mercoledì 13 ottobre 2021

Una chiacchierata con... Valerio Held

Se c’è una cosa che mi manca fare da quando ho ripreso in mano il blog sono le interviste ai fumettisti Disney. Per questo motivo, oggi vorrei riprendere questa bella abitudine presentandovi una recente chiacchierata con Valerio Held, disegnatore che dagli anni ’80 lavora per Topolino, provenendo dalla Scuola Veneta che già aveva sfornato grandi artisti quali Scarpa, Gatto e Del Conte.

Valerio Held all'opera [fonte: Topolino.it]

SC: Simone Cavazzuti
VH: Valerio Held

SC: Le andrebbe di descrivere il periodo dei suoi esordi come fumettista e il rapporto che aveva coi suoi colleghi?

VH: È stato un periodo indimenticabile, molto esaltante; ero felice di conoscere gli artisti di cui conoscevo solo il lavoro, in studio con Gatto... davvero molto bello. Con qualcuno ci siamo incontrati anche al di fuori del lavoro. E poi i meeting Disney: lì c'erano davvero tutti!!

SC: Vedo che in quel periodo ha avuto anche una breve parentesi internazionale. Le andrebbe di raccontare come sono nate queste collaborazioni e se, secondo lei, cambiasse qualcosa rispetto alle storie che disegnava per Topolino?

VH: Le storie di Chip & Dale erano storie americane per Disney Adventures, decisamente diverse sia graficamente e come sceneggiature, più legate al cinema che al fumetto; le ricordo abbastanza complicate da realizzare proprio per via della sceneggiatura! Ottima esperienza comunque! La collaborazione è nata naturalmente dalla Disney Italia e dalla redazione "Topolino".

SC: Attualmente ancora disegna fumetti per la Disney/Panini. Nota una differenza nella scrittura delle sceneggiature da parte degli autori con cui sta collaborando negli ultimi anni rispetto ai suoi primi lavori?

VH: Delle differenze nelle sceneggiature rispetto a quando ho cominciato ci sono e ci sono sempre state: i nostri sceneggiatori e la redazione sono sempre molto attenti ai cambiamenti sociali e di conseguenza si "aggiusta il tiro". Vedo inoltre maggiore comicità nel disegno e nei testi!

SC: Ci sono particolari richieste o linee guida da seguire da parte della redazione per quanto riguarda un’eventuale modernizzazione del design dei personaggi oppure questa scelta viene lasciata allo stile e alla creatività dei singoli artisti?

VH: Graficamente viene richiesto uno svecchiamento, a mano a mano ci si adatta a un mondo in continuo cambiamento; lo sforzo è non snaturalizzare i personaggi, ma renderli sempre morbidi e accattivanti! Delle linee guida sono comunque richieste, vengono direttamente dalla Disney. Nel disegno come dicevo sono richieste delle modifiche, ma i modelli da seguire sono quelli degli autori storici: Scarpa, Carpi; chiaro che una certa libertà creativa è comunque ben accettata, ma con la supervisione di Andrea Freccero [ndr. supervisore artistico della Panini].

SC: Scorrendo l’elenco delle centinaia di storie a cui ha lavorato, soltanto una risulta scritta da lei, Paperino e il torneo… tornado (1989), assieme a Luciano Gatto. Nonostante la predilezione per il disegno, c’è un genere di storie che sente più suo e che preferisce disegnare?

VH: Ricordo bene quella storia. Era ispirata a un periodo in cui ho lavorato come caddie nel campo da golf del Lido ed è nata nello studio di Luciano Gatto, dove ho lavorato per 5 anni! Amo molto disegnare storie a tema storico, le trovo stimolanti e impegnative!

SC: C’è qualche personaggio che le piace di più o con il quale si identifica?

VH: Amo tutti i personaggi Disney, ma quello che sento più vicino a me è Paperoga: distratto, casinista, un po' ingenuo ma fedele, con il senso dell'amicizia disinteressata e con l'animo artistico!

SC: Come nasce questa sua passione per il fumetto? Si considera un autodidatta?

VH: A casa mia giravano molti fumetti, comprati da mio fratello maggiore, ho sempre amato disegnare, il resto è stata una lenta conseguenza.

SC: Che materiale utilizza per lavorare? È cambiato da questo punto di vista nel corso degli anni?

