una volta mi ha detto che il disegno può essere insegnato, ma è più difficile con lo story-telling. Non sto dicendo di essere bravo in uno o nell'altro, ma credo che avesse ragione.

SC: Che tipo di storie preferisci scrivere?

KK: Senza dubbio, quelle comiche. La classica storia da dieci pagine è una sfida. Più piccola è la storia, più è difficile. Non scrivo bene racconti di azione.

SC: Ne hai una preferita?

KK: Non saprei, onestamente. Troppe tra cui scegliere. Non una delle mie, di sicuro.

SC: Per quanto riguarda i disegni, quali sono gli artisti a cui ti ispiri maggiormente?

KK: Sono un ammiratore di così tanta gente. Barks  ovviamente , Branca, Scarpa, Vicar, Jippes, Tardi, Uderzo e Walt Kelly. Potrei andare avanti a lungo. Tutti artisti vecchia scuola, comunque.

SC: Sei mai stato aiutato nei disegni?

KK: Ho inchiostrato tutte le mie cose fino al 2005. Da allora, sto lavorando con un inchiostratore, Ferran Rodriguez.

SC: Nella tua storia Paperino e la fortuna in pentola (Korhonen/Branca, 1998), Paperino, Gastone e Paperone partecipano a un concorso per poter vincere una pentola d'oro. Per farlo, devono trovare uno dei tre leprecauni (Qui, Quo e Qua); Paperone e Gastone lo trovano, ma Paperino trova un vero leprecauno, lo stesso che era stato catturato da Cornelius Coot dopo il grande incendio di Forte Paperopoli.

Ti andrebbe di dire qualcosa a proposito di come è nata questa idea?

L'incipit di Paperino e la fortuna in pentola

KK: Diamine! Quella è una vecchia chicca! È stata la seconda delle 8 storie che ho avuto il privilegio di realizzare assieme a Daniel Branca (sia benedetto il suo cuore d'oro)!

Non riesco a ricordare la storia così bene, ma ero appena tornato da un viaggio in Irlanda ed ero, come tuttora sono, affascinato da tutta la simbologia irlandese. In qualche modo, la storia è venuta fuori e basta. È stato 15 anni fa, perciò chiedo scusa per la mia smemoratezza. Branca al suo meglio, comunque. Dovrei recuperare i nostri bozzetti!

SC: In una delle tue prime storie Disney, Quando Zio Paperone fa festa (Korhonen, 2000), hai usato il personaggio barksiano Clerkly, che in Italia non è particolarmente diffuso, a differenza del maggiordomo Battista, introdotto a suo tempo da Rodolfo Cimino.

KK: La storia è stata una delle prime storie lunghe che ho disegnato, ma abbozzavo e scrivevo già da anni. Sì, Clerkly è ancora uno dei miei preferiti tra i lacchè di Paperone. Aveva un ruolo minore nella barksiana Zio Paperone... tutto per la concessione e sembrava l'archetipo dell'impiegato degli anni '50. In qualche modo, mi affascinava, mentre Battista è un personaggio fin troppo cartoonesco. Inoltre, Clerkly è l'immagine sputata di Byron Erickson, il redattore capo che mi aveva dato il mio primo lavoro, e ciò mi ci ha fatto affezionare. Ho realizzato una storia nel 2006, intitolata Mr. Clerkly's Christmas, che mostrava un po' di retroscena del personaggio.

Clerkly in Zio Paperone... tutto per la concessione (Barks, 1966)

SC: Che ne pensi dei personaggi Disney italiani (Brigitta, Filo Sganga...)?

KK: Amo molti dei personaggi italiani. Brigitta (e tutte le creazioni di Scarpa, del resto) era un appuntamento fisso nella mia infanzia. Non ho mai capito Paperone, comunque. Io ho sempre sperato che qualche ragazza fosse COSÌ TANTO interessata a me.

SC: Restando in tema: negli anni 2000, hai scritto diverse storie di Donny Duck, una versione europea dell'italiano Paperino Paperotto. Come è successo?

