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giovedì 12 gennaio 2023

Sulla Numero Uno

La Numero Uno di Zio Paperone (Old Number One) è probabilmente la monetina più famosa del mondo e mi sembrava una mancanza non scrivere qualcosa a riguardo. Innanzitutto, viene introdotta in Paperone e la Banda Bassotti (Barks, 1953), dove gioca un ruolo decisivo per la liberazione della famiglia dei Paperi.

Paperone si ricorda di avere ancora il suo primo decino

A dire il vero, la prima versione di questa sequenza (pubblicata solamente nel 1984) differiva leggermente dalla versione definitiva. Come Barks stesso riferisce in un'intervista datata 1984: Il paragone tra queste quattro vignette scartate e le vignette pubblicate dimostra come le ultime rendano meglio l'idea. [...] I dialoghi e i disegni sono più pertinenti”. (fonte: J. Michael Catron, “It Was the Best of Dimes”, in The Complete Carl Barks Disney Library, n. 26, agosto 2022, p. 203; trad. mia)

La prima versione (scartata) della stessa sequenza

Nata quindi come semplice espediente narrativo per proseguire il racconto mostrando al tempo stesso l'estrema parsimonia di Zio Paperone, quella monetina da dieci centesimi verrà recuperata regolarmente nelle storie di Barks, fino a ricoprire un ruolo di prim'ordine con l'introduzione della fattucchiera Amelia (Magica De Spell), avvenuta in Zio Paperone e la fattucchiera (Barks, 1961). Da qui in avanti, infatti, Amelia cercherà in ogni modo di impadronirsi del decino, convinta che le possa permettere di generare un amuleto in grado di renderla “ricca, ricca, ricca!”

Il piano della fattucchiera

Non solo i Bassotti e Amelia, ma pure Cuordipietra Famedoro ha avuto a che fare con il decino, proprio nel corso della sua prima apparizione, in Paperino e il torneo monetario (Barks, 1956). Lo spago con cui Paperone avvolge la monetina gli permette, infatti, di vincere la sfida come papero più ricco del mondo.

Paperone porta con sé il suo primo decino legato a uno spago

Ma come mai questa moneta è così importante? Da dove arriva? Barks non lo dice direttamente. In Zio Paperone e la fattucchiera, Paperone nega ogni coinvolgimento talismanico della monetina, affermando che si tratti invece del “simbolo del risparmio”. Successivamente, però, in Paperino reporter degli abissi (Barks, 1963), gli affari di Paperone iniziano a colare a picco quando questi perde il suo “portafortuna” e finché esso non viene infine recuperato.

Il diverso atteggiamento di Paperone nei confronti della Numero Uno in La fattucchiera (sopra) e in Reporter degli abissi (sotto)

Per conoscere l'origine del decino, bisogna attendere una storia non-barksiana, Paperon de' Paperoni e la noia da dollaro (Fallberg/Strobl, 1964), in cui un flashback corre in nostro aiuto, mostrandoci come Paperone ha ottenuto il suo primo decino lustrando gli scarponi di uno scavafossi.

Paperone ricorda come ha guadagnato la Numero Uno

Significativo il fatto che questo evento sia stato apprezzato da Don Rosa e inserito in L'ultimo del Clan de' Paperoni (Rosa, 1992), primo capitolo della sua Saga di Paperon de' Paperoni, divenendo perciò più noto e fruibile da chi non conoscesse la storia di Fallberg.

Il piccolo Paperone ottiene il suo primo decino in L'ultimo del Clan de' Paperoni

Da notare, inoltre, che il mestiere di lustrascarpe era già stato anticipato in Zio Paperone e l'intruso invisibile (Lockman/Barks, 1963), da cui Rosa riprende (sempre all'interno del primo capitolo della sua Saga) un flashback pari pari, modificando solamente il design del giovane Paperone e convertendo la valuta da centesimi a pence.