VH: Disegno ancora in modo tradizionale, ma sto per passare – almeno per quanto riguarda il ripasso a china – al digitale. Penso di alternare: un po' digitale e un po' tradizionale. Il pennello ha sempre un fascino maggiore!

SC: Al momento sta lavorando a qualcosa? Cosa le piacerebbe fare in futuro?

VH: Sì, naturalmente sto realizzando un'altra storia Disney, e un lavoro non Disney che mi trascino da un po', ma è quasi alla fine. Per il futuro? Disegnare!!!!!!! 😊😊😊

Un'illustrazione di Held ispirata alla storia in costume Topolino e la racchetta di sua maestà (Nigro/Held, 2014)

© Disney per le immagini pubblicate.

mercoledì 6 ottobre 2021

Un altro post sui genitori dei paperi Disney

Il titolo mi sembra abbastanza esplicativo e forse qualche freudiano saprebbe spiegarmi questo interesse per le ascendenze dei nostri paperi preferiti. Dopo un post sui genitori di Rockerduck e ben due sui genitori di Nonna Papera, eccomi quindi tornare una quarta volta sull'argomento, anche se brevemente.

Per iniziare, vorrei parlare del papero più fortunato del mondo, Gastone Paperone (Barks, 1948). Sebbene all'interno delle storie concepite dal suo creatore non ci venga fornita una spiegazione di questa incredibile buona sorte, è John Nichols (grande filologo barksiano e fondatore della fanzine The Barks Collector) a darci una risposta. Infatti, in un articolo intitolato "FINE FEATHERED FRIENDS: THE DISNEY DUCKS. Part two: Gyro Gearloose, an interview". e pubblicato sul numero doppio 31-32 della suddetta fanzine (1985), l'autore ci informa che questa fortuna è ereditata dal nonno paterno, tale Gemstone Gander. Un'altra interpretazione, più nota al grande pubblico, è quella che il cartoonist statunitense Don Rosa esprime in Paperino e lo scalognofugo triplo (Don Rosa, 1998), in cui apprendiamo che invece questa eccezionale fortuna deriva dalla madre, Daphne Duck. Come al solito, non è mia intenzione tentare di stabilire quale delle due versioni sia da considerare più canonica (per chi?) o verosimile (in base a cosa?), ma vorrei invece spendere due parole su questo ultimo personaggio.

Daphne, qui alla sua seconda apparizione in un fumetto Disney (la prima era sempre per mano di Rosa), viene ideata dallo stesso Barks negli anni '50 mentre compila una bozza di albero genealogico ad uso personale. Qui, vediamo appunto che Daphne (zia di Paperino) e un tale Luke the Goose sono i genitori di Gastone, affidato poi alle cure di Matilda (sorella di Zio Paperone) e Goosetave Gander in seguito alla morte (avvenuta per indigestione a un picnic!) dei genitori naturali. Questa macabra vicenda viene scartata da Barks in una successiva bozza (1991), in favore di una semplificazione delle relazioni, poiché serviva inizialmente solo per giustificare una sorta di parentela tra Paperone e Gastone. Interessante notare come la fumettista inglese Sarah Jolley decida comunque di raccontarla graficamente, in modo non ufficiale, nella storia The White Balloon (Jolley, 2019).

Se escludiamo:

la versione illustrata da Mark Worden del primo albero di Barks (1976), che impiega, per la maggior parte dei personaggi mai rappresentati prima, figure secondarie presenti nelle storie di Barks stesso; 
il famoso albero genealogico di Don Rosa (1993), che recupera alcuni design proprio da Worden, e la produzione fumettistica dello stesso autore;

la prima (e che io sappia unica) apparizione dei genitori di Gastone avviene in Olanda (dove l'albero di Rosa arriverà solamente nel 2013), per mano di un artista ignoto. All'interno del numero 46 del settimanale Donald Duck (1993), pubblicato incidentalmente giusto un paio di mesi dopo la prima pubblicazione dell'albero di Don Rosa (avvenuta in Norvegia), è presente infatti la seguente illustrazione:

I genitori di Gastone (1993)

Proseguendo con le ricerche, è inevitabile tornare ancora una volta sull'argomento Nonna Papera. Sempre in Olanda infatti, prima nel 1991 e poi nel 1994, viene pubblicata un'illustrazione che raffigura una giovane Elvira assieme a Paperone e ai loro genitori. Questa relazione, che è oggi ormai largamente smentita, era invece molto in voga in passato nella produzione europea (basti pensare a storie come questa di Martina o questa di Rota, o ancora questa, in cui i due ricordano anche un comune zio Gustavo) e anche nelle storie prodotte dallo Studio Disney per i mercati esteri; si pensi a titoli come il già citato Nonna Papera e i bei tempi andati (Nofziger/Diaz Studio, 1983), in cui vediamo i due da piccoli mentre ballano con i genitori, oppure Nonna Papera e la guerra di confine (?/Strobl, 1987), dove i due, cresciuti assieme, condividono anche un prozio, chiamato Paperonzo nella versione italiana.

