giovedì 30 giugno 2022

Curiosità varie

Nel corso delle ricerche svolte negli ultimi due anni, mi sono spesso imbattuto in curiosità che avrei desiderato condividere, ne ho preso nota e le ho tenute da parte per il momento giusto. Alcune di queste hanno trovato spazio nei diversi articoli a sfondo genealogico, in quelli sui rimaneggiamenti brasiliani, o nel più recente a proposito dell'evoluzione di Rockerduck, ma per altre non ho mai individuato una collocazione adatta; per tale motivo, ho deciso di redigere oggi un post contenitore per raccogliere (a mo' di elenco) informazioni sparse, recuperate consultando centinaia di albi statunitensi del passato. Purtroppo, pur trattandosi di storie con vari decenni di età, la maggior parte di esse è stata ristampata solamente una o due volte nel nostro paese (e nemmeno di recente).

  • In Paperino e i ladri di bestiame (?/Murry, 1951), il palazzo di Paperon de' Paperoni risulta essere situato nella cittadina di Sanifornia, in Califrisco;
  • Anche in Paperino fotografo (Gregory/Strobl, 1960), la città natale di Paperone è chiamata Cheapside e si trova in Scozia;
  • In Paperino dà lustro al clan (Lockman/Strobl, 1967), Paperone compare al fianco di due paperi misteriosi chiamati "gli anziani del clan dei Paperi" ("the elders of the Duck Clan" nella versione originale);
  • In Burle tra i ranghi (Lockman/Strobl, 1968), i nomi dei Bassottini sono Snitty, Bitty e Fitty;
  • In Qui, Quo, Qua a caccia di buone azioni (Gregory, 1974), la città natale di Paperone (che si trova sempre in Scozia) è chiamata invece Pinchpenny, e Paperone afferma di avere trascorso la sua gioventù in una sorta di collegio chiamato "Pinchpenny Boys Home";
  • In Zio Paperone e la sindrome da sabbia (Lockman/Alvarado, 1979), Paperone ricorda uno zio Sourdough (il cognome non è rivelato), che diventò ricco facendo il minatore d'oro nel 1849;
  • In Zio Paperone e le grandi scuse (Gregory, 1980), Paperone apprende che metà del terreno su cui sorge il suo deposito apparteneva a un certo Jason Duck, nonno di Paperina;

© Disney per le immagini pubblicate. 

6 commenti:

  1. Ma quante belle curiosità! Certo che nel corso del tempo ce ne sono state di nuove versioni di storie, aggiunte, incongruenze... Però c'era più fantasia, oggi più o meno di tende a seguire sempre le stesse linee narrative😔

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    1. Il periodo post-Barks in America (dagli anni Sessanta in poi), che è spesso considerato come quello peggiore, è a mio avviso uno dei più interessanti da studiare, perché offre storie semplici ma curiose.

      Testate come quella dedicata alle Giovani Marmotte (di cui ho parlato qui), ai Bassotti, ai Bassotti contro Paperone, a Paperina e Paperino, e addirittura a Moby Duck pubblicavano storielle se vogliamo senza pretese, ma ricche di spunti più o meno geniali.

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  2. Nulla, interessante come sempre.
    Penso, però, che non potrò mai digerire le incongruenze di eventi, parentele, ubicazioni presenti nel fumetto Disney.

    Sicuramente un aspetto curioso, degno di nota, per certi versi divertente ma che crea un sacco di confusione.

    Secondo me fin da subito avrebbero dovuto mettere dei paletti.
    Per esempio, nonostante Bertani stia cercando di infondere una sorta di continuity nel Topolino, ancora oggi abbiamo un sacco di versioni relative a tantissime cose (anche graficamente parlando).

    Si dovrebbe decidere una volta per tutte ogni singolo elemento ricorrente nelle storie.
    So che per qualcuno potrebbe sembrare una sorta di limitazione per gli autori ma io vedo la cosa come una sorta di model sheet.
    Ceh, sappiamo tutti che Paperino indossa continuamente berretto e casacca da marinaretto? Ebbene, decidiamo anche che, cazzo ne so, la casa di Paperina deve essere con le pareti esterne rosa. Che Paperone deve essere nato a X e che la sua famiglia è composta da X, Y e Z.

    Non capisco perché tutto ciò non sia stato fatto all'epoca.

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    1. Il fatto è che, all'epoca (e lo conferma anche Barks in un'intervista che ho letto di recente), si vedevano le storie come "usa e getta" e non vi era l'idea che il lettore le avrebbe ricordate dopo tanto tempo... Questa è la ragione per cui, a volte, gli autori riutilizzavano tranquillamente le stesse premesse per storie diverse a distanza di tempo.

      E questo è anche il motivo per cui non c'è stato un interesse alla fonte di creare dei paletti rigidi che delineassero una qualche sorta di tracciato comune che ogni storia dovesse seguire. Il che sarebbe comunque, a mio avviso, stato non semplice, considerando che, oltre alla produzione statunitense, si sarebbe dovuto coordinare anche tutte le singole internazionali.

      Ad ogni modo, a differenza tua, continuo ad apprezzare questa molteplicità, con tutte le sue incongruenze e le sue contraddizioni.

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    2. Siccome non amo fare riferimenti a qualcosa che ho letto senza citare la fonte, ho cercato l'intervista di cui parlavo e mi sono accorto che Barks racconta in realtà lo stesso aneddoto in almeno due interviste, pubblicate sui numeri 10/11 e 17/18 della fanzine statunitense The Duckburg Times.

      Nel primo caso, l'uomo dei paperi ricorda che, nel chiedere al capo della Western Publishing Company (sua editrice) se riutilizzare un vecchio plot avrebbe potuto costituire un problema, l'editore gli rispose: "Nobody will ever remember the stories you made 10 years ago."

      Nella seconda intervista, Carl ricorda invece che, siccome non gli venivano idee per delle nuove storie, l'editore gli suggerì di ridisegnare alcune delle vecchie; e Barks commenta con l'intervistatore (Klaus Strzyz): "The stories were, after all, twelve or I don't know how many years old - nobody was expected to remember them, to have saved the old magazines."

      Per una analisi di storie barksiani simili, rimando all'articolo "Barks Deja Vu" di Ken Bausert, pubblicato sul numero 16 della medesima fanzine.

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  3. I parenti random di Paperone vincono su tutto

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