Il piccolo Paperone lustrascarpe

Confronto del flashback tra L'intruso invisibile (sinistra) e L'ultimo del clan de' Paperoni (destra)

Sebbene mostrato soltanto da Lockman e Fallberg in terra straniera prima dell'avvento di Rosa, il passato di Paperone come lustrascarpe entra subito a far parte dell'immaginario degli autori italiani, che lo ripropongono di tanto in tanto. Si potrebbe citare, per esempio, Amelia e il sogno sfortunato (Cimino/Gatto, 1969), in cui la scena accade in un sogno della protagonista, Zio Paperone e il decino scalognato (Bencivenni/Bordini, 1982) oppure Zio Paperone e la Numero Uno... bis (Ramello/Comicup Studio, 1995). Rare sono, al contrario, eventuali varianti: secondo quanto narrato in Zio Paperone la storia miliardaria (?/?, 1988), Paperone avrebbe guadagnato la Numero Uno nelle miniere di carbone, mentre, stando ad Amelia e la scopa temposonica (Volta/Comicup Studio, 1992), la avrebbe ottenuta nel Klondike, vendendo un setaccio a tale Smith.

Paperone guadagna la monetina nel sogno di Amelia

Paperone ricorda il suo passato da lustrascarpe

Don Rosa spiega, inoltre, come sia stato possibile per un paperotto in Scozia entrare in possesso di un decino americano all'interno di Zio Paperone in decini e destini (Rosa, 1995), mostrando come la moneta passi dalle mani di Howard Rockerduck (padre del rivale di Paperone), in quelle di Fergus (padre di Paperone) e quindi in quelle di Burt lo scavafossi, a cui Fergus porge il decino per insegnare al figlio una lezione.

Howard Rockerduck si disfa di varie monete tra cui la Numero Uno

Fergus consegna la monetina a Burt istruendolo sul da farsi

Perciò, Paperone che guadagna la sua prima monetina lustrando scarpe diventa un fatto assodato per i diversi autori internazionali, che spesso riprendono (più o meno) fedelmente quanto narrato nella Saga.

La Numero Uno in Zio Paperone e il processo numismatico (Martinoli/Panaro, 2014)

... in Zio Paperone e la comoda tentazione (Arrighini/Tosolini, 2020)

... in Una questione di piumaggio (Nucci/Soffritti, 2020)

... e in Paperino e la lucidatura delucidata (Fontana/Greppi, 2022)

Curioso, però, notare come Fallberg stesso avesse successivamente recuperato la trama de La noia da dollaro, riproponendola in Zio Paperone e il tesoro vichingo (Fallberg/Uzal, 1983), offrendo una diversa origine per la prima monetina di Paperone. In questa storia, che ricalca l'incipit della precedente, il miliardario ricorda come ha ottenuto il suo primo stipendio arando i campi. Nella versione italiana della storia in questione, il valore della moneta è pari a un dollaro, mentre, in quella brasiliana, a venti centesimi.

Paperone ricorda diversamente il modo in cui ha guadagnato la sua prima monetina

In che anno è stata coniata la Numero Uno? In Zio Paperone e il riduttore atomico (Barks, 1961), è possibile leggere la data 1899 sulla moneta.

1899

Don Rosa, però, trovando questo anno troppo in là nel tempo (all'epoca, Paperone avrebbe già dovuto aver fatto fortuna in Klondike), decide di anticipare la data sulla monetina, portandola al 1875 (come mostrato in L'ultimo del Clan de' Paperoni).


1875

Una terza data è mostrata, forse per errore, in Size Matters (McGreal, McGreal/Tortajada Aguilar, 2009): 1857.

1857

Nonostante, appunto, questa ultima data potrebbe semplicemente essere stata scritta per errore (invertendo le ultime due cifre di quella proposta da Rosa), i coniugi americani hanno deciso di riprenderla in The New Year that Wasn't (McGreal, McGreal/Pérez, 2019), spiegandone l'origine. Qui, infatti, Paperone è costretto a cedere la sua Numero Uno ad Amelia e decide perciò di tornare nel passato per dare al piccolo sé stesso un decino del 1857 invece di quello canonico, rendendo di fatto inutile quello in possesso di Amelia nel presente. Questa storia potrebbe essere dunque collocata temporalmente prima di quella del 2009, correggendone di fatto l'errore.