Perciò, non deve aver stupito più di tanto i lettori olandesi, nel 1994, la frase di Nonna Papera, che recita più o meno così: 

"Mio padre, mia madre, mio fratello Paperone e io in Scozia. È lì che sono nata." (trad. mia)

Nonna Papera, Paperone e genitori (1994)

Sebbene questa rubrica olandese non ci presenti altri genitori, ritengo opportuno chiudere questo post facendo una menzione d'onore alla storia Paperino e il concorso letterario (?/Lostaffa, 1977). In questa storia infatti, per la prima volta in assoluto, ci vengono mostrati i genitori di Paperino, piuttosto differenti dalle rispettive versioni donrosiane.

I genitori di Paperino (?/Lostaffa, 1977)

© Disney per le immagini pubblicate.

domenica 12 settembre 2021

Un affettuoso saluto a CARLO CHENDI

Apprendo ora che ci lascia, all’età di 88 anni, il Maestro Carlo Chendi, che personalmente ho avuto la fortuna di conoscere nell’ormai lontano 2010.

Inutile dire che questa notizia mi rattrista molto; ricordo Carlo come un ottimo autore, entusiasta del proprio mestiere e sempre aperto al dialogo e alla condivisione. In questi undici anni ci siamo scambiati parecchie email (l’ultima giusto qualche mese fa), nelle quali - molto generosamente - condivideva aneddoti sui suoi lavori e, in un paio di occasioni, ho avuto modo di andarlo a trovare nel suo appartamento di Rapallo. Ogni volta sono stato accolto molto cordialmente.

Lo ricordo come una delle persone più informate e più disponibili a parlare del settore fumettistico e non solo, molto altruista, sempre pronto a diffondere conoscenza e cultura.

Vorrei dunque con questo post mandargli un ultimo, affettuoso, saluto; ricordandolo attraverso queste fotografie scattate nel ristorante U Giancu nell'aprile 2011.


venerdì 10 settembre 2021

Chi ha fondato Topolinia?

Dare un nome o un volto al fondatore di Topolinia non è un'impresa semplice, per una serie di ragioni. Innanzitutto, non esiste un corrispettivo di Carl Barks per l'universo dei topi, considerando che le strisce disegnate da Gottfredson erano destinate a una fruizione frammentata sui giornali quotidiani e non vi era quindi un tentativo di creare una continuità solida o un universo coerente. Manca quindi l'introduzione di una topolinesca Duckburg (Barks, 1944) e, similarmente, di un Cornelius Coot (Barks, 1952).

Il primo riferimento alla città dei paperi (Barks, 1944)

I personaggi disegnati da Gottfredson vivono infatti in una cittadina senza nome. Al centro rurale abitato da Mickey e co. negli anni '30 viene affidato il nome di Silo Center in una striscia del ciclo Topolino arciere (Gottfredson, 1931) e in una vignetta appartenente al ciclo Topolino e i due ladri (Gottfredson, 1932), nome che verrà recuperato solamente un'ottantina di anni più tardi in Just Like Magic (Gerstein/Kausler, 2011), dove viene citata come la città in cui viveva Oswald the Lucky Rabbit prima di finire a Wasteland (il mondo in cui è ambientato il videogioco Epic Mickey; in italiano: Rifiutolandia).

Riferimento a Silo Center nella striscia del 19 novembre (Gottfredson, 1931)

Riferimento a Silo Center nella striscia del 29 febbraio (Gottfredson, 1932)

Nel 1935, Paperino e Topolino (all'epoca appaiono assieme nelle strisce e vivono nella stessa città) abitano in un luogo piuttosto anonimo, chiamato appunto Hometown (città natale).