KK: Gli editori tedeschi avevano pubblicato due delle belle storie italiane su Micky Maus nel 1998 ed erano state un successo [ndr. stando a I.N.D.U.C.K.S., Paperino Paperotto arriva in Germania solamente nel 1999]. Da lì, ECN mi ha chiesto di scrivere nuove storie per Egmont. All'inizio, non ero parecchio emozionato  l'idea di mostrare personaggi amati negli anni della loro giovinezza è quasi sempre un errore. Voglio dire: Young Flinstones [ndr. The Flinstsone Kids] non è il cartone animato preferito di nessuno, no? Ma poi, una volta che ho iniziato a pensare a Quackville [ndr. nome europeo di Quacktown] come a un universo separato, mi ci sono davvero appassionato. Finora, ho scritto una cinquantina di storie e spero ne vengano di nuove.

Paperino Paperotto e Louis in Days of Thunder (Korhonen/Tortajada Aguilar, 2009)

SC: Che ne pensi di William Van Horn e del "suo" Rumpus McFowl?

KK: Sono stato uno dei più grandi fan di Bill da quando ha iniziato. Un genio come artista. Rumpus come personaggio? Un po' vuoto. Mi lascia indifferente.

Rumpus McFowl in The Stick-Up (Van Horn, 2010)

SC: Che ne pensi di Qui, Quo e Qua e delle Giovani Marmotte? 

KK: Un buon modo di Barks per ribaltare la situazione tra Paperino e i ragazzi: Paperino diventa il bambino. Ha funzionato bene, anche se a volte i bambini sembrano un po' sapientoni.

SC: Qual è la tua visione su Topolino?

KK: Beh, ho fatto molto poco con Topolino: qualche copertina e qualche storia da una pagina. Negli anni Cinquanta, Topolino si è trasferito in periferia e ha iniziato a vestirsi come Bing Crosby — con i pantaloni larghi. Non molto interessante.

SC: Come definiresti Pippo e il cugino Paperoga?

KK: Buon vecchio Pippo. Tutti noi abbiamo amici così, no? Un Capitan Haddock per Topolino/Tintin. Lo amo teneramente. Paperoga non l'ho mai capito. Né lo hanno capito molti autori. Suppongo che uno debba aver vissuto gli anni hippie per farlo.

SC: Le domande sono terminate, perciò sei libero di aggiungere qualcosa sulla tua biografia o sulla tua carriera.

KK: A differenza di quello che le lunghe divagazioni nelle mie risposte lascerebbe credere, solitamente ho ben poco da dire su me stesso. Quindi, se non ti dispiace, mi fermerò qui. È stato comunque un piacere. Grazie!

© Disney per le immagini pubblicate.

mercoledì 30 novembre 2022

Una gita a Ocopoli

Negli ultimi due anni, ho acquistato più di trecento albi a fumetti Disney olandesi, la maggior parte di cui sono numeri dello spillato settimanale Donald Duck, e (come forse si è intuito da qualche mio scorso post) apprezzo molto i loro contenuti, sia a livello narrativo sia grafico. Una caratteristica interessante che ha la testata ammiraglia olandese sono i numeri tematici speciali inviati agli abbonati (qui parlavo di quello dedicato a Ciccio). Oggi, vorrei dedicare questo spazio allo speciale inviato in allegato al numero 30 (di quest’anno) del settimanale, le cui storie hanno come tematica condivisa la città di Ocopoli (Gansdorp in olandese), menzionata per la prima volta in Paperino e la margherita (Barks, 1950).

La prima menzione di Ocopoli (Barks, 1950)

Più precisamente, vorrei parlare delle storie di apertura e chiusura dell'albo, entrambe scritte da Gaute Moe e complementari l'una all'altra: Nieuwe plek, nieuw gedoe (Moe/Pérez, Fernández, 2022) e De behendige bezorger (Moe/Pérez, Fernández, 2022). Prima di proseguire, vorrei però ringraziare lo stesso Moe per avere messo a disposizione per questo articolo i suoi storyboard originali in lingua inglese, che ci permettono di notare qualche differenza con la versione finale pubblicata.