Paperone prende il posto dello scavafossi

... e conferisce a sé stesso la nuova Numero Uno

© Disney per le immagini pubblicate.

martedì 22 novembre 2022

Ancora su Cornelius Coot

Torno a scrivere di Cornelius Coot, "l'eroico paperopolese" sul quale molte e contradditorie storie sono state raccontate, in quello che idealmente potrebbe essere considerato il quarto post di una ipotetica serie di articoli sul fondatore (primo; secondo; terzo), a dimostrazione di quanto si possa parlare di questo personaggio senza rischiare di ripetersi.

Come già riportato precedentemente, esistono varie versioni di Cornelius, della sua storia e persino delle date in cui ha operato, e vorrei concentrarmi un attimo proprio su questo ultimo tema, siccome è stato trattato solo marginalmente all'interno dei miei scorsi interventi. In Paperon de' Paperoni e le macchine antiche (Barks, 1961), la città festeggia il suo centenario, ponendo quindi (se si considera l'anno di pubblicazione del fumetto come l'anno in cui esso è ambientato) la data della fondazione intorno al 1861. Sua Maestà De' Paperoni (Rosa, 1989) ci informa poi che il giovane Coot raggiunge il forte nel 1818, ma lo rinomina "Duckburg" (Paperopoli) solamente durante la sua vecchiaia, non contraddicendo direttamente la fonte barksiana.

Il centenario di Paperopoli in Paperon de' Paperoni e le macchine antiche (Barks, 1961)

La fondazione di Paperopoli in Sua Maestà De' Paperoni (Rosa, 1989)

Ad ogni modo, tralasciando The Incredible Quest for Cooties (Kruse/de Jonge, 1991), che fa risalire la fondazione di Paperopoli al diciassettesimo secolo, abbiamo comunque diverse indicazioni contrastanti circa l'epoca in cui avrebbe vissuto Coot:

  • nella più recente Prul (Roozen/Pérez, 2019), si festeggiano invece i 250 anni della città, che all'interno della storia pare però essere stata fondata nel 1779.

Cornelius Coot risulta poi essere un papero già anziano nel 1789 in La storia di Paperopoli – L'invasione dei pirati (Saidenberg/Miyaura?, Fukue?, 1982) e, in Paperino e la commemorazione memorabile (Michelini/Ongaro, 1989), abbiamo le sue date di nascita e di morte: 1673-1784.

L'anziano Coot in La storia di Paperopoli – L'invasione dei pirati (Saidenberg/Miyaura?, Fukue?, 1982)

Di queste sette storie, solamente le prime due sembrerebbero potersi conciliare con l'ormai diffusa convenzione barks-donrosiana, ma è da notare che, in Archimede vigile atmosferico, il sindaco di Paperopoli (raffigurato qui somigliante al fondatore) si riferisce a Coot come suo "illustre antenato". Stranamente, nella versione italiana, i due vengono rinominati rispettivamente Modestino Modesty Junior e Modestino Modesty Senior.

Cornelius Coot (qui Modestino Modesty Senior) e discendente in Archimede vigile atmosferico (Fallberg/Strobl, 1971)

Un'ultima (piuttosto peculiare) avventura su cui vorrei focalizzare l'attenzione è De gouden kolven (Heymans, 2015), in cui l'azione prende il via quando i nipotini ritrovano un vecchio libro su Cornelius Coot nel quale viene riferito che, in origine, le pannocchie della famosa statua erano di puro oro. Paperone prosegue quindi raccontando di come tale statua fosse stata eretta dopo la morte di Coot, avvenuta nel 1880 (data curiosamente conciliabile con Barks e Rosa), di come l'oro utilizzato per le pannocchie fosse quello che Coot aveva accumulato nel corso della sua vita e di come, poco dopo, qualcuno avesse sostituito le pannocchie d'oro con pannocchie di pietra.