Hometown nella tavola domenicale del 23 giugno (Osborne/Gottfredson, 1935)

    Hometown nella tavola domenicale del 27 luglio (Osborne/Gottfredson, 1935)

Pare quindi chiara la mancanza di una necessità di instaurare delle fondamenta stabili e durature nel tempo che reggano insieme l'universo in cui sono ambientate queste prime avventure. Un timido tentativo di dare alla futura Topolinia un nome un po' più originale lo si ha nel ciclo di strisce conosciuto come Topolino e il mistero di Macchia Nera (DeMarris/Gottfredson, 1939). Qui, infatti, viene recapitata una lettera a Topolino (sotto il falso nome "Emanuel Spink"), che riporta Mouseville come nome della cittadina.

Mouseville nella striscia del 14 luglio (DeMerris/Gottfredson, 1939)

Trovo interessante notare come, in ognuno dei casi citati (pure nella prima indicazione di Duckburg a cura di Barks), il nome della città non venga espresso dai personaggi, ma ci venga invece mostrato mediante espedienti grafici (intestazioni su lettere o pacchi, cartelli stradali, cartelli della stazione ferroviaria, nome stampato su un vagone). A questo proposito, è d'uopo segnalare la striscia dell'8 febbraio 1955, facente parte del ciclo Topolino e Pippo cervello del secolo (Walsh/Gottfredson, 1955), in cui ancora una volta troviamo (ora sul titolo di un quotidiano) il nome Mouseville.

Mouseville nella striscia dell'8 febbraio (Walsh/Gottfredson, 1955)

Lungi dal diventare un'istituzione (al contrario della Duckburg utilizzata frequentemente da Barks e dagli autori successivi a lui), Mouseville verrà presto dimenticata per rimanere un semplice riferimento interno alla produzione, salvo poi venire rinominata Mouseton negli anni Novanta in seguito a una disputa legale con la Terrytoons di Mighty Mouse. Da segnalare, inoltre, che in molti paesi - come l'Olanda, la Germania, la Finlandia e, fino a qualche anno fa, il Brasile - Topolino e co. vivono proprio a Paperopoli, e non esiste alcun nome alternativo per Topolinia. Come è possibile quindi dare un nome o un volto al fondatore di una città che apparentemente non esiste?

Per rispondere a ciò, bisogna capire da dove proviene Topolinia. La risposta è: dalla produzione Disney italiana. In effetti, la prima attestazione di una città chiamata Topolinia (e non Paperopoli) proviene dalla nostrana Topolino nella valle dell'incanto (Martina/Anzi, 1952).

Il primo riferimento a Topolinia (Martina/Anzi, 1952)

Si tratta ancora di un tentativo acerbo poiché in questa Topolinia convivono Topolino, Paperino, il commissario Basettoni e zio Paperone. In Topolino e la doppia vigilia di Natale (Martina/Bottaro, 1955), abbiamo poi una simile ambientazione (compresenza di personaggi appartenenti a universi differenti) e il nome indicato è Topolinopoli (quasi un mix tra Topolinia e Paperopoli).

Topolinopoli (Martina/Bottaro, 1955)

Come è visibile, si tratta comunque di una fase intermedia, di un primo tentativo di definizione geografica, che avrà invece culmine e conferma nella storia Topolino imperatore della Calidornia (Scarpa, 1961), in cui, già dallo splash panel iniziale, vengono mostrate Topolinia e Paperopoli come due città ben distinte. Il dado è tratto!

Paperopoli e Topolinia come due città distinte (Scarpa, 1961)

Questa pubblicazione sancisce quindi (almeno per quanto riguarda la produzione italiana) l'esistenza di due luoghi fisici differenti: Paperopoli (la Duckburg barksiana) da una parte e la novella, tutta italiana, Topolinia dall'altra. Questo è essenzialmente il motivo per cui nessun autore statunitense ha mai sentito l'esigenza di raccontare la storia della città e del suo fondatore. Però, nonostante la laconica risposta fornita dalla redazione di Topolino sul numero 2535, sarebbe incorretto affermare che nessun autore in assoluto abbia mai provato a colmare questa lacuna.

"non si sa" chi sia il fondatore di Topolinia (Redazione Topolino, 2004)

In Topolino e la scia delle torpedini (Figus/Valussi, 1987), viene infatti menzionato un tale Harvey Esploribus come fondatore di Topolinia, ma purtroppo la sua statua è fusa ed è dunque difficile dargli un volto.

Harvey Esploribus (Figus/Valussi, 1987)

Successivamente, in Tip & Tap e il golf su misura (Concina/Cavazzano, 1992) e in Topolino e la gita dal futuro (Gagnor/Meloni, 2006), ci vengono mostrate statue di un innominato fondatore della città.