Nella prima delle due avventure, Paperon de' Paperoni, stanco di dovere affrontare i continui assedi dei Bassotti, decide di trasferire il suo deposito a Ocopoli (dove, per altro, le tasse sembrano essere più basse). Qui, durante una visita di quello che inizialmente crede essere il sindaco della città ospitante, il deposito viene assaltato da una serie di ladri locali dalle varie abilità, tra cui spicca anche il presunto sindaco, che si scopre infatti essere un furfante esperto in travestimenti. Il finale vede Paperone tornare a Paperopoli e letteralmente abbracciare i Bassotti: "potremmo non essere migliori amici, ma almeno vi conosco a fondo".

Paperone realizza che potrebbe trasferire il deposito

Forse, raccontandola così, non riesco a rendere giustizia alla storia, che è davvero molto divertente e dinamica. Già dalle prime due tavole, infatti, ci si trova di fronte a un uso sapiente dell'umorismo e dell'azione nel rappresentare l'attacco (fallito) dei Bassotti e le varie reazioni dei paperi (specialmente Paperino).

La brillante sequenza iniziale in cui i Paperi mandano a monte l'ennesimo assedio dei Bassotti

Le incursioni dei delinquenti ocopolesi non sono sicuramente da meno. Qui abbiamo: Vliegensvlugge Freddie (the Burgar Fly nell'originale), de gevreesde Molman (the infamous Mole-Man), de Onzichtbare Gans (the Invisible Man) e de beruchte dief en meestervermommer Gristian de Graai (the infamous thief and master of disguise, Will S. Teal), nonché una serie di altri innominati pronti all'azione.

Uno stuolo di criminali ocopolesi è pronto ad attaccare il deposito

La seconda storia ha invece come protagonista Dokus Duif (Harry Honk), un piccione (come la parola "duif" indica) alle prese con il suo nuovo lavoro di fattorino e un rivale in amore, Plukkie Parel (Plucky), che gli contende le attenzioni di Kaatje Koer (Meryl Cheep). Questo racconto, che non mostra personaggi già noti all'infuori di Miss Paperett (presente in due vignette), si incastra alla perfezione con quello precedente in due modi: attraverso la famiglia ocopolese Duttema (Robinson), introdotta in Nieuwe plek, e nel mostrare la scena in cui Dokus si reca al deposito per consegnare dei noodles alle guardie della sorveglianza nel mentre dei vari furti (scena appunto già mostrata, seppur da un'altra angolazione).

L'arrivo di Dokus al deposito in Nieuwe plek

... e in De behendige bezorger

Curioso notare come, mentre nella sceneggiatura originale Dokus/Harry ha tre figli e nessuna parentela con Plukkie/Plucky, nella versione pubblicata i figli siano nipoti e Plucky invece il cugino, quasi a voler riportare speculari le relazioni presenti a Paperopoli.

Plukkie nella versione finale porta la stessa acconciatura di Gastone

© Disney per le immagini pubblicate.
Si ringrazia Gaute Moe per avere messo a disposizione gli storyboard originali delle due storie.

martedì 22 novembre 2022

Ancora su Cornelius Coot

Torno a scrivere di Cornelius Coot, "l'eroico paperopolese" sul quale molte e contradditorie storie sono state raccontate, in quello che idealmente potrebbe essere considerato il quarto post di una ipotetica serie di articoli sul fondatore (primo; secondo; terzo), a dimostrazione di quanto si possa parlare di questo personaggio senza rischiare di ripetersi.

Come già riportato precedentemente, esistono varie versioni di Cornelius, della sua storia e persino delle date in cui ha operato, e vorrei concentrarmi un attimo proprio su questo ultimo tema, siccome è stato trattato solo marginalmente all'interno dei miei scorsi interventi. In Paperon de' Paperoni e le macchine antiche (Barks, 1961), la città festeggia il suo centenario, ponendo quindi (se si considera l'anno di pubblicazione del fumetto come l'anno in cui esso è ambientato) la data della fondazione intorno al 1861. Sua Maestà De' Paperoni (Rosa, 1989) ci informa poi che il giovane Coot raggiunge il forte nel 1818, ma lo rinomina "Duckburg" (Paperopoli) solamente durante la sua vecchiaia, non contraddicendo direttamente la fonte barksiana.