Il racconto di Paperone in De gouden kolven (Heymans, 2015)

La curiosità dei nipotini li porta (assieme ai loro zii) in una vecchia cava abbandonata appena fuori da Paperopoli, al cui interno trovano una idilliaca valle nascosta con cascate e coltivazioni di mais a perdita d'occhio. 

La valle nascosta

In questa valle, vive una serie di paperi visivamente identici a Cornelius Coot, con tanto di abiti da pioniere e capello tipicamente attribuito al fondatore. Questi individui non hanno un nome (o, almeno, non viene riferito nella storia) e sono difficili da contare: in una vignetta se ne possono vedere ben quindici (ma di tredici si può distinguere solamente la sagoma). L'unico di loro che differisce dagli altri siede su un alto trono di pannocchie, porta un paio di occhiali e un cappello più lungo ed è chiamato "grote maïs-meester" (grande maestro del mais).

Il grande maestro del mais

Ciò che non vi ho detto (e che trovo particolarmente interessante) è che questi paperi sono in realtà discendenti di Cornelius Coot e che le pannocchie d'oro (da loro utilizzate per riflettere la luce del sole e ottenere così il "miglior mais del mondo") sono state sottratte alla statua in quanto considerate da loro la propria legittima eredità.

I discendenti di Coot reclamano la propria eredità

Curioso come questa storia sembrerebbe confermare la mia teoria espressa altrove della non parentela tra Coot e la famiglia dei Paperi, mostrandolo anche qui solamente come "de stichter van Duckstad" (il fondatore di Paperopoli) e fornendogli una serie di discendenti estranei a Paperino e co.

© Disney per le immagini pubblicate.
Si ringrazia l'utente mkr del forum The Feathery Society per le fotografie di De gouden kolven.

giovedì 25 agosto 2022

Il papà di Zio Paperone

Il papà di Zio Paperone potrebbe essere Carl Barks, intendendo colui che l'ha ideato e caratterizzato all'interno di centinaia di storie a fumetti, oppure Fergus de' Paperoni, un poveruomo scozzese dal cuore d'oro introdotto da Don Rosa nella sua famosa Saga. O ancora, grazie alla molteplicità di narrazioni parallele già tangenzialmente incontrate negli scorsi post, potrebbe essere un papero ricco, che ha lasciato a Paperone la sua fortuna. E, curiosamente, è proprio di questo personaggio che vorrei parlare oggi.

Fergus recentemente raffigurato (in maniera piuttosto atipica) in Zio Paperone e il processo numismatico (Martinoli/Panaro, 2014)

Questo altro padre di Paperone, ben distinto da Fergus, viene menzionato da Bob Karp e Al Taliaferro in alcune strisce giornaliere e tavole domenicali pubblicate sui quotidiani statunitensi negli anni Sessanta. La sua prima citazione avviene nella tavola domenicale dell'8 maggio 1960. Qui, Paperino e lo zio recuperano un baule pieno di denaro sepolto nel giardino della villa de' Paperoni. La frase di Paperone, "mio padre non si fidava delle banche!" ("my daddy didn't trust banks!"), lascia intuire che il baule (e, probabilmente, l'intera proprietà) appartenesse un tempo al genitore.


Il ricco padre viene inoltre citato in almeno tre strisce giornaliere: quella dell'11 dicembre 1963, quella del 18 marzo 1966 e quella del 3 ottobre 1968.

Nella prima di queste, Paperone mostra al nipote una poltrona rifoderata personalmente dal padre nel 1912, ripiena di dollari in banconote.


Nella seconda, conversando con un senzatetto, Paperone ricorda di avere abbandonato la scuola al sesto anno ("sixth grade") e che il padre gli ha lasciato venti milioni per iniziare la sua carriera.