Il fondatore di Topolinia (Concina/Cavazzano, 1992)

Il fondatore di Topolinia (Gagnor/Meloni, 2006)

Come si può notare dalle immagini, le tre statue rappresentano chiaramente personaggi differenti e questo è dovuto, come si diceva in apertura, all'assenza di un corrispettivo del paperopolese Coot. Altri due fondatori di Topolinia fanno capolino in storie pubblicate nel 1995: Toponio McRatt, in Minni e il naufragio spaziale (Russo/Mottura, 1995), e Geremia Ratt, in Topolino e l'effetto trasmutatore (Panaro/DiVita, 1995).

Toponio McRatt (Russo/Mottura, 1995)

Geremia Ratt (Panaro/DiVita, 1995)

Credo sia utile soffermarsi su quest'ultimo personaggio poiché è l'unico, a differenza di Harvey, Toponio e dei fondatori senza nome, a essere ripreso una seconda volta, in Gli eroi di Monte Rattmore (Artibani/Mazzarello, 2018), dove Paperino lo ricorda come "uno dei fondatori di Topolinia".

Geremia Ratt (Artibani/Mazzarello, 2018)

Interessante a questo proposito notare come, nella recente serie Young Donald Duck, Topolino e Paperino frequentino una scuola chiamata "Jeremy Ratt School" a Topolinia. Nonostante non sia chiarito se la figura a cui è intitolata la scuola sia o meno collegata al fondatore della città, escluderei che si tratti dello stesso personaggio; anche perché, nella versione statunitense de Gli eroi di Monte Rattmore, il fondatore è stato reso come Jeremiah Ratt e non Jeremy.

Cercando dunque di rispondere alla domanda che dà il titolo a questo post, tenendo in considerazione tutte le informazioni riportate, mi sento di dire che, come nel caso delle Giovani Marmotte, Topolinia ha avuto più di un fondatore, tra questi: Geremia (o Jeremiah) Ratt, Toponio McRatt, Harvey Esploribus e almeno altri due di cui non conosciamo tuttora l'identità.

© Disney per le immagini pubblicate.

mercoledì 30 giugno 2021

L'albero genealogico della famiglia ROCKERDUCK

ATTENZIONE: Alcune delle soluzioni adottate nel presente albero sono state ripensate, aggiustate ed estese. Per una versione più recente, si rimanda qui.

Come già anticipato in questo post, sul finire del 2020 ho ripreso in mano bozze di alberi genealogici che avevo compilato nel periodo 2010-2013 e, in particolare, mi sono dedicato a completare quello della famiglia Rockerduck.

Una versione parziale è stata pubblicata sul numero 6 della fanzine francese Picsou-Soir ed è riportata qui sotto:

L'albero genealogico della famiglia Rockerduck come pubblicato su Picsou-Soir

Oggi invece vorrei proporvi una versione arricchita, con l'aggiunta ad esempio dei parenti in comune con Paperone menzionati qui, e offrirvi anche una sorta di tabella riassuntiva che elenchi le apparizioni di ogni personaggio. Per lo scopo di questa ricerca, ho deciso di utilizzare i nomi originali anglofoni dei vari parenti (dove disponibili) o, se possibile, delle probabili anglicizzazioni.

L'albero genealogico della famiglia Rockerduck in versione estesa



TABELLA DEI PERSONAGGI:

GENERAZIONE 0 (i pronipoti di ROCKERDUCK):


Ilary Duck: introdotta in Un gol a passo di danza (Pesce/Tosolini, 2009), ha la stessa età delle nipotine di Paperina e compare soltanto in un paio di storie scritte dallo stesso autore. 

Pepito Rockerduck: appare solamente in Paperino e l'isola col singhiozzo (Kinney?, Chendi/Gatti, 1972), ha la stessa età di Qui Quo e Qua e il suo nome italiano sembrerebbe essere un omaggio al personaggio Pepito di Bottaro.

Tre nipotini di Rockerduck: appaiono anch'essi solamente in una storia, Castles in the Sand (Sonnergaard, Dahlgård, Michelsen/Diaz Studio, 1984), hanno la stessa età di Qui Quo e Qua e (in base a quanto scritto sulla loro pagina INDUCKS) i nomi originali sarebbero Franklin Weems Youry, Patrick Carrol e Samuel Schwartz.