Il centenario di Paperopoli in Paperon de' Paperoni e le macchine antiche (Barks, 1961)

La fondazione di Paperopoli in Sua Maestà De' Paperoni (Rosa, 1989)

Ad ogni modo, tralasciando The Incredible Quest for Cooties (Kruse/de Jonge, 1991), che fa risalire la fondazione di Paperopoli al diciassettesimo secolo, abbiamo comunque diverse indicazioni contrastanti circa l'epoca in cui avrebbe vissuto Coot:

  • nella più recente Prul (Roozen/Pérez, 2019), si festeggiano invece i 250 anni della città, che all'interno della storia pare però essere stata fondata nel 1779.

Cornelius Coot risulta poi essere un papero già anziano nel 1789 in La storia di Paperopoli – L'invasione dei pirati (Saidenberg/Miyaura?, Fukue?, 1982) e, in Paperino e la commemorazione memorabile (Michelini/Ongaro, 1989), abbiamo le sue date di nascita e di morte: 1673-1784.

L'anziano Coot in La storia di Paperopoli – L'invasione dei pirati (Saidenberg/Miyaura?, Fukue?, 1982)

Di queste sette storie, solamente le prime due sembrerebbero potersi conciliare con l'ormai diffusa convenzione barks-donrosiana, ma è da notare che, in Archimede vigile atmosferico, il sindaco di Paperopoli (raffigurato qui somigliante al fondatore) si riferisce a Coot come suo "illustre antenato". Stranamente, nella versione italiana, i due vengono rinominati rispettivamente Modestino Modesty Junior e Modestino Modesty Senior.

Cornelius Coot (qui Modestino Modesty Senior) e discendente in Archimede vigile atmosferico (Fallberg/Strobl, 1971)

Un'ultima (piuttosto peculiare) avventura su cui vorrei focalizzare l'attenzione è De gouden kolven (Heymans, 2015), in cui l'azione prende il via quando i nipotini ritrovano un vecchio libro su Cornelius Coot nel quale viene riferito che, in origine, le pannocchie della famosa statua erano di puro oro. Paperone prosegue quindi raccontando di come tale statua fosse stata eretta dopo la morte di Coot, avvenuta nel 1880 (data curiosamente conciliabile con Barks e Rosa), di come l'oro utilizzato per le pannocchie fosse quello che Coot aveva accumulato nel corso della sua vita e di come, poco dopo, qualcuno avesse sostituito le pannocchie d'oro con pannocchie di pietra.

Il racconto di Paperone in De gouden kolven (Heymans, 2015)

La curiosità dei nipotini li porta (assieme ai loro zii) in una vecchia cava abbandonata appena fuori da Paperopoli, al cui interno trovano una idilliaca valle nascosta con cascate e coltivazioni di mais a perdita d'occhio. 

La valle nascosta

In questa valle, vive una serie di paperi visivamente identici a Cornelius Coot, con tanto di abiti da pioniere e capello tipicamente attribuito al fondatore. Questi individui non hanno un nome (o, almeno, non viene riferito nella storia) e sono difficili da contare: in una vignetta se ne possono vedere ben quindici (ma di tredici si può distinguere solamente la sagoma). L'unico di loro che differisce dagli altri siede su un alto trono di pannocchie, porta un paio di occhiali e un cappello più lungo ed è chiamato "grote maïs-meester" (grande maestro del mais).

Il grande maestro del mais

Ciò che non vi ho detto (e che trovo particolarmente interessante) è che questi paperi sono in realtà discendenti di Cornelius Coot e che le pannocchie d'oro (da loro utilizzate per riflettere la luce del sole e ottenere così il "miglior mais del mondo") sono state sottratte alla statua in quanto considerate da loro la propria legittima eredità.

I discendenti di Coot reclamano la propria eredità

Curioso come questa storia sembrerebbe confermare la mia teoria espressa altrove della non parentela tra Coot e la famiglia dei Paperi, mostrandolo anche qui solamente come "de stichter van Duckstad" (il fondatore di Paperopoli) e fornendogli una serie di discendenti estranei a Paperino e co.

© Disney per le immagini pubblicate.
Si ringrazia l'utente mkr del forum The Feathery Society per le fotografie di De gouden kolven.