Nell'ultima delle tre strisce, alla domanda di uno dei nipotini su come il padre avesse fatto a essere ricco essendo il nonno invece così povero, Paperone risponde: "era uno spendaccione pigro che ha sposato una ricca vedova!" ("he was a lazy spendthrift who married a rich widow!").


Il padre di Paperone dipinto da Karp e Taliaferro è senza dubbio ricco e, almeno nell'ultima parte della sua vita, ha vissuto negli Stati Uniti (ciò è dimostrato dall'utilizzo dei dollari e dalla presenza del suo baule nel giardino della villa di Paperone). Per entrambe queste caratteristiche, lo si potrebbe quasi identificare con il padre di Paperone citato in Paperino e l'incubo dello Zio Paperone (Fallberg/Strobl, 1961), proprietario della banca nella cittadina mineraria situata un tempo vicino al Monte Orso. Inoltre, in Zio Paperone Babbo Natale ad honorem (?/Strobl, 1962), apprendiamo che il padre di Paperone era in società, in quel di Paperopoli, con tale Dreary Duck, pro-prozio di Paperina.



Va comunque ricordato che le strisce giornaliere avevano la valenza di gag istantanee basate su stereotipi della società e non miravano a costituire una continuità narrativa solida e coerente, come dimostrato, ad esempio, dalla tavola domenicale dell'11 dicembre 1960, in cui Paperone ricorda di essere stato un povero contadino da ragazzo, o ancora da quella del 12 maggio 1968, in cui il magnate racconta di essersi fatto da solo.



© Disney per le immagini pubblicate.

giovedì 30 giugno 2022

Curiosità varie

Nel corso delle ricerche svolte negli ultimi due anni, mi sono spesso imbattuto in curiosità che avrei desiderato condividere, ne ho preso nota e le ho tenute da parte per il momento giusto. Alcune di queste hanno trovato spazio nei diversi articoli a sfondo genealogico, in quelli sui rimaneggiamenti brasiliani, o nel più recente a proposito dell'evoluzione di Rockerduck, ma per altre non ho mai individuato una collocazione adatta; per tale motivo, ho deciso di redigere oggi un post contenitore per raccogliere (a mo' di elenco) informazioni sparse, recuperate consultando centinaia di albi statunitensi del passato. Purtroppo, pur trattandosi di storie con vari decenni di età, la maggior parte di esse è stata ristampata solamente una o due volte nel nostro paese (e nemmeno di recente).

  • In Paperino e i ladri di bestiame (?/Murry, 1951), il palazzo di Paperon de' Paperoni risulta essere situato nella cittadina di Sanifornia, in Califrisco;
  • Anche in Paperino fotografo (Gregory/Strobl, 1960), la città natale di Paperone è chiamata Cheapside e si trova in Scozia;
  • In Paperino dà lustro al clan (Lockman/Strobl, 1967), Paperone compare al fianco di due paperi misteriosi chiamati "gli anziani del clan dei Paperi" ("the elders of the Duck Clan" nella versione originale);
  • In Burle tra i ranghi (Lockman/Strobl, 1968), i nomi dei Bassottini sono Snitty, Bitty e Fitty;
  • In Qui, Quo, Qua a caccia di buone azioni (Gregory, 1974), la città natale di Paperone (che si trova sempre in Scozia) è chiamata invece Pinchpenny, e Paperone afferma di avere trascorso la sua gioventù in una sorta di collegio chiamato "Pinchpenny Boys Home";
  • In Zio Paperone e la sindrome da sabbia (Lockman/Alvarado, 1979), Paperone ricorda uno zio Sourdough (il cognome non è rivelato), che diventò ricco facendo il minatore d'oro nel 1849;
  • In Zio Paperone e le grandi scuse (Gregory, 1980), Paperone apprende che metà del terreno su cui sorge il suo deposito apparteneva a un certo Jason Duck, nonno di Paperina;

© Disney per le immagini pubblicate.