 

GENERAZIONE 1 (i nipoti di ROCKERDUCK):

 

Madre di Ilary Duck: non viene menzionata in alcuna storia, ma logicamente si tratta di una nipote di Rockerduck, dal momento che Ilary porta un cognome differente.

Padre di Pepito e dei tre nipoti: dal momento che i quattro (pro)nipoti di Rockerduck mostrano un'incredibile somiglianza, sono probabilmente figli dello stesso papero, di cui però non si ha alcuna informazione.

Ricky Rockerduck: compare in Rockerduck e il nipote migliore (Russo/Gatto, 1994) ed è un vecchio compagno di asilo di Paperino.

Nipote senza nome: appare in Paperino e la disfida dei discendenti (Figus/Abella Bresco, 1991).

 

GENERAZIONE 2:

 

John Davison Rockerduck: il motivo per cui questa ricerca è iniziata, non credo abbia bisogno di presentazioni; il nome Davison viene menzionato in storie recenti, come Nonna Papera in Operazione Bluguette (Sio/Tosolini, 2017) e Rockerduck e la filantropia contagiosa (Mastantuono, 2020).

Fratello di Rockerduck: nonostante non sia mai nemmeno menzionato, è logico supporre che si tratti del padre dei quattro personaggi elencati nella GENERAZIONE 1.

Ocagliostro XI: quarto cugino sia di Rockerduck che di Paperone, appare in Zio Paperone e il segreto di Ocagliostro (Dalmasso?/Tonna, 1978); il nome è un gioco di parole tra quello del Conte Cagliostro (alchimista realmente esistito) e la parola "oca". 

 

GENERAZIONE 3:

 

Howard Rockerduck: padre di Rockerduck e di suo fratello, il nome ci viene fornito in Il re di Copper Hill (Rosa, 1993); l'immagine utilizzata qui è invece tratta da An Interview with Rockerduck (Åstrup/Andersen, 2016).

Madre di Rockerduck: un'infermiera, soprannominata "Ciccia" in Zio Paperone e l'oro del Klondike (Martina/Scarpa, 1970). 

Nathaniel Rockerduck: defunto zio di Rockerduck che appare in flashback in Zio Paperone e l'arte della difesa (Dalmasso/Gatti, 1972) come "Nataniele Rockerduck".

Edgar J. Rockerduck: zio di Rockerduck nel ramo dell'edilizia, appare in flashback in Zio Paperone e la sfida del mattone (Macchetto/Camboni, 2000).

Soames Rockerduck: ricco zio di Rockerduck, introdotto in Duckburg, Year One (Korhonen, 2020) e apparso negli episodi successivi della stessa saga.

Eider Mallard: da un altro ramo dell'albero, zia sia di Rockerduck che di Paperone, viene introdotta in Qui, Quo, Qua e la provvidenziale zia Genoveffa (Kinney/Hubbard, 1974).

Morag McDuck: zia defunta, in comune tra Paperone e Rockerduck, in Zio Paperone e l'eredità indivisibile (Martina/Esposito, 1974); Rockerduck afferma che Morag fosse la nipote di suo nonno.

 

GENERAZIONE 4:

 

Nonno paterno di Rockerduck: padre di Howard, Nathaniel, Edgar e Soames, viene chiamato "Pokerdyck" in Zio Paperone e i cannoni del Mississippi (Martina/Scarpa, 1970). 

Prozio di Rockerduck: senza nome, appare in flashback in Zio Paperone e la beffa a sorpresa (Sarda/Ronchi, 1994).

Pat Von Concius: nonno di Rockerduck in Paperi & Papere - Dal diario di Paperina "Segreti di famiglia" (Rios/de Carvalho, 1992); il nome è chiaramente un gioco di parole sul nome brasiliano di Rockerduck, "Pataconcio", ma funziona anche come diminutivo di Patrick (nome di uno dei tre pronipoti). 

Zia di Rockerduck: probabilmente la madre di Eider Mallard, come descritto qui.

Molly Mallard: nonna di Paperone nel famoso albero genealogico di Don Rosa.

Marmaduke Mallard: lontano zio di Paperino menzionato in L'eredità di Paperino (Barks, 1949); l'immagine è opera del disegnatore Mathias Wennberg.


Ho deciso di terminare l'albero a questa generazione (nel grafico ve ne sono un paio ulteriori vuote giusto per completare la parentela con la famiglia Ocagliostro) per non dover andare troppo a ritroso nei secoli e inevitabilmente lasciare tantissimi spazi vuoti tra una generazione e l'altra per dover inserire soltanto quegli antenati citati sporadicamente. Senza comunque considerare gli avi presenti in Storia e gloria della dinastia dei Paperi, e dandomi come limite temporale il 1700 (escludendo quindi alcuni antenati che so esistere prima di tale data, ad esempio: Sir Sterlinduck, Sir Archibald McRocker, Long Rocker e Rojo el Duque), per completezza elenco una serie di altri parenti esclusi dalla grafica per i motivi di cui sopra:


Gamba di Ferro: pirata, appare in flashback in Zio Paperone e l'eredità controversa (Chendi/Bottaro, 1971).

      Greybeard Rockerduck: un altro pirata, viene ricordato in The Silver Doe (Halas, Kenner/Gil-Bao, 1986); il nome qui usato è un'anglicizzazione di quello presente nella traduzione olandese della storia, Grijsbaard Rockerduck.

Rocky Duck: inglese, vissuto a metà '800, compare in due immagini in Zio Paperone e la preziosa palla di caucciù (Sarda, Figus/Ferraris, 2005). 

      Jonas von Rockerduck: appare in flashback in Zio Paperone e il tesoro del Baltico (Korhonen/Cavazzano, 2012), ambientata nel 1792; il nome originale, fornitomi da Korhonen in persona, presenta una chiara discendenza tedesca; facendo una stima sull'età del personaggio (attestata sui 70 anni) e considerando uno span di circa 30 anni tra una generazione e l'altra, Jonas potrebbe essere lo zio del trisnonno di Rockerduck (che eventualmente potrebbe aver perso il "von" spostandosi nel Regno Unito o in America) o, se vogliamo considerarlo un antenato diretto, il quadrisnonno del miliardario.

  
Gamba di Ferro (Chendi/Bottaro, 1971)

Jonas von Rockerduck (Korhonen/Cavazzano, 2012)

Rocky Duck (Sarda, Figus/Ferraris, 2005)

© Disney per le immagini pubblicate.

martedì 22 giugno 2021

In memoria di PAT MCGREAL

Come forse vi è capitato di leggere da qualche parte, lo sceneggiatore americano Pat McGreal è venuto improvvisamente a mancare tre settimane fa. La notizia è passata un po' in sordina, io stesso l'ho saputo solamente qualche giorno dopo, ma potete recuperarla a questo link, dove Pat viene ricordato come "uno degli autori di fumetti Disney più prolifici degli ultimi trent'anni" e non solo.

Ho avuto la fortuna di intervistare Pat per questo blog nel 2010 e ricordo ancora oggi le sue risposte come particolarmente dettagliate e generose, come se avesse voluto condividere il più possibile del suo processo lavorativo. L'apprendere della sua dipartita mi ha sorpreso e intristito, non solo perché inaspettata o per la sua giovane età, ma anche perché solamente questo marzo ci siamo sentiti per qualche giorno in uno scambio di mail. Infatti, lui e la moglie Carol sono stati di nuovo molto gentili fornendomi i nomi originali che avevano pensato per i personaggi che appaiono in questa storia (mai stampata in USA o in Italia), indicandomi anche le motivazioni dietro ogni scelta, andando a mostrarmi come l'ispirazione dietro una cosa apparentemente casuale come il nome di un personaggio secondario sia in realtà parte di un processo creativo che coinvolge diversi testi (serie tv, film, personaggi della cultura popolare). Le informazioni da loro ottenute sono state poi in parte utilizzate per questo articolo; ma ancora abbiamo parlato di quest'altra storia (anch'essa tuttora inedita in USA e in Italia), menzionata qui.

Vorrei con questo tardivo post mandare un saluto affettuoso alla famiglia McGreal e ringraziare pubblicamente Pat per la passione che ha messo in ogni storia che ha scritto e per la disponibilità che ha sempre avuto nel parlarne e condividere il suo pensiero a riguardo.

sabato 22 maggio 2021

Quanti genitori per Nonna Papera?

In seguito al precedente post riguardante la famiglia di Nonna Papera, l'utente FrancOtta (che approfitto per ringraziare) mi segnala una storia di cui non ero a conoscenza, in cui la nostra Elvira ricorda i tempi della sua infanzia a casa Coot.

La storia in questione è Nonna Papera e la Gran Delizia dei Coot (Grandi/Del Conte, 2014) e non solo ci viene quindi confermata la discendenza di Nonna Papera da Cornelius Coot (qui riconosciuto come suo nonno), ma in un flashback vediamo pure i genitori di lei. Inoltre, guardando le tavole di Nonna Papera e gli ingredienti della festa (Sisti/Held, 2017), sembrerebbe che Valerio Held si sia ispirato proprio a questo design per ritrarre nuovamente questi personaggi.

La piccola Elvira assieme ai suoi genitori (Grandi/Del Conte, 2014)

Questa segnalazione mi dà perciò la possibilità di aggiungere a mia volta un'ulteriore fonte, trascurata nella precedente occasione per motivi di sinteticità; sto parlando di Nonna Papera e il tesoro del pioniere (Panaro/Rigano, 2006). Pure in questo caso infatti l'anziana papera ricorda la sua infanzia a casa e le visite del prozio Cirillo, e in un paio di vignette riusciamo perfino a scorgere i genitori della piccola Elvira.

Una piccola Elvira e genitori ascoltano i racconti del prozio Cirillo (Panaro/Rigano, 2006)

A questo punto, dando un occhio alle immagini riportate sopra, verrebbe logico chiedersi come comportarsi con questi genitori, così diversi graficamente gli uni dagli altri. In quale delle quattro soluzioni riportate nell'articolo precedente potremmo collocarli? Dovremmo forse considerarli come nuovi personaggi e trattarli quindi in modo differente?

La mia risposta a queste domande è in realtà molto semplice, e ci viene fornita direttamente dalle storie in questione (o, nel secondo caso, dalla produzione di Panaro in generale). Mi pare infatti logico che in entrambi i casi abbiamo a che fare con Clinton Coot e Gertrude Gadwall, i genitori di Nonna Papera mostrati da Don Rosa nel famoso albero genealogico della famiglia dei Paperi.

Gertrude Gadwall e Clinton Coot (Don Rosa, 1993)

Ragionando infatti delle fonti come opere autoriali, e quindi rintracciando un'intenzionalità da parte degli sceneggiatori in questione: nella storia di Grandi è reso esplicito il riferimento al canone donrosiano (Cornelius come nonno); mentre, sebbene nella storia di Panaro non ci venga fornito il cognome del prozio Cirillo, sappiamo (come riportato nei post precedenti) che la produzione dell'autore più volte ci fornisce conferma dell'appartenenza di Elvira alla famiglia Coot (v. Cornelius come nonno e Casey come fratello).

I motivi per cui essi appaiono in maniera differente possono essere molteplici, probabilmente i disegnatori non erano familiari con i ritratti proposti dal cartoonist del Kentucky o semplicemente non avevano idea del fatto che qualcuno già avesse mostrato i loro volti. D'altronde, questa non è la prima volta che qualcosa del genere accade; possiamo infatti ricordare a titolo esemplificativo il singolare caso del personaggio Si Bumpkin (vicino di casa, manco a farlo apposta, di Nonna Papera). 

Il Bumpkin canide di Strobl (Lockman/Strobl, 1958)

Introdotto nella storia Nonna Papera e le avventure in fattoria (Lockman/Strobl, 1958), Bumpkin presenta infatti nelle prime apparizioni un aspetto canino, ma, una volta preso in mano da Carl Barks (che non conosceva il rendering grafico conferitogli da Strobl e molto probabilmente credeva si trattasse di un personaggio nuovo, mai utilizzato in precedenza), diventa a tutti gli effetti una sorta di gallinaceo.

Il Bumpkin gallinaceo di Barks (Lockman/Barks, 1959)

Ma, ancora, se vi ricordate il post sui fondatori delle Giovani Marmotte: quanti diversi look sono stati assegnati a Cyrus P. Woodchuck nel corso degli anni, sia canini che paperini? Senza considerare che, in quello specifico caso, il disegnatore era sempre lo stesso: Bob Gregory.

Quindi, per concludere: trascurando le motivazioni dietro alle diverse rappresentazioni grafiche, i genitori di Nonna Papera proposti nelle due storie menzionate in questo articolo sono senza ombra di dubbio Gertrude e Clinton e, quindi, possiamo tranquillamente inserire le fonti all'interno di quella tendenza degli ultimi decenni che vede gli autori italiani rispettare il più possibile il lavoro di Don Rosa